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Sport, violenza sulle donne: ‘Faircoaching Cremona’

15 Ottobre 2024

L’assessorato e l’Ufficio Sport del Comune di Cremona hanno realizzato in collaborazione con ASSIST l’Associazione Nazionale Atlete e il supporto scientifico dell’Università degli Studi di Verona un evento che si è tenuto in sala Puerari, sabato 12 ottobre 2024. Un incontro gratuito rivolto specialmente a tutte le realtà sportive del territorio, per approfondire il ruolo (che presto sarà obbligatorio) del responsabile “Safeguarding”, importante figura a cui ci si potrà rivolgere per segnalare situazioni di violenza subita, riscontrata, purtroppo anche all’interno dello sport dilettantistico e soprattutto agonistico.

Il tema della violenza sulle donne, ma anche su qualunque forma di discriminazione, deve essere affrontato in qualsiasi ambito, e il “Faircoaching” è un progetto ambizioso che vuole studiare e capire quanto gli atleti si sentono tutelati sia negli allenamenti che nelle prestazioni /gare.

La presidentessa ASSIST ha voluto ringraziare l’attiva partecipazione di Cremona regalando un “Premio del Sorriso” all’assessore allo Sport Luca Zanacchi, prima di introdurre la relatrice. professoressa Francesca Vitali, psicologa dello Sport e docente universitaria, che ha presentato due studi sulla percezione di atleti e sui ruoli di coach e dirigenti per arrivare a migliori prestazioni, ma soprattutto a un benessere personale dentro e fuori al mondo dello sport.

L’etica dello sport non è una materia nuova, se pensiamo che già nell’antica Grecia, veniva detto: “Il valore morale dello Sport, supera ampiamente il benessere fisico”. Oggi non deve essere meno attuale, visto che è comprovato che non esiste solo la violenza di tipo fisico (tutti ricordano lo schiaffo nelle olimpiadi del 2021 di un allenatore verso una sua atleta che divenne virale), ma anche la violenza verbale (alzando la voce oppure offendendo) e ancora più subdola, quella psicologica (sminuire una persona, deriderla, farla sentire incapace).
Ha proseguito la ex atleta olimpionica Antonella Bellutti, che ha raccontato la sua esperienza personale, campionessa in atletica, poi l’incidente e poi ancora il recupero in un’altra specialità, il ciclismo.

Purtroppo in Italia, non abbiamo una buona percentuale di atleti: troppo spesso, a causa anche di comportamenti inappropriati, già in età preadolescenziale c’è l’abbandono alle attività sportive.

Molto toccante anche la testimonianza della campionessa para olimpionica Eva Ceccatelli, atleta della Nazionale Italiana di Sitting Volley, che aveva dovuto rinunciare ad una carriera come pallavolista a causa di una rara malattia, la sclerodermia, e che ha potuto tornare alle competizioni grazie alla sua grandissima volontà e al coraggio. “Ho avuto paura e sconforto, ma grazie allo sport ho affrontato la malattia come una partita da giocare, e le paralimpiadi di quest’anno sono state la dimostrazione che con i giusti ausili, si può tornare a vincere.”

“Manca una giusta cultura dello sport – spiega la professoressa Francesca Masserdotti – e i tipi di violenza non partono solo da parte degli allenatori o coach, ma anche dai tifosi (quanti esempi si vedono negli stadi a causa dei gruppi di ultrà), dalle organizzazioni sportive, dai media, quelli che più di chiunque altro mal rappresentano la parità di genere nei loro articoli, con gli sport femminili relegati in ultima pagina con spesso anche commenti sessisti e ancora dagli stessi atleti o compagni di squadra, magari per motivi di gelosie o invidie… ma i peggiori sono quelli che arrivano dai genitori, non solo quelli degli avversari, qui si parla dei genitori verso i propri figli, che talvolta durante le gare minacciano urlando per una cattiva prestazione”.

Violenza è la volontà di fare danno, e in qualunque modo avvenga, bisogna rivolgersi a persone che hanno le giuste competenze per aiutare in modo completo le vittime. Oltre al conosciuto numero 1522, un servizio pubblico promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità disponibile h/24 che raccoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza, c’è l’ASSIST Associazione Nazionale Atlete, nata per la tutela dei diritti delle atlete, ma anche per sensibilizzare su tutti i temi riguardanti la parità di diritti nello sport, la parità di accesso alla pratica sportiva e la cultura sportiva in generale, con il motto: “Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne.”

In conclusione l’obbiettivo del convegno è quello di dimostrare l’importanza del “SAFE GUARDING OFFICERS”, un professionista incaricato di monitorare e garantire il rispetto delle politiche di protezione all’interno di organizzazioni sportiva e altre entità che coinvolgono individui vulnerabili o che subiscono diversi tipi di violenza.

Oggi si stanno aprendo nuove strade, anche nel mondo dello sport, con nuove figure, grazie anche al lavoro, spesso dettato dalla passione di tante “sognatrici”, e concludo citando una massima ricordata dalla professoressa Bellutti: “I pazzi aprono la via che poi i saggi percorrono”.

 

Paola Tacchini

6 risposte

  1. Non capisco questa attenzione dedicata alle donne. Una specie di femminismo che poco c’entra con lo sport. Come poi si legge nell’articolo, tutti gli sportivi praticanti possono essere oggetto di violenza. Molto grave è quella che subdolamente colpisce i ragazzi che, come sappiamo, sentendosi bersaglio di violenze di vario genere, abbandonano l’attività sportiva. La verità è che molto spesso le società sono più attente ai risultati che non alla crescita dei tesserati, indipendentemente dal sesso. In prima persona ho visto allenatori anche preparati tecnicamente accanirsi, è il termine giusto, nei confronti di alcuni mentre dedicarsi con impegno verso altri creando traumi e spaccature. Serve una figura di controllo, e il coraggio di prendere decisioni anche difficili da parte delle società sportive.

    1. Anch’io ho l’impressione che si stia un attimino esagerando con le presunte violazioni della parità di genere, che tra l’altro , essendo fondamentalmente ideologiche, non tengono conto dei casi virtuosi. Qualche giorno fa era pubblicato un articolo sul servizio Tao dell’ospedale Maggiore. Ebbene compariva una foto di tutto il personale sanitario. Tutte le persone tranne una erano donne. Che dovrebbero fare i maschi allora? Pretendere un superamento della discriminazione in base al sesso di appartenenza e infischiandosene delle competenze acquisite? Sarebbe semplicemente un disastro..altra cosa è la violenza su cui la riflessione deve essere molto articolata.

      1. Totalmente d’accordo. In alcune situazioni si potrebbero pretendere le quote azzurre! Come se l’appartenenza a un genere piuttosto che all’altro valesse quanto le conoscenze e le competenze. È che alcune professioni sono poco richieste dagli uni e dalle altre e viceversa. Poi ci sono ambiti nei quali le aziende vengono premiate se assumono personale femminile quindi penalizzano quello maschile. Nello sport, maschi e femmine, sono nelle mani di persone che a volte sono carenti dal punto di vista umano, impreparati alla relazione con ragazzi e ragazze indifferentemente.

  2. State davvero male a criticare iniziative di questo tipo: o è misoginia o odiate a tal punto Paola Tacchini da attaccare qualsiasi cosa scriva.

    1. Gentile Giorgia, nulla contro Paola Tacchini, anzi. Diamo atto alla signora che si è candidata di essere l’unica, insieme ad altri del M5S Marco Degli Angeli in prima fila, che si è impegnata attivamente e fattivamente a favore dell’ambiente, al contrario degli altri che sono rimasti rigorosamente in silenzio. Si tratta di un discorso generale. Mi sembra che puntare esclusivamente l’attenzione sulla violenza che subisce la parte femminile dello sport sia molto limitante, e voler calcare la mano sul genere e non sul problema vero che è la mancanza di preparazione e capacità empatica e umana da parte di persone che all’interno di un mondo rimasto ancora indubbiamente molto maschile si abbatte non solo sulle donne, ma indifferentemente su tutte le persone che non soddisfano i requisiti previsti o non sono abbastanza utili. Penso di essere stata chiara.

    2. Ma veramente la Tacchini dovrebbe ringraziarmi per un motivo che senz’altro lei si ricorderà. Poi leggere della misoginia in quello che io e la signora Pieri abbiamo scritto, significa non averlo semplicemente letto o altrimenti per nulla capito.

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