Care concittadine e cari concittadini,
oggi, qui riuniti per il ricordo delle vittime dell’epidemia di coronavirus, siamo vicini. Lo siamo idealmente, legati dal sentimento di cordoglio per le tante vite falciate dalla pandemia. E lo siamo fisicamente. Senza distanziamento sociale. Senza dispositivi individuali di protezione. Senza quella terribile serie di atti e comportamenti che scandivano e segnavano, profondamente, una quotidianità improvvisamente sconvolta dal dolore per le perdite, dal timore dell’ignoto, dallo smarrimento di ogni riferimento di ordinarietà, così importante, sempre, per non avvertire la propria esistenza sull’orlo del precipizio.
Tre anni fa, il 18 marzo 2020, a Bergamo l’Esercito Italiano trasportava i corpi delle vittime del virus sui propri mezzi. Un’immagine che ha segnato per sempre la memoria collettiva di questo Paese, restituendo la gravità di quel tempo. Tre anni fa. Solo tre anni fa. Un’epoca che per certi versi appare lontana, oggi, nella memoria collettiva della società dell’”istante”, in cui si perde la prospettiva della storia, in cui conta solo ciò che accade ora. In cui il domani è un pensiero rimandabile e ieri un ricordo che sbiadisce in fretta. Invece, dobbiamo ricordare. E interpretare il ricordo come il necessario momento di consapevolezza sul quale costruire un orizzonte di vita.
Qui, oggi, al Bosco del Tempo e della Memoria, in un luogo di relazione e socialità che si potrebbe definire, al contempo, un monumento vivo, che affonda le radici, che cresce, che dà frutto, metteremo a dimora alcune piante di lavanda. Intende essere un omaggio alle vite che piangiamo, un gesto di vicinanza al dolore dei familiari, intorno ai quali ci stringiamo. Ma anche un messaggio di speranza e di futuro per una comunità, come quella cremasca, che ha superato la burrasca della pandemia grazie ad uno sforzo coeso e solidale, proteso ad aiutare, ciascuno secondo le proprie competenze e possibilità, gli straordinari operatori sanitari in prima linea. Un tributo alla bellezza e alla forza dello stare insieme. Una carezza a chi se ne è andato. Un pensiero felice a chi, rimanendo, può continuare a costruire il bene, per tutti noi.
Fabio Bergamaschi
sindaco di Crema