Da ieri causa covid il reparto di Medicina dell’ospedale maggiore di Cremona è interdetto agli estranei. Solo medici, infermieri e addetti ai lavori possono oltrepassare le porte scorrevoli e nessuno sa quando le visite saranno ripristinate. E’ impossibile stabilire chi ha portato il virus in reparto. Non sappiamo se il personale è sottoposto a verifiche quotidiane della temperatura corporea. Se lo si facesse con gli esterni, cioè con le centinaia di persone che ogni giorno accedono a vario titolo al nosocomio, il margine di contagio si ridurrebbe sensibilmente. Ma vediamo come avvengono i controlli.
Nell’atrio dell’ospedale una coppia di controllori accoglie i visitatori, obbligando chi si presenta a volto scoperto a indossare la mascherina Ffp2. A volte gli addetti sono tre, che dopo essersi informati del motivo dell’accesso e del reparto in cui si è diretti, danno il via libera applicando al polso un nastrino verde. Tutto qui.
Nelle varie divisioni gli operatori sono più rigorosi. Vigilano sulla durata della visita che è limitata a un’ora due volte al giorno e sul numero dei visitatori, uno per ogni ricoverato. Si dà per scontato che chi entra goda di buona salute e non costituisca un pericolo per i degenti. Ma i controllori all’ingresso sono sprovvisti di termo scanner, al contrario di quanto è avvenuto in parecchi uffici pubblici, supermercati e in generale in luoghi chiusi e affollati nella fase cruciale della pandemia e anche in epoca successiva.
I controlli – si fa per dire – effettuati adesso non mettono i degenti al riparo dai rischi di contagio, nemmeno da influenza che quest’anno risulta più aggressiva e pericolosa dell’ultima variante del covid.. La chiusura dei reparti prima o poi risulta inevitabile e col divieto d’accesso i disagi per familiari e pazienti ai quali si nega la visita, cioè un momento di conforto nelle interminabili giornate scandite solo da esami, incontri coi medici, interventi e altre operazioni routinarie.
Chi stabilisce i protocolli di sicurezza dovrebbe valutare la reale efficacia delle misure prescritte. Un nastrino colorato al polso serve forse a tacitare la coscienza dei responsabili e dei preposti, ma non fornisce alcuna garanzia. E’ totalmente inutile e una presa in giro di pazienti, utenti e dello stesso personale ospedaliero in servizio nei reparti. Si chiude la stalla quando i buoi sono scappati: oggi è capitato a Medicina, domani può succedere altrove.
Una risposta
Da fine agosto a metà dicembre , quasi tutti i giorni, sono transitato al ‘posto di blocco’ alla fine dell’androne dell’ospedale.
Devo dire che il personale addetto è stato sempre cortese: dopo aver chiesto la destinazione, misurava la temperatura con il termometro digitale. Se tutto risultava ok, mettevano al polso il nastro verde e così potevi accedere al reparto.
Ho assistito personalmente al blocco di chi non aveva la mascherina e a quello di gruppi di tre-quattro persone che chiedevano l’autorizzazione ad entrare, ma soltanto ad una veniva concesso di accedere.