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Covid, la chimera dell’immunità di gregge e le fesserie televisive

22 Luglio 2022

Qualche tempo fa il programma di La7, “L’aria che tira”, ha chiesto un parere al virologo veneto Andrea Crisanti riguardo ai rischi di contagio fra i giovani provocati dai grandi assembramenti ai concerti all’aperto. La risposta è stata lapidaria: “Di fronte all’impennata estiva dei contagi covid tanto vale che i giovani si infettino, sviluppando una malattia lieve e contribuendo all’immunità di gregge”. Rincarava la dose Maria RitamGismondo, virologa milanese, che sosteneva “addirittura controproducente” l’uso della mascherina. Permettere quindi al virus di circolare “in forma blanda” potrebbe portare al raggiungimento – continuava – di “quell’immunità naturale che tanto auspichiamo e che ci preserva meglio delle vaccinazioni”. Matteo Bassetti, virologo genovese, a “Controcorrente” ribadisce lo stesso concetto: se la popolazione più giovane e vaccinata va ai concerti e si contagia, dov’è il problema? “Questo virus più circola e più crea immunità naturale”.

In margine a queste affermazioni si deve però ricordare, come mostra uno studio pubblicato su Lancet (“Global impact of the first year of Covid-19 vaccination: a mathematical modelling study”, Watson OJ et al, 23 giugno 2022) che la vaccinazione contro il covid ha sostanzialmente cambiato il corso della pandemia salvando nel mondo 14,4 milioni di vite. Quindi, la campagna vaccinale, pur iniziata in corso di epidemia (percepita dai più come terapia che non come misura profilattica) ha procurato benefici almeno fino all’entrata in campo di omicron e delle sue sottovarianti.

Quel che non torna nelle esternazioni dei tre specialisti è la stigmatizzazione del ruolo del vaccino. Non bisogna dimenticare che i tre esperti della comunicazione scientifica hanno profondi conflitti di interesse verso note industrie del farmaco, pertanto queste affermazioni potrebbero essere lette come un assist verso la produzione e la prossima commercializzazione di nuovi vaccini aggiornati fino a che una nuova variante o sottovariante vada a inficiare i successi ottenuti fino a quel momento. Tutto questo in linea con le leggi di mercato. Quanto invece alla invocata immunità di gregge molto ci sarebbe da dire. Sappiamo che viene definita come la capacità di un gruppo in parte immune (sia in seguito al superamento della malattia, sia dopo vaccinazione) di resistere all’attacco di un’infezione.

Il modello matematico SIR per il calcolo dell’immunità di gregge – uno dei tanti – è una equazione che considera tre variabili distinte: persone sane, infette e guarite. Il calcolo è influenzato dalla velocità di contagio e dal tempo di guarigione: se il ritmo di contagio è alto e il recupero verso la guarigione lento, nascono i presupposti per una nuova ondata epidemica. Mancando certezze matematiche sui ritmi di contagio e guarigione, questo modello resta inefficace.
L’immunità di gregge è dunque una chimera perché le tre variabili – persone sane, infette e guarite – non rappresentano dati matematicamente riproducibili. Infatti, il dato relativo al numero di infezioni resta suscettibile di oscillazioni giornaliere in relazione al numero di tamponi molecolari “ufficiali” eseguiti, tenuto presente che i tamponi “rapidi” si possono stimare solo in relazione ai pezzi venduti ma non in relazione alla risposta. A marzo il numero di tamponi “rapidi” venduto assommava a circa sei milioni di confezioni (Il Sole 24 ore, 6 maggio 2022), pertanto è prevedibile che il numero reale di persone positive, e asintomatiche, sia di gran lunga superiore rispetto a quello ufficiale. Questi i motivi che non permettono di fare previsioni deterministiche in termini di immunità di gregge anche perché non conosciamo i ritmi legati al contagio covid e i tempi stimati di guarigione. Non sappiamo neppure prevedere se l’infezione “naturale” porterà a malattia e con quale gravità, se sarà necessaria l’ospedalizzazione o se la malattia potrà essere controllata fra le quattro mura domestiche.

Rispetto all’immunità di gregge, la condizione nota come “equilibrio epidemiologico” presenta qualche sottile differenza. Come già discusso, questo quadro permetterebbe un periodo di “armistizio” fra le parti di diversa lunghezza nel corso del quale la malattia diventa endemica, cioè stabilmente presente e circolante nella popolazione, manifestandosi con un numero di casi uniformemente distribuito nel tempo influenzato da un lato dalla sazietà del virus, e dall’altro dalle risorse immunitarie della popolazione. Questo dipende dal numero di soggetti vaccinati, dall’uso di presidi di protezione personale quando necessari, dalle nostre abitudini, dalla carica virale e da possibili altre variabili nell’ambito di un modello matematico di tipo stocastico che varia in base a leggi probabilistiche nel quale la malattia evolve in modo casuale per lavariabilità dei dati in entrata, senza certezze matematiche.

Una cosa sono i dati, che si possono trovare in rete riportati da fonti di diverso tipo, altra cosa è la loro lettura, cosa ben diversa e non sempre alla portata di tutti. Rilasciare interviste per rotocalchi o nel corso di trasmissioni televisive di intrattenimento, soprattutto se l’esperto è in conflitto con l’industria del farmaco, non giova né alla chiarezza né alla indipendenza della informazione. Affermare che la mascherina oltre che d’impiccio possa essere “controproducente”, che un’ipotetica immunità naturale potrebbe preservarci dal virus “meglio del vaccino”, possono confondere e destabilizzare. Sento già dire “col cavolo che faccio la quarta dose” oppure “se me lo avessero detto prima non mi sarei vaccinato”. Ciascuno è libero di pensare e di agire secondo la propria coscienza.

Pretendere un freno a certe fesserie televisive sarebbe chiedere troppo?

 

Fernando Cirillo

5 risposte

  1. Cita Lancet per confermare la validità dei vaccini attuali. Lancet pubblicò articoli falsi sull’idrossiclorochina nella cura del Covid. Quando ciò fu scoperto, quegli articoli furono ritirati ma ormai il danno era stato fatto: l’idrossiclorochina fu per lo più bandita dalla terapia. Quando riferisce dei 14,.. milioni di persone salvate dal vaccino, vien da chiedersi se questo dato sia frutto di una qualche manovra astrologica, piuttosto che di una campagna pubblicitaria. Quella stessa di cui incolpa i tre televirologi. Se dovessi scegliere tra un vaccino aggiornato sulle nuove mutazioni circolanti, e uno vecchio su un ceppo ( Wuhan 1) che non esiste più, la logica direbbe il vaccino aggiornato, per cui insistere con un vaccino vecchio, che visto il moltiplicarsi di contagi tra i plurivaccinati sembra fare acqua da tutte le parti ( ah, ma si dice fà meno morti!!), fa pensare pertanto ad un conflitto di interesse più di quanto le tesi citate dei tre esperti. D’altra parte lo si sa sin dagli inizi che la campagna vaccinale era innanzitutto una speculazione sulla pelle della gente. Che poi lei concluda il suo discorso dicendo che “ciascuno è libero di pensare e di agire secondo la propria coscienza”, più che una manovra pubblicitaria, sembra una presa per i fondelli….Cordiali saluti

    1. La ringrazio per il suo intervento, molto stimolate. Purtroppo, nel bene o nel male, questi sono i dati della medicina ufficiale. Avevo già trattato il problema a proposito del vaccino russo rilevando che, sfortunatamente, la pubblicistica scientifica soffre frequentemente di una mancanza di indipendenza; i revisori scientifici lavorano per garantire uno standard in grado di mediare da un lato le esigenze della rivista e dall’altro quelle dell’autore.
      É sicuramente vero che gli opinionisti scientifici della carta stampata, della radio e della televisione hanno profondi conflitti di interesse con le grandi aziende del farmaco, motivo per il quale molte delle loro affermazioni spesso suonano stonate. D’altronde gli editori e i giornalisti hanno una grossa responsabilità in tutto questo perché permettono la divulgazione di informazioni non sempre controllate. Se è vero che col governo Conte, notizia mai confermata ma neppure mai smentita, sono state fatte numerose elargizioni verso una serie di emittenze radiofoniche e televisive, tutto questo trova una spiegazione.
      Mi trovo d’accordo sui limiti dell’attuale vaccino e sulla necessità di un aggiornamento. In un articolo precedente avevo già affrontato il problema riportando i dati israeliani che descrivono con l’attuale vaccino una sintomatologia meno aggressiva nel paziente malato ma un controllo inadeguato sulle infezioni e sulle reinfezioni (attualmente in Italia al 12%, dati Iss). È giusto domandarsi, come anche lei sta facendo, a cosa serva una quarta dose per determinate fasce d’età e particolari categorie se questi sono i dati che abbiamo a disposizione. Per converso, potrebbe essere utile pensare a un nuovo vaccino covid che però andrebbe aggiornato semestralmente se questi sono i tempi di replicazione del virus per una nuova variante o sottovariante. Ma in termini di farmaco economia non credo che l’operazione possa essere conveniente considerati i tempi di allestimento, distribuzione e commercializzazione del vaccino.
      Per concludere, credo che in regime di democrazia ciascuno abbia la facoltà di pensarla e di agire come vuole, sempre che ciò non limiti la libertà altrui. Questo è il motivo per il quale esistono anche i no-vax, che hanno una loro filosofia, molte volte non condivisibile ma sempre rispettabile; e se così non fosse, non avremmo fazioni opposte che indicano come certi i killer del governo Draghi. Lei certamente obietterà che in materia scientifica (e non politica) le informazioni dovrebbero essere univoche, e su questo mi trova d’accordo. Purtroppo anche la scienza ha il suo mercato e credo che mai riusciremo ad avere informazioni indipendenti almeno fintanto che il denaro avrà un valore superiore a quello della salute del pianeta e di chi lo abita.
      Francamente avrei preferito che anche lei, come me, si ponesse la domanda per sapere come mai i tre esperti abbiano delegittimato in quattro battute un rimedio – il vaccino – e un presidio – la mascherina – che solo fino a qualche tempo prima avevano difeso a spada tratta contro tutto e tutti a vantaggio di una filosofia – l’immunità di gregge – che resta solo un’interessante interpretazione speculativa del problema senza mai diventare un rimedio con valenza scientifica. A meno che l’ordine dall’alto sia cambiato e gli esperti prezzolati gridino al “liberi tutti” per interessi (non troppo reconditi) dell’industria del farmaco. Questo è il vero problema che non svela nulla di nuovo se non che il mercato della salute è in mano al denaro, come ormai ogni genere di mercato.

  2. mi chiede di replicare su alcuni aspetti. Eccomi. Sull’immunità di gregge posso pensare che il discorso valga quanto più il virus si mantiene stabile nel tempo. Non è proprio il caso a quanto pare, come d’altronde per i virus influenzali. L’ha riconosciuto persino uno dei 3 televirologi che ha citato, Bassetti, il quale parla di “virus circolante nuovo”. Rispetto a questo dato è evidente che anche l’approccio vaccinale, al netto di tutte le dovute indagini per la sicurezza…, debba in qualche modo adattarsi anche se questo, come già avviene per il vaccino influenzale che ogni anno cambia, richiede un adeguamento economico, come lei fà notare, non facilmente sostenibile, soprattutto nei tempi prima ancora che negli oneri. D’altra parte non si può continuare con un vaccino sempre più inutile. Riguardo alla possibilità in democrazia di agire come si vuole purchè questo non limiti la libertà e, aggiungo, la salute altrui oltre che la propria , lo ritengo un argomento molto scivoloso. E per spiegarmi riporto un esempio tratto dai fatti di cronaca più gravi recentemente capitati: le ascese in alta montagna. C’è chi vuole a tutti costi tutelare la libertà degli alpinisti di andare dove vogliono, ma al tempo stesso si dimentica che in caso di incidente, si costringono i soccorritori non solo ad una forte limitazione della propria libertà personale ( molti tra l’altro sono volontari), ma anche a mettere a repentaglio la propria vita per salvare quella altrui. E d’altra parte queste ascese alimentano un mercato e quindi la libertà altrui di sopravvivere prima ancora che di arricchirsi, che va dalle spese di viaggio, a quelle per le attrezzature, a quelle dell’alloggio…Cosa fare dunque? Se fosse per la tutela della salute propria e altrui, bisognerebbe bloccare tante attività limitando fortemente le libertà personali ed aziendali… Spostandoci sui vaccini, fino a che punto il paramento della “libertà altrui”è correttamente impostato quando parliamo di “obbligo vaccinale”? Conosco gente mai vaccinata, e mai ammalata…e che perciò non ha minimamente intaccato la libertà altrui, ma ha subito per non adeguarsi ad una norma delle fortissime restrizioni della propria libertà personale/ sociale e lavorativa. Cordiali saluti

    1. Gentile signor Araldi,
      mi sembrava di non averle chiesto alcun genere di replica, ma già che ci siamo mi sembra di capire che riguardo ai vaccini (costi, efficacia, regolatorie) siamo più o meno sulla stessa lunghezza d’onda. Posso fare una sola eccezione riguardo all’obbligo vaccinale, perché come lei sa l’unico obbligo sanitario è il TSO regolamentato dall’articolo 33 della legge 833 del 23 dicembre 1978 che descrive le norme relative ai trattamenti sanitari obbligatori, fra i quali le vaccinazioni non sono contemplate. L’obbligo vaccinale non è pertanto un “obbligo” anche facendo riferimento al secondo comma dell’articolo 32 della Costituzione italiana.
      Riguardo invece all’argomento democrazia e libertà è vero quel che dice perchè è la democrazia stessa che è “scivolosa” e con essa il concetto di libertà. Senza arrivare ai limiti della autodeterminazione, la self deliverance della cultura anglosassone che giustifica anche il suicidio come atto libertario, posso pensarla come lei: bisognerebbe però stabilire per prima cosa quel che è giusto e ciò che non lo è. Terminata questa inutile disamina saremmo tutti d’accordo nel dire che non esiste una classifica con tanto di punteggio, e che il giudizio sulle azioni e sulle persone dipende dell’educazione ricevuta in famiglia e a scuola nel momento cruciale dell’imprinting cerebrale. Questo è il motivo per cui il Corpus delle Leggi per qualcuno può sembrare corretto nel suo insieme e per qualcun’altro molto limitato. È lo stesso motivo per cui una strada in salita vista dall’alto può sembrare in discesa. Dipende dai punti di vista e dal nostro osservatorio personale.
      Non entro nel merito sulle scelte dei no-vax a cui lei fa riferimento nell’ultimo paragrafo: fra questi ho numerosi amici che stimo come persone al di là delle scelte ideologiche e formali. Molti furono allontanati dalle attività sanitarie. Ancora oggi non siamo in grado di dire se ciò fosse giusto o eccessivo. Rimaniamo anche qui nel campo delle cento pertiche e penso che ci staremo per un bel po’.
      Al di là di tutto la ringrazio per i suoi commenti che ho considerato sempre pertinenti e stimolanti. Spero solo che i lettori non si siano annoiati.

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