La delegazione di Cremona dell’Accademia italiana della cucina si è riunita per la tradizionale cena degli auguri natalizi a Villa Zaccaria, a Bordolano. Nel breve cenno di benvenuto, il delegato Marco Petecchi ha ricordato agli accademici il significato di questo tradizionale incontro che va oltre il piacere della convivialità e della ricerca culturale in ambito gastronomico che sono fattori aggreganti e denominatore comune del sodalizio nelle sue articolazioni in Italia e nel mondo. Nel corso della cena si svolge infatti la lotteria alla quale contribuiscono soci e ospiti con proprie donazioni e il cui ricavato è interamente devoluto alle Cucine benefiche di Cremona.
Ospite fisso della cena degli auguri è don Andrea Foglia, parroco di Sant’Abbondio a Cremona, che ogni anno invita a riflettere sul Natale. Di seguito riportiamo il testo dell’intervento.
‘Abbiamo riflettuto più volte, in questi anni, su come il Natale sia stato svuotato dei suoi significati originari e ridotto a qualcosa d’altro, con un valore solo commerciale e con una serie di apparati solo esteriori. Adesso ci dicono (ed è notizia fresca di questi giorni) che la parola stessa ‘Natale’ non è politicamente corretta e rientrerebbe tra le tante che una fantomatica commissione europea avrebbe suggerito di cambiare, per favorire una comunicazione maggiormente inclusiva.
Ora, al di là delle polemiche e del rilievo, forse eccessivo, che i mezzi di comunicazione hanno dato a quelli che, probabilmente, sono solo i deliri di qualche fanatico, resta il fatto che si abbia paura o forse anche solo fastidio di alcune parole che, in realtà, fanno ormai parte della storia dell’umanità. Certo, una buona parte della popolazione mondiale forse non conosce più il senso
della parola ‘Natale’, non sa a che cosa si riferisca, ma continua a scambiarsi auguri, in questa ricorrenza, e questi auguri, che parlano di una nascita, sono, di fatto, auspicio e speranza di una rigenerazione, interiore, innanzitutto, ma anche a livello sociale, nell’ambito dei rapporti interpersonali e nella vita del mondo. In questi tempi più che mai, con la minaccia della pandemia che ha cambiato radical- mente e, in parte, sconvolto, le nostre esistenze, sentiamo il bisogno di una rinascita, di una generale e profonda rigenerazione, e comprendiamo, forse meglio, quanto
sia fragile e precaria la nostra condizione umana. Pensare che ancora oggi ci siano uomini e donne che credono ad un Dio che si è fatto carne, per salvare, per redimere l’umanità, penso possa far bene anche a chi non crede. Penso possa essere, comunque, un segno (forse un piccolo segno) di
speranza. Certamente è una testimonianza di bontà, di bene, a fronte del tanto male che c’è nel mondo. Per molti sarà solo una pia illusione, ma è un’illusione che si fonda su una realtà molto concreta e molto importante, che si chiama ‘amore’; è un’illusione che nasce dalla convinzione che anche oggi sia ancora possibile volersi bene, in modo gratuito, darsi da fare, spendersi, per gli altri, perché tutti possano avere una vita migliore. Il Dio che si fa uomo per noi, infatti, per coloro che credono non è solo un evento della storia, che si perde in secoli lontani, ma è un esempio da imitare, una lezione sempre attuale, in ogni luogo e in ogni tempo.
Augurarsi Buon Natale, allora, vuol dire augurarsi reciprocamente di credere nel Bene e di vivere nel Bene, in un Bene che sia più grande delle nostre povertà, dei nostri limiti e delle nostre contraddizioni; in un Bene che ci consenta di andare anche oltre noi stessi, e di essere, così, uomini e donne migliori.
Buon Natale a tutti.’