Covid 2020, dolore e monito per chi rifiuta la scienza

19 Marzo 2025

Oggi, alla presenza del sindaco Andrea Virgilio e delle autorità cittadine, si è tenuto un momento di commemorazione per le vittime del Covid di cinque anni fa, davanti alla targa nel cortile Federico II del Comune di Cremona. Ha fatto seguito un congresso, voluto anche dal consigliere comunale Riccardo Merli, medico cremonese che ha dato un ampio spazio tra ricordi e azioni di quel drammatico periodo per la nostra città.

Hanno preso la parola i dirigenti dei presidi territoriali e tutti i rappresentanti degli Ordini professionali del settore sanitario. Di seguito gli interventi.

Il direttore dell’ATS Stefano Manfredi  ha ricordato come in meno di pochi anni si è passati dal vedere nei sanitari le figure di eroi e angeli salvatori a delle forme di violenza delle quali le stesse persone sono vittimementre prestano il loro servizio.

Ha poi lasciato la sua testimonianza il direttore generale Ezio Belleri che all’epoca aveva cercato di gestire la pandemia attrezzando in tempi record la struttura temporanea Ospedale in fiera a Milano (chiusa poi definitivamente nel febbraio 2022).

Alessandro Cominelli, direttore generale dell’ASST di Crema, altra città lombarda sconvolta dallo “tsunami” covid ha ripercorso quei giorni.

Il presidente dell’Ordine degli infermieri Gianmario Pedretti ha ricordato quanto i suoi colleghi si sono spesi con turni continuati fino a crollare esausti negli stessi posti dove prestavano assistenza.

Angelo Mazzali dell’Associazione Fisioterapisti Cattolici ha ricordato l’importanza del bisogno riabilitativo, soprattutto a chi aveva passato settimane in terapia intensiva tra la vita e la morte.

Giuliana Maria Bodini, presidente dell’Ordine dei Tecnici di Radiologia Medica, ha ricordato l’importanza di ogni professione dell’ambito sanitario e di quanto sia fondamentale la collaborazione interdisciplinare soprattutto davanti a momenti di alta criticità, come durante la pandemia.

Giuliana Bonfante, presidente dell’Ordine dei Farmacisti, altra categoria indispensabile, ha ricordato che i professionisti che rappresenta ha fatto da ponte tra i cittadini e tutti gli ausili e le cure spesso difficili da reperire.

Alla presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari Nicoletta Colombo sono andati i ringraziamenti per la grande sinergia, anche con aiuti di ausili, che c’è stata tra i veterinari e le varie categorie mediche, durante la pandemia.

“Come facciamo ad essere la causa delle cose che vorremmo? Questa è la domanda che dovremmo sempre porci e trovarne la soluzione, e con il loro aiuto, soprattutto dopo il picco emergenziale, il supporto degli psicologi è stato fondamentale per tanti, dai pazienti sopravvissuti ai familiari di chi non ce l’ha fatta.” Questo il messaggio di Lara Zucchini referente dell’Ordine degli Psicologi.

Nella seconda parte del congresso, Claudia Balotta, infettivologa, ha ricordato l’importanza della ricerca, soprattutto quando si studia la genesi o l’evoluzione di un nuovo virus, batterio o agente patogeno che varia, passando dal mondo animale tramite la zoonosi per poi trasmettersi al sistema immunitario umano. “Il covide non è una partita chiusa. Negli ultimi anni c’è un declino dell’attitudine vaccinale e questo è un problema causato dai tanti giudizi sbagliati. Il ritiro dei fondi americani dall’OMS è l’ultimo pericoloso tassello” ha concluso Balotta.

Presente come moderatore di tutto il congresso il presidente dell’Ordine dei Medici e odontoiatri Andrea Morandi che ha ceduto la parola al suo collega e vicepresidente Francesco Crea, medico di base, una categoria che insieme ai colleghi ospedalieri ha affrontato tante avversità a causa della mancanza di ausili di protezione, terapie conclamate e farmaci sperimentati in grado di affrontare e curare i pazienti più gravi. È poi con commozione che ha ricordato i suoi colleghi cremonesi che non sono sopravvissuti alla prima grave ondata, i medici Abruzzi, Marchi, Gentile, Galli, Omo, Lupi e Ablondi.

In chiusura l’intervento di Angelo Pan, infettivologo dell’ospedale Maggiore di Cremona, che insieme a tutti i medici del nostro nosocomio, ha visto da subito e in prima fila la catastrofe che stava arrivando. La provincia con il maggior numero di morti, l’ospedale scelto dalla Regione nel vano tentativo di salvaguardare le altre zone. Senza un protocollo già efficace, si andava a tentativi, ma mai come in quei momenti valeva una frase per lui: “Mai dire nella vita ho perso… Piuttosto, ho imparato! Quindi ad ogni tentativo si imparava fino a raggiungere la giusta terapia e vincere, o meglio sconfiggere il coronavirus covid 19!”.

Concludo con un mio personale ricordo, scritto a pochi mesi da quel venerdì 21 febbraio 2020:
“Quanti ne conosco di questi guerrieri dalla sottile armatura, che da più di un anno combattono una guerra che sale a ondate come tsunami… ho sentito i loro racconti, perché uno vive con me. Ho raccolto le loro angoscianti esperienze, perché sono mie amiche. Ho pianto senza poter andare al funerale, leggendo un messaggio sul cellulare … non posso abbracciare come ero abituata a fare… all’inizio eroi, poi qualcuno li ha definiti untori, terroristi psicologici e anche peggio.
Guardate con i vostri occhi. Leggete ciò che molti di noi hanno sentito sussurrare dal proprio compagno quando esausto, avvilito e spaventato dell’importanza di non aver salvato una vita, tornava a casa”.

Ancora oggi c’è chi nega tutto questo, rifiuta la scienza, si accanisce contro la ricerca. Ma negare la verità non serve a nulla, amplifica solo il dolore di chi l’ha vissuta sulla sua pelle e la porterà per sempre con sè.

 

Paola Tacchini

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