Ecco come la mafia si inserisce nella pianificazione urbanistica. Senza la connivenza di qualche politico, imprenditore e professionista locale la criminalità organizzata non potrebbe infiltrarsi. Alcuni segnali inequivocabili andrebbero valutati.
Meccanismi di formazione degli strumenti urbanistici
Il meccanismo di formazione degli strumenti urbanistici è molto chiaro: il rapporto tra il fattore politico-amministrativo e quello economico-affaristico dà come prodotto la pianificazione del territorio.
I bisogni della collettività
In generale non vengono analizzati adeguatamente i bisogni della collettività e non si trovano le relative risposte offerte dal territorio. Si sceglie invece di costruire e/o ristrutturare molti agglomerati edilizi, spesso monofunzionali, unicamente sulla base del valore immobiliare e della rendita economica.
Le conseguenze sull’ambiente
I risultati li abbiamo sotto i nostri occhi tutti i giorni: inquinamento, carenza di aree verdi, città concentriche con grossi problemi di traffico e con un consumo di suolo che ha ridotto, e in molti casi annullato, il rapporto città/campagna, riunendo le sfrangiature periferiche del tessuto urbano cittadino con i borghi rurali esterni.
Lo strumento del Piano Regolatore è stato molto spesso utilizzato per onorare le promesse fatte in periodo di consultazioni elettorali e/o per consolidare i disegni della speculazione.
In non pochi casi, il ruolo del professionista e/o del progettista, connesso alle segreterie dei partiti politici, funge da tramite tra il fattore politico-amministrativo e quello economico per ottenere come prodotto finale la destinazione d’uso del suolo.
Il ruolo degli urbanisti, in questi casi, è quello di giustificare tecnicamente le scelte dettate dalla speculazione edilizia. E gli strumenti urbanistici, molto spesso, sono stati e lo sono ancora, le piattaforme tecniche che giustificano e notificano la speculazione.
Le infiltrazioni mafiose nel meccanismo di gestione del territorio
Con la crisi dei partiti e di conseguenza del potere pubblico nelle scelte d’uso del territorio, nella pianificazione urbanistica ha assunto una grande importanza il ruolo dell’investitore privato.
Nel meccanismo che determina le scelte urbanistiche, si è radicalmente modificato il rapporto tra i due fattori. Quello politico-amministrativo si è dimostrato, o forse ha voluto dimostrarsi, incapace di controllare quello economico-affaristico, diventando succube dello stesso.
Così, il fattore economico ha preso il sopravvento, gestendo e/o creando direttamente i soggetti politici. Non di rado, le Pubbliche Amministrazioni hanno delegato e delegano agli investitori privati le scelte d’uso del territorio.
La mafia ha trovato nella stesura dei piani regolatori e nella successiva attività edilizia, un modo perfetto per condizionare i politici e gli amministratori pubblici. Da sottolineare come le infiltrazioni mafiose siano state agevolate dal metodo utilizzato dalle Pubbliche Amministrazioni di pianificare il territorio, che hanno sempre evitato ogni forma di urbanistica partecipata.
Qui sotto il link di un articolo scritto da Giorgio Massignan.
5 risposte
Molto chiaro! I risultati sono sotto gli occhi di tutti e i centri commerciali, soprattutto al nord, sono il mezzo tramite il quale le mafie riciclano e investono il denaro. La politica non c’è, tanto per cambiare e non si sa dove sia finita. Tutto è in mano ai tecnici che , a loro volta, sono asserviti al denaro ( anche se di dubbia provenienza)
Ci si potrebbe domandare: perché distruggere il territorio? Perché quest’ansia di prestazione edilizia? Perché non riuscite a vedere oltre la punta del vostro naso (anche se sembra quello di Pinocchio)? Perché non pensare ad una buona ed onesta normale amministrazione? Perché deve fare queste domande uno che li ha votati? Cosa insegnerete ai vostri figli e ai vostri studenti? Bisognerebbe prendervi a sassate.
Concordo con l’analisi esposta.
Molto frequentemente, e mi sembra anche in questo caso, si parla di “politici” come se tutti coloro che fanno politica possano essere tutti equiparati nell’impegno e negli interessi ad un’unica figura.
Ci sono politici di professione e politici che fanno della loro attività una ragione di impegno per la comunità.
Mi si dirà che sono un ingenuo.
A mio avviso se non pensiamo che ci siano persone che fanno politica, in partiti che fanno politica nel modo e con gli obiettivi prima esposti, diamo alla gente la prova che non ci si possa affidare ad alcun politico e ad alcun partito, in quanto tutti sono egualmente inaffidabili. Questo atteggiamento ha portato moltissime persone a rinunciare a fare politica nei partiti, a lavorare nel loro interno e, perché no, a denunciare chi all’interno di essi faceva i propri interessi.
La soluzione di molti di coloro che ancora credono di dare il loro apporto alla comunità facendo politica “dal basso” è quella di aggregarsi in “comitati”, associazioni o altro, pensando che sia la strada migliore per bypassare i partiti.
A mio avviso, pur avendo una funzione sociale e politica rilevante, queste aggregazioni spontanee non possono incidere più di tanto su ciò che è stato esposto nell’articolo in oggetto.
Bisogna ritornare ai partiti, in essi lavorare e in essi selezionare la classe dirigente, evitando di sentirsi appagati personalmente solo perché si è aggregato attorno a sè persone che vorrebbero risolvere i temi complessi della politica locale o nazionale puntando a lottare, anche con successo, per temi relativamente semplici.
Analisi di pregevole chiarezza, base su cui andrebbe reimpostata una serrata interlocuzione fra la comunità locale e il sistema politico amministrativo. Non è più tempo di fatalismo e intimidite reticenze circa il male oscuro che sta divorando il nostro territorio regalandogli indesiderabili primati di invivibilità.
È di per sé corrotta la visione politica che da decenni porta alla distruzione dei terreni agricoli, al degrado dell’economia del territorio, alla decadenza di gusti e costumi. Lo scollamento fra i soliti discorsi di propaganda e le decisioni amministrative che invece reiterano un modus operandi ottuso e colpevole è indiscutibile.
Come si può continuare a non vedere i danni che queste scelte hanno generato. Come faine certuni devastano il pollaio, come polli noi veniamo sacrificati mentre spingiamo il solito carrello verso il nulla.