Coppie omogenitoriali, FdI: i figli non si comprano e le donne non si pagano per procreare

18 Giugno 2025

“La Corte Costituzionale ha stabilito che i bambini nati in Italia da due donne, che hanno condiviso un progetto genitoriale tramite procreazione medicalmente assistita effettuata all’estero, devono essere riconosciuti fin dalla nascita come figli di entrambe le madri.”

Le sentenze si rispettano, ma è pienamente legittimo dissentire nel contenuto. L’assenza di una legge dello Stato in materia di famiglie omogenitoriali, vuoto normativo al momento colmato da una sentenza della Corte, non è una “colpa” esclusiva del governo in carica, ma è un vuoto che nessun ha finora riempito nel senso indicato dalla Corte perché, verosimilmente, molti, tanti (probabilmente una reale maggioranza), sono consapevoli che riflessi e conseguenze di una tale decisione impattino non solo e non tanto su adulti consapevoli, ma soprattutto su bambini rispetto ai quali abbiamo l’obbligo di interrogarci davvero e nel profondo se stiamo agendo nel loro supremo interesse, che va posto al di sopra di ogni ragionevole dubbio e presunta certezza. 

E il dubbio che su questo tema ci sia tanta propaganda, relegando in subordine la questione dei veri diritti dei bambini, a destra ce lo poniamo con grande ponderazione. Perché non è vero che la destra non è pronta ad affrontare il tema dei diritti civili, ma lo facciamo con la serietà e la determinazione di chi intende mantenere saldi alcuni valori e principi per noi non negoziabili e che, giusto precisarlo, sono visti in maniera laica senza alcuna confusione con la matrice religiosa. 

I bambini nascono dall’unione di un uomo e una donna, che sia reale o artificiale, non cambia la sostanza; non esiste un azzeramento della differenza di genere tanto auspicata da una dilagante e pericolosissima esasperazione della cultura woke; non si può annullare questo dato che è insito nella natura. Ogni bambino ha il diritto di sapere da chi nasce, perché ciò fa e farà sempre parte della sua identità; ha diritto di sapere chi è la madre e chi è il padre, perché quando lo chiederà, avrà il diritto di conoscere la verità. Altro valore per noi non negoziabile è che i bambini non si comprano e le donne non vanno pagate per procreare; rendere normale che una donna si faccia pagare per partorire, obbligandola a firmare un foglio di carta che le faccia dichiarare di non esistere mai più per la creatura che ha cresciuto nel proprio corpo per 9 mesi non è civiltà, non è progresso, è involuzione, è tornare alla cultura che le donne possono essere oggetti: oggetti loro e oggetti i figli che partoriscono. Perché è questo ciò che è necessario fare per far sì che una coppia omossessuale possa avere un figlio: non solo pagare la fecondazione, ma per una coppia di uomini affittare anche un utero e un corpo affinché procrei, e poi “addio e grazie”. Questi sono temi che dovrebbero toccare le coscienze di tutti, utilizzando magari più cautela quando si decide di definire il 22 maggio – data della sentenza della Corte – come data fondamentale per i diritti delle famiglie omogenitoriali. 

Siamo perfettamente d’accordo con il principio della Corte che “non è il legame biologico a fondare la genitorialità, ma il consenso consapevole, la responsabilità e la cura”: è un principio sacrosanto alla base di tutte quelle famiglie adottive che, accettato (con sofferenza e difficoltà) quanto natura ha stabilito per loro, danno “consapevolezza, responsabilità e cura” a bambini e bambine, ragazzi e ragazze che hanno storie drammatiche e che possono trovare occasioni di amore e riscatto nella vita. 

Un ultimo appunto, sebbene questo sia un argomento che andrebbe dibattuto molto più a lungo e molto più profondamente: non illudiamoci che a fronte di tanta imperfezione e inadeguatezza delle famiglie tradizionali, le famiglie omogenitoriali sapranno essere necessariamente migliori: parliamo sempre di esseri umani, etero o no, tanto imperfetti come tutti. 

Ecco, noi qualche dubbio su quel che comporta l’applicazione di quella sentenza ce lo poniamo: il problema non è, come dichiarato dal Sindaco, che in assenza di indicazione del Governo ci sono i moduli dell’anagrafe che prevedono la dicitura di un padre e una madre. I nostri sono dubbi alla radice più profonda dell’argomento, non un problema di modulistica. 

Chiara Capelletti

Luca Fedeli

consiglieri comunali Fratelli d’Italia

7 risposte

  1. Già sulla frase ” le sentenze si rispettano ” avrei da obiettare. Cosa si intende per “rispettare una sentenza “? Non aver nulla da dire contro? Ma vogliamo scherzare? Basti vedere il caso Resinovich che diversa piega ha preso rispetto a precedenti decisioni giudiziarie..e poi sarebbe una censura da regime totalitario. Altro che dunque. Le sentenze vanno anzi debbono essere messe in discussione per servizio civile, per amore della verità, se si ritiene che sia il caso di farlo. A più tardi il resto.

  2. Riprendiamo poi dal titolo che condivido al 1000×1000. “I figli non si comprano e le donne non si pagano per procreare “. Ma sembra una cosa normale comprare i figli degli altri, che si siano coppie omo o eterosessuali, single maschi o femmine? Come se fossero oggetti, da esporre tra un po’ anche al supermercato? Tutt’al più si adottano, ma parlare di figli per bambini comprati mi pare un’ aberrazione totale. A qualunque età. Vie regolari per l’adozione e allora si potrà parlare di genitori adottivi ma rispetto ai bambini comprati, una società civile non dovrebbe neppure legittimare questo abominio che incoraggia la schiavitù e quindi la tratta dell’essere umano, né ovviamente parlare di genitori per chi li compera. Riguardo alle donne pagate per usare la loro sessualità, anche questa pratica disprezza il valore della donna usata come semplice macchina, benché la sentenza sembra volerne recuperare la dignità considerandola come seconda madre. Che poi a molte di queste che si prestano allo scopo penso non faccia molto piacere, se no i figli li farebbero per sé e non per altri e pensare di combattere la povertà o la sterilità facendo queste cose, mi pare assolutamente abominevole….

  3. E poi la nascita è un processo esclusivamente biologico. Considerato anche la prova del DNA a sua conferma nei casi di dubbia genitorialita ‘ anche a distanza di decenni, quella della Corte Costituzionale è semplicemente un’invasione di campo, per quanto possa essersi valsa di esperti. Non tocca a lei dire chi è genitore e chi no, e sulla genitorialita biologica non contano neppure conseguenze educative o culturali. Vale il dato biologico/DNA , e il risultato sarà senz’altro diverso tra le due donne. Ma è sempre l’essere umano che complica tutto.

  4. Ed in effetti la doppia genitorialita ‘naturale ‘può essere un problema aggiunto. Chi più naturale tra le due di madri.?Logica e scienza dicono la prima. Ovvio, chi ha dato l’ovulo fecondato il cui DNA comparira’ nel bambino. Quindi ci troveremmo col paradosso di avere una madre naturale con un DNA diverso. Bella complicazione ma soprattutto in tema di contenzioso tra le due madri. A questo punto anche la cd madre naturale ” acquisita ” potrebbe rivendicare dei diritti di genitorialita rispetto al figlio e quindi ci troveremmo di fronte ad un figlio conteso tra due madri cd naturali le cui conseguenze giudiziarie sono imprevedibili e che non sono certamente di ausilio al bambino per una crescita serena, anche in relazione all’identità. Con quale delle due madri identificarsi? Se femmina in particolare? Quale la migliore delle due? Pensare comunque che una madre usata per partorire debba sparire dalla circolazione e a che pro se non per un teorico illusorio benessere del bambino, cozza però con la legittimità delle due madri naturali e in assenza di verità nel tenergli nascosta una parte fondamentale della sua esistenza. Veramente un abominio da tutti i punti di vista. Meglio evitare dunque e ricorrere all’adozione.

  5. Pertanto non sono affatto d’accordo con entrambi che ” non è il legame biologico su cui si fonda la genitorialita ” che dispiaccia o no invece è così. Poi ci può essere una buona o cattiva genitorialita, per cui il legame biologico può essere messo in discussione se ci sono gravi problemi, ma esso è sempre il punto di partenza di una genitorialita.

  6. Conosco poco il problema. Ma se una delle donne presta il proprio utero come involucro e l’uovo fecondato appartiene invece a una donatrice anonima, come di solito avviene, come si fa a risalire all’identità della donatrice per ottemperare a ciò che ha stabilito la Corte Costituzionale? In altre parole, come fa il nascituro ad essere riconosciuto da entrambe le donne?

    1. Bravo. A riprova che ci ritroviamo di fronte all’ennesimo pastrocchio ideologico sostenuto dall’istituzione giudiziaria che come in tanti altri casi dimostra di essere ben lontana dalla comprensione del problema, della sua natura originaria e delle mille sfaccettature che lo caratterizzano.

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