Quando un’impresa apre e investe è sempre un bel segno. Parole del sindaco Gianluca Galimberti,. Come dargli torto? Peccato che l’impresa sia un supermercato, l’ennesimo che sbarca a Cremona. Non deve trarre in inganno il nome del grande magazzino, Banco Fresco, e la mission, come usa dire oggi e come ha fatto il primo cittadino all’inaugurazione nella sede di via Castelleone, di fianco alla Comet. Sugli scaffali del nuovo punto vendita spiccano infatti i prodotti del territorio che peraltro si trovano copiosi anche in altri supermercati cittadini. La sottolineatura di questa peculiarità, se così si può definire, non è altro che una pura e semplice strategia di marketing scelta dalla proprietà per differenziarsi dall’affollata e agguerrita concorrenza.
Rapito dall’entusiasmo, il sindaco ha esaltato la vocazione territoriale di Banco Fresco e si è lanciato col carrello tra gli scaffali a fare acquisti, per dare il buon esempio. Ha rimarcato anche i riflessi positivi sull’occupazione grazie all’assunzione di 40 addetti. Tutto bene, se non si tiene conto dei riflessi potenzialmente negativi che la presenza di un altro punto vendita di medie dimensioni, mille metri quadrati di superficie, avrà sul commercio al dettaglio, da anni in crisi e senza apprezzabili segnali di risveglio nemmeno adesso che ogni settore economico è in forte ripresa. E’ difficile immaginare che anche un solo negoziante cremonese che opera nel settore alimentare abbia condiviso l’euforia di Galimberti e non abbia ritenuto inopportuna la sua presenza al taglio del nastro insieme con l’assessore Barbara Manfredini. Un’altra gaffe? Forse. Se è vero che il Comune non può negare alla grande distribuzione organizzata il rilascio di alcune licenze commerciali, non tutte, è altrettanto vero che gli amministratori possono evitare di suonare la grancassa. Con quale credibilità sindaco e giunta si presenteranno a un futuro, eventuale incontro coi negozianti che lamentano la scarsa attenzione dell’amministrazione comunale nei loro confronti e la mancanza di agevolazioni? Quando una saracinesca si abbassa e un’insegna si spegne, tutta la città si impoverisce. Ne sono dimostrazione plastica le serrande da tempo sbarrate lungo corso Garibaldi e non solo. Se ai negozi storici subentrano magazzini cinesi e venditori di kebab, il centro si snatura e perde irreparabilmente la sua identità. Ma non si fa nulla per conservarli.
Vittoriano Zanolli
8 risposte
Non rischia di perderla: l’ha già persa. Un’identità è il risultato di secoli di storia cittadina. Se ne cancelli le testimonianze materiali, e la vitalità di un commercio di vicinanza è fra le più eloquenti, la famosa identità è persa per sempre.
Come sempre analisi giusta, corretta e non di parte. Ti conosco bene per pensare diversamente. Sei una persona al di sopra delle parti e che parla per il meglio di tutti. Potresti essere IL PROSSIMO SINDACO DELLA NOSTRA CITTÀ ma prima devi convincere il vescovo che poi convince l’elettorato PD.
Ci sono cavalli che si cavalcano e altri dati per perdenti. Gara finita. Per il commercio non ci sono le paraolipiadi. Mi pare chiaro.
ESATTO!!!!
Da tempo si evidenzia questo fenomeno del progressivo impoverimento del centro storico anche causa il grande proliferare della grande distribuzione prima con iper Gadesco poi con iper coop cui è seguita la concessione di numerose licenze in zone vicine
Una amministrazione che distrugge il suo centro storico dimostra la sua incapacità
Perche’ non va a presenziare anche quando apre un piccolo negozio ?….o non va a piangere davanti ad una saracinesca abbassata proprio per colpa di queste innumerevoli e selvagge aperture ?…
Il commento di Pasquale Milone è quanto mai corretto e opportuno, Non dimentichiamoci poi che se recenti leggi hanno liberalizzato il rilascio di molte licenze commerciali, è pur sempre rimasta di esclusiva competenza comunale la definizione degli strumenti urbanistici comunali (piani regolatori ecc.) e che, pertanto, se un comune non gradisce nuovi insediamenti commerciali sul proprio territorio, mantiene sempre la piena facoltà di non consentirne la localizzazione, ovvero di condizionarla in modo tale da non danneggiare il sistema commerciale preesistente. Consentire, come oggi si fa a Cremona, di realizzare quasi su ogni nodo stradale nuovi insediamenti commerciali di ogni tipo ed anche di cospicue dimensioni, non è gestirne correttamente il territorio comunale, ma lasciarlo libero di correre verso un incerto destino che produrrà, molto probabilmente, gravi danni al sistema urbano complessivo (dequalificazione di parti importantissime della città antica, costi di gestione del sistema urbano sempre più pesanti, banalizzazione del suo assetto complessivo, scomparsa di attività qualificanti e di tradizioni meritevoli di ben diverse attenzioni. Come avviene ad Esaù nel noto episodio biblico, gli attuali amministratori cremonesi stanno svendendo per “un banale piatto di lenticchie” le qualità migliori della loro città!
La ringrazio del commento. Sono totalmente d’accordo con lei.