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”Corpi intermedi in crisi, democrazia in pericolo”

6 Febbraio 2025

L’intervento di Antonio Campati al Rotary club di Crema (nella foto centrale Agazzi, Campati, Grassi e Carelli), durante la conviviale settimanale del martedì, è tra quelli che non passano senza lasciare un segno.  Lucido e preciso, il relatore ha spiegato con una notevole abilità comunicativa, il problema dei corpi intermedi e della distanza democratica.  Campati, che è ricercatore di Filosofia politica presso la facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove collabora con Polidemos (Centro per lo studio della democrazia e dei mutamenti politici), ha spiegato come «nel dibattito sulle trasformazioni della democrazia riemerge spesso la tentazione di dare forma a un nuovo modello di organizzazione del potere che faccia a meno delle mediazioni».  Situazione che consentirebbe a ogni cittadino di essere direttamente in contatto con il decisore politico. Tema da lui approfondito nel saggio La distanza democratica: corpi intermedi e rappresentanza politica.

Campati ha discusso problematicamente tale ipotesi, sottolineando come la distanza tra rappresentanti e rappresentati sia un elemento indispensabile per il funzionamento della democrazia, riportando l’attenzione sull’area intermedia tra chi governa e chi è governato, ricostruendo il percorso di sviluppo e di legittimazione dei corpi intermedi e dibattendo le principali teorie della mediazione (e della disintermediazione).

Il relatore ha riservato uno spazio particolare alla democrazia immediata, un’espressione usata in tempi recenti per indicare un modello politico fortemente influenzato dai processi di disintermediazione che, in verità, ha una lunga storia alle spalle, intrecciata con i processi di sviluppo della democrazia rappresentativa.

Se la partecipazione è la spina dorsale della democrazia, oggi, soprattutto tra i giovani, si affermano sempre più nuove modalità di declinazione della medesima. In primis, i nuovi corpi intermedi digitali che, seppur non sono esenti da elementi di potenziale criticità e che non paiono in grado di sviluppare le stesse attitudini educative delle associazioni, dei movimenti, dei sindacati, dei club di servizio, dei partiti, rimangono centrali, anche se più leggeri e fluidi. 

La discussione con i soci ha fatto emergere la preoccupante questione dell’arretramento delle democrazie liberali a livello mondiale, a favore di soluzioni autoritarie, che ovviamente portano con sé un processo decisionale più rapido, non avendo l’onere di confrontarsi e di mediare con la complessità dell’organizzazione sociale e del sistema democratico. Anche nel nostro Paese la qualità della democrazia non è esente da problematicità, specie in relazione a leggi elettorali che, ormai da decenni, hanno delegato a pochissime persone – i capi partito – quella che, di fatto, si configura come una nomina dei parlamentari, non più effettivamente eletti dal popolo. 

Argomento di estrema attualità e interesse ha visto tra i partecipanti al dibattito anche Paolo Carelli, collega di Campati all’Università cattolica di Milano.

Un tema quello trattato, ha sottolineato il presidente Antonio Grassi, che per la chiarezza espositiva e l’importanza sul futuro della democrazia, meriterebbe di essere affrontato davanti una platea pubblica più vasta di quella che può offrire una conviviale, ancorché numerosa, del Rotary.

 

 

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