Spunta anche Cremona nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Bergamo sulla mancata istituzione della zona rossa nel marzo 2020 in piena epidemia da covid. Ne ha dato notizia cinque giorni fa il sito web Fanpage. ‘Perché nessuno ha istituito la zona rossa in Val Seriana, come era stato fatto a Codogno? Chi doveva farla? La Regione Lombardia scarica le responsabilità sul governo di Giuseppe Conte. In realtà tra il 27 e il 28 febbraio è proprio Attilio Fontana a scrivere al governo non segnalando alcuna criticità relativa alla diffusione del contagio nei Comuni della Val Seriana. Secondo la Procura, invece, sarebbe stato proprio quello il momento per fare la zona rossa. Esiste infatti il Piano Covid, scritto per il Comitato tecnico scientifico dal professor Stefano Merler, un epidemiologo di fama internazionale, che stabilisce lo scenario più catastrofico all’arrivo a 1000 contagi. Dopo 38 giorni dal caso 1, in Lombardia ci si era arrivati in soli 8 giorni. Ma poi è anche il governo a temporeggiare: in una riunione del 2 marzo il portavoce del CTS Silvio Busaferro espone direttamente a Conte e a Speranza i numeri allarmanti del contagio a Nembro, Alzano e Cremona e propone misure analoghe alla zona rossa. Conte risponde che la misura va usata con parsimonia perché ha un costo sociale, politico ed economico molto elevato. A giugno 2020, però, lo stesso Conte dice ai magistrati di Bergamo di aver saputo della gravità della situazione in Val Seriana solo il 5 marzo e di aver chiesto ulteriori approfondimenti.
Il 5 marzo, in effetti, Speranza aveva predisposto la zona rossa per i Comuni della Val Seriana ed era stato mobilitato anche un contingente di militari e polizia. “Arrivavano le voci, io e il mio collega di Alzano la davamo per ormai scontata. Ogni giorno ci dicevamo che sarebbe stata predisposta la zona rossa e poi e non succedeva nulla”, racconta il sindaco di Nembro.
Conte, infatti, non controfirma il decreto e dirà poi di non aver mai ricevuto il documento. “O faceva un decreto la Regione Lombardia o lo faceva il governo o, come penso che sarebbe stato bene fare, lo facevano entrambi e invece ci si è rimpallati”, aggiunge l’ex sindaco.
Insomma, Governo e Regione continuano a scaricare la responsabilità l’uno sull’altro e la Procura di Bergamo li indaga tutti. Certamente non si può guardare a quel periodo con gli occhi e le conoscenze scientifiche di oggi e pensare che il corso della pandemia in Italia sia dipeso solo dalla mancata chiusura della Val Seriana.
Ma le famiglie di quei morti meritano di sapere se ci sono e di chi sono quelle responsabilità.
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