Lo stop alla costruzione di nuove centrali per la produzione di biogas, imposto dall’Azienda sanitaria territoriale Valpadana competente sulle province di Cremona e Mantova, pone in termini nuovi la questione dell’impatto ambientale creato da questo genere di impianti. Le domande alle quali le autorità competenti devono dare risposte articolate sulla base di dati scientifici sono le seguenti: quanto inquinano quegli impianti? E in che misura percentuale rispetto alle altre fonti di inquinamento? L’atto formale dell’Ats, inviato a tutti gli organi competenti, compresi i sindaci dei Comuni presenti sui due territori, nasce dal fatto che Cremona risulta essere la seconda città più inquinata d’Europa come attestano i dati forniti dall’Agenzia europea per l’ambiente. Lo smog non molla la presa sulla Bassa Padana, complice la prolungata siccità invernale. E la Lombardia si conferma sempre più maglia nera in Italia per la qualità dell’aria. Il moltiplicarsi delle richieste d’installazione di nuovi impianti di biogas e biometano ha indotto l’autorità sanitaria a porre una moratoria e condizioni restrittive per il rilascio delle autorizzazioni. L’Ats Valpadana è entrata a piedi giunti nella Procedura abilitativa semplificata (PAS) per l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili tramite digestione anaerobica con un atto di indirizzo sull’assegnazione delle concessioni per gli impianti di biogas. Il ‘casus belli’, se così si può definire, è una richiesta di concessione presentata al Comune di Sergnano da una società che progetta la realizzazione di un impianto sul quel territorio al confine con quello di Casale Cremasco e Vidolasco. A tale società, che ha sede a Romano di Lombardia, è stato chiesto di integrare la documentazione relativa al progettato impianto. ‘Considerata l’elevata richiesta sui territori di Cremona e Mantova di impianti di digestione anaerobica che pervengono costantemente agli enti dei due territori – scrive Ats Valpadana – si rappresenta che tali impianti potrebbero aumentare le emissioni di particolato sottile e primario aggravando sensibilmente un quadro ambientale già critico per le polveri sottili nelle due province. Perciò gli impianti a combustione di biomassa in territorio con una qualità dell’aria già compromessa da decenni dovrebbero essere realizzati solo nel caso in cui siano finalizzati a soddisfare un bisogno essenziale quale il riscaldamento domestico’.
Degli impianti per la produzione di biogas aveva parlato anche il meteorologo Luca Mercalli il 18 marzo 2021, che è stato ospite di recente per una conferenza a Palazzo Cittanova, in una relazione al Rotary Club Cremona Po. In quell’occasione, Mercalli tuonò contro quella modalità di cogenerazione di energia elettrica e calore classificandola tra i maggiori fattori di inquinamento atmosferico. Alle sue valutazioni ha replicato qualche tempo dopo al Rotary Cremona Po Luigi Chiarello, giornalista di Italia Oggi, quotidiano per il quale si occupa di agricoltura. Ha spiegato come la digestione sia anaerobica e che come tale comporti una minima dispersione in atmosfera di anidride carbonica, quantitativamente non paragonabile a quella prodotta dagli impianti industriali e dal traffico veicolare. Chiarello ha parlato anche dell’impatto sull’ambiente degli allevamenti intensivi che oggi sono tra i maggiori imputati del rilascio di anidride carbonica in atmosfera. Lo ha fatto smentendo luoghi comuni che oggi trovano ampio spazio sui mezzi di informazione.
Il riscaldamento globale causato dalle emissioni di anidride carbonica è un fatto oggettivo. Ogni cittadino americano produce in un anno 16 tonnellate di anidride carbonica, un cinese 7,5 contro una media europea di 6,5. I Paesi meno sviluppati hanno emissioni zero. Le soluzioni sono non solo strutturali, ma chiamano in causa anche cambiamenti di abitudini: riduzione degli sprechi, impiego di energie rinnovabili, sviluppo di una mobilità ecocompatibile. Gli obiettivi dell’Agenda 2030 rischiano di rimanere sulla carta, così come l’European Green Deal. Ogni secondo vengono consumati due metri quadrati di suolo e questo ogni giorno. Dobbiamo entrare nell’ottica che le risorse non sono infinite, che abbiamo un solo pianeta e, se non lo preserviamo, viverci sarà sempre più difficile se non impossibile. Doppiamo agire. E ognuno deve farlo per la quota di inquinamento che produce in ciascun settore produttivo, sino ad arrivare ai singoli cittadini. Le autorità preposte alla tutela della salute pubblica alle quali competono monitoraggi, controlli e atti di indirizzo devono svolgere questi compiti. Non bisogna perdere tempo, ma nemmeno la testa. La caccia alle streghe non giova a nessuno come pure lo sterile palleggio di responsabilità tra chi inquina di più e chi meno.
Vittoriano Zanolli