C’è il coccodrillo tassidermizzato – impagliato per quelli che non parlano figo – di Cattellan e fa un gran casino. Poi c’è la politica tassidermizzata di casa nostra e pochi se la filano.
Sotto la pelle neppure la paglia. Il vuoto assoluto. Deprimente.
Camera bianca incontaminata, la politica locale scarseggia di micro particelle indispensabili all’amministrazione della cosa pubblica. Il bene comune latita. Fosse meno bianca, non sarebbe una disgrazia. I sepolcri imbiancati non godono di una buona fama.
Ricca di maxi e mini accordi palesi o sottobanco, la politica provinciale ha incorniciato nelle proprie sedi un prestigioso master per la spartizione dei posti nei consigli di amministrazione delle società pubbliche e, se capita l’occasione, anche nelle bocciofile. Per la distribuzione di prebende. Per la suddivisione del potere reale o farlocco.
Alla ricerca esasperata del consenso, per ottenerlo è disponibile al compromesso, inclusa la cessione di qualcosa di intimo. Schiava del numero dei follower e dei like, posta twitter e selfie in quantità industriale. La visibilità ha sostituito la sostanza. La superficialità l’analisi.
Il biometano dalle parti di San Rocco, al confine con Gerre de’ Caprioli, in compagnia dell’inceneritore e dell’impianto a biomasse legnose non è politica. È business. Speculazione colorata di verde, finanziata in parte da soldi pubblici.
Il bosco urbano previsto nella scuola Bianca Maria Visconti, poi cassato per l’incazzatura di genitori e insegnanti, con relativa strigliata dell’opposizione alla maggioranza, non è politica. È tafazzismo.
Il rosso di circa un milione di euro nel bilancio 2022 di CremonaFiere (Vittorianozanolli.it, 27 maggio) non è politica. È l’ultimo miglio.
L’enfasi per i «20 eventi in più rispetto al periodo pre-pandemico, di cui 3 in più di proprietà di Cremonafiere» non salvano l’anima. Neppure i conti. Non tolgono dall’inferno. Non portano in paradiso. Non sono politica. Sono training autogeno per continuare il cammino. Per provare a sopravvivere.
La Milk way proposta dalla stessa CremonaFiere, sostenuta dal Comune di Cremona, inaugurata il primo giugno, non migliora la situazione. Solleva l’umore. Strappa un sorriso. Mette tenerezza. Non è politica. Fa cascare le braccia e non solo quelle. «Celebra – ha spiegato Niccolò Bissolati fondatore de l’Osservatorio del Benessere animale – la storia degli allevatori e degli agricoltori. Celebra 15mila anni che ci hanno permesso grazie agli agricoltori di passare da uomini che vanno a caccia all’apertura delle stalle. Ma anche alla politica, alla filosofia, alla democrazia» (La Provincia, 2 giugno).
Bissolati ha scordato l’apporto decisivo degli allevatori all’intelligenza artificiale, alla scoperta delle onde gravitazionali. Alla meccanica quantistica. Senza gli agricoltori, negli ultimi trent’anni, non sarebbero stati eletti i parlamentari cremonesi Giacomo Galli e Giovanni Jacini, noti per il loro marcato apporto allo sviluppo del territorio. Contributo tanto incisivo da costringere a uno sforzo di memoria per ricordarli.
E poi la targa per tramandare ai posteri l’avvenimento. Svelata nel cortile Federico II del Comune, luogo ricco di storia e prestigio, viene così descritta a pagina 11 de La Provincia del 2 giugno: «Sul gioiello, che presto verrà affisso in una delle strade del centro, sancendo ufficialmente la nascita della direttrice cremonese dedicata al suo tesoro più prezioso, le orme delle prime due vacche protagoniste, le ‘Supreme Champion’ del Dairy Show 2022».
Da brividi. Da Pulitzer. Quasi Peter Arnet.
Ma perché fermarsi? «Andranno ad aggiungersi, proprio come succede sulla Walk of Fame di Hollywood, di anno in anno, anche le ‘firme’ delle nuove trionfatrici come regine del mondo bovino». Americanata da cow boy autoctoni, giustappunto una vaccata, non è politica.
Entusiasta della cerimonia il presidente del consiglio comunale Paolo Carletti, Pd, ha levato un peana al latte, alla Fiera, all’iniziativa e chiosato: «Per questo avremo la prima via lattea, la prima via del latte al mondo». Nessun dubbio. Probabilmente rimarrà anche l’unica. Questa non è politica. È Hollywood. È cinema. È Il ragazzo di campagna di Renato Pozzetto. O la Madonna. Hic sunt leones, no buono. Hic sunt boves, perfetto. Ma non è politica. È un modo di pensare.
Beppe Bettenzoli, dirigente di Rifondazione comunista, informato di rumor su avances cremonesi alla Repubblica del tortello affinché entri nell’azionariato di CremonaFiere, è andato giù piatto: «Spero che il Cremasco e Crema non si facciano fregare come sulle aziende pubbliche e non mettano soldi in un carrozzone. Lo spero ma non sempre i nostri amministratori sono lungimiranti» (Vittorianozanolli.it, 27 maggio). Non è politica. E pragmatismo. È già tanto. Una voce nel deserto.
Organizzare la raccolta puntuale dei rifiuti e inviare 4 mila lettere ai ritardatari che non avevano ritirato i sacchi blu, pena 150 euro di multa, imbastire quattro scuse e metterci una pezza allo sfondone (La Provincia, 2 giugno) non è politica. È pressapochismo. Inefficienza. È il passaggio da Lgh ad A2A. Da una società esclusiva dei Comuni ad una quotata in borsa, più preoccupata dei fondi di investimento azionisti che ai cittadini.
Essere – secondo Ispra – la prima provincia lombarda per incremento di consumo di suolo, (Cremonasera, 3 giugno) non è politica.
È predicare bene e razzolare male. È scavarsi la fossa da soli. È il tradimento della favola di migliorare i servizi senza rapinare il territorio. È la ratifica di una realtà distopica rispetto alla narrazione politica corrente. La conferma che un mondo più green è un ologramma. È la prova che evergreen sono, invece, i milioni di euro per la realizzazione dell’autostrada Cremona- Mantova, la costruzione del nuovo ospedale e la demolizione di quello vecchio. Al diavolo i buoni propositi, le ciance, i pistolotti sul recupero delle aree dismesse, su meno cemento e la conservazione del territorio. Al diavolo.
Essere proni alle associazioni di categoria non è politica. È servilismo. Pappamolla. Zero carisma.
Scappellare i vertici regionali, blandirli, incensarli con il sostegno di una stampa sempre disponibile a mettersi a disposizione, non è politica. È la pratica che i forbiti della tassidermia e del politicamente corretto chiamano fellatio, mentre i popolari dell’impagliatura la definiscono con un termine bukowskiano, molto più efficace e comprensibile da tutti.
Strappare promesse a Milano, incassare due dita negli occhi e continuare come se nulla fosse non è politica. È ingenuità. Forse dabbenaggine. «Ho scelto di venire a Cremona – ha spiegato il presidente della regione Attilio Fontana– perché la città e la sua provincia avranno da me un’attenzione particolare: oggi è anche occasione per manifestare il mio interesse alla comunità» (La Provincia, 2 giugno). Un po’ tardi. L’assessore cremonese promesso in campagna elettorale dove è finito? Ma questo l’intervistatore non l’ha chiesto e Fontana non l’ha detto.
L’associazione temporanea di scopo per il Masterplan, costituita per assecondare gli industriali e il mantenimento in vita di Reindustria, ieri decisiva per il recupero dell’Area ex Olivetti a Crema, ma oggi quasi inutile, non sono politica. Sono spreco di risorse pubbliche.
Il Pd, molto interessato all’economia e poco ai lavoratori, sponsor dell’inceneritore, dell’autostrada Cremona-Mantova, del nuovo ospedale, del biometano, di A2A, non è politica. È perdita di memoria. Forse opportunismo.
Quando Bernardo Soares di Fernando Pessoa dice «E le spalle di quest’uomo dormono. Tutto lui, che cammina davanti a me con un passo uguale al mio, dorme. Cammina incosciente. Vive incosciente. Dorme, perché tutti dormiamo» (Il libro dell’inquietudine, Feltrinelli, pagina 64), sembra descrivere Cremona.
E’ la politica tassidermizzata della provincia. Anche lei da appendere. Non nel battistero, che ha già ospitato il coccodrillo di Cattellan. Non in piazza, che ricorda un periodo buio della nostra storia. E allora perché non buttarla nel cesso e sostituirla con una viva? Una politica dinamica, lungimirante e sognatrice. Unitaria e non divisiva. Per provarci ci vogliono donne e uomini coraggiosi. E questo è il problema.
Antonio Grassi
2 risposte
Questo articolo molto lungo, ben strutturato, scritto dall’amico Antonio Grassi, lo condivido totalmente e mi chiedo, da molto tempo, come mai i cittadini di Cremona e quelli della nostra provincia continuino a eleggere personaggi di questo livello, dimenticando regolarmente nella cabina elettorale le nefandezze che amministratori distratti realizzano.
Il perché è presto spiegato, questi presunti politici sono succubi degli Arvedi di turno, degli agricoltori della Libera e degli affaristi di turno, che hanno fatto della nostra provincia quella dei record nella proliferazione dei tumori, delle opere inutili, distruggendo il patrimonio di aziende pubbliche costruito in decenni (AEM, SCS), per diventare subalterni di A2A del capoluogo lombardo.
Qualche donna e uomo coraggioso c’è anche, ma viene ignorato/a dai media locali, e rimane da soli con quei “soliti noti” che si vedono ad ogni evento, protesta, presidio, flash smog.
Personalmente queste persone coraggiose le conosco quasi tutte, ci guardiamo negli occhi e continuiamo a provare, ma facciamoci una domanda: per chi lo facciamo? Gli elettori che potrebbero fare la differenza, ultimamente restano a casa, e noi con le nostre proteste, i nostri cartelloni, i nostri comitati ci sentiamo sempre più soli!