Trovandomi costretto a sostare lì vicino, qualche giorno fa, ho fatto una visita occasionale all’area che ospita la maxi colonia felina di via Bissolati a Cremona. Non che mi interessassero i gatti, per quanto bestie adorabili, come quella che si è accucciata di fronte a me nell’illusoria speranza di ricevere un po’ di cibo (foto 1 pubblicata a lato).
Più che altro ero interessato al contesto, nulla sapendo della querelle giudiziaria in corso. La prima impressione è stata di profondo scoramento. Un ex monastero devastato nella sua struttura, aggredito e sovrastato dall’edera che con la sua insidiosa e sorniona presenza occupa i vuoti lasciati dall’incuria dell’uomo e distrugge. Guardate quel grande albero tirato giù dalla rampicante (foto 2 ) e conficcato come una lunga lancia nella pancia dell’edificio, che già diroccato di per sè rischia di collassare anche per l’aggiunta insidia naturale che ormai sta occupando ampi spazi dell’area.
E non è finita qui. Più all’interno cumuli di detriti di ogni genere (foto 3) , ruote di autoveicoli ammucchiate (foto 4), persino un frigorifero e altri mobiletti piantati nel bel mezzo a fianco di una panchina, (foto 5) ed infine un tronco dalle dimensioni preistoriche (foto 6) abbattuto e lasciato lì come testimonianza della potenza che fu : che qualcuno avesse pensato ad un museo a cielo aperto, anziché ad una discarica? Ed in pieno centro storico? E, paradosso dei paradossi, proprio di fronte alla nuovissima struttura dell’Università del Sacro Cuore con tanto di Campus.., gioiello dell’Amministrazione? Da non credere.
Il problema più grave, tuttavia, vista la fragilità apparente della struttura, rimane a mio avviso il pericolo per i volontari che si prestano alla cura dei gatti e ovviamente per le bestie stesse. Ho visto una donna in macchina; le ho detto di andarsene al più presto da quella struttura che mi appariva a forte rischio crollo. Due giorni dopo compariva su un giornale locale un articolo che ribadiva le mie stesse perplessità espresse in quell’occasione in merito alla pericolosità del luogo.
Stupisce come una struttura del genere sia stata lasciata ridursi in quelle condizioni e per di più adibita ad un servizio pubblico; che sia stato concesso all’edera di svilupparsi così tanto da mettere a repentaglio non solo la stabilità dell’edificio, ma anche quella delle piante circostanti. La scritta su un muro in una via vicina sembrava per una singolare coincidenza mirabilmente sintetizzare i sentimenti contrastanti che quella visita suscitò (foto 7) : “la tristezza sta nell’urbanistica e la felicità nella sua distruzione”.
Già, tristezza nel vedere uno scempio urbanistico del genere e felicità, quella dell’edera, di potersi così arrampicare grazie all’indifferenza degli amministratori, e fare tutti i danni che vuole…”.
Ma l’edera “va lasciata andare,” sostiene una delirante filosofia ambientalista per cui alla “natura bisogna lasciar fare il suo corso” ( s’intende senza interventi umani). Già, purché non crei danni ulteriori e soprattutto a ridosso dei centri abitati.
In via San Zeno c’è un boschetto che aggetta in un parchetto per i cittadini. Lì l’edera ha atterrato due lunghissimi tronchi (foto 8), col rischio di colpire bambini o anziani persone varie a passeggio o a riposo in quell’area. E’ evidente che questo non può essere permesso.
In via Pampurino, nei pressi, in un’aiuola in mezzo alla via, un grande albero è colonizzato fino alla cima da questa potentissima rampicante; è evidente il rischio per persone, veicoli vari e caseggiati. (foto 9). L’edera per svilupparsi in questo modo però ha bisogno di anni; dunque per anni le si è lasciato fare senza intervenire..Chissà per quale motivo, vien da chiedersi.
Lì vicino, in via Campo Fiore, un altro grande albero, a ridosso stretto di una villetta, è anch’esso completamente sovrastato dalla rampicante. (foto 10) “Son venuti da poco a far manutenzione”, mi ha detto il padrone della casa: già, stranamente però tagliando l’albero a fianco che a suo dire di edera addosso non ne aveva, e lasciando quest’altro intatto, senza metterlo in sicurezza.
Almeno hanno tagliato i rami dell’edera alla base, portando a morire e seccare quanto di edera ci sta sopra; ma ora che questo avvenga possono passare dei mesi e la stabilità della pianta nel frattempo è tutt’altro che garantita.. Forse togliere anche i rami arrampicati dell’edera e provvedere ad un aggiustamento di quelli dell’albero costa troppa fatica o si presume possa produrre danni collaterali alla pianta. Meglio lasciar stare allora e confidare in una buona stella… Se poi succede qualcosa, “era imprevedibile”, qualche mente illuminata senz’altro sentenzierà.!!
Stefano Araldi
6 risposte
Vergognoso veramente 😠quando cambieremo sindaco e colleghi?
Fotografia circostanziata e sconfortante del degrado che ormai ‘prospera’ anche in pieno centro storico. Ma che importa? Per alberi e vecchi muri che soccombono ai rampicanti e all’abbandono nessun intervento. Quanto zelo invece per quel che produce profitti ai gestori e aria irrespirabile ai cremonesi!
La manutenzione di tutto non è la forza di questa amministrazione. Tra poco e forse anche prima si presenterà il grasso problema delle ciclabili. soldi dalla Comunità europea e altri per costruirle ma poi per la manutenzione chi provvederà? Però qualcuno inneggia ai km di piste fatte. Desolante!!!!!!
Stefano Araldi si affianca alla lunga schiera di “custodi” della Città di Cremona con questa segnalazione con la speranza che qualcuno legga e intervenga. C’è poi il capitolo dedicato agli stabili diroccati che non fanno un bel vedere oltre a essere di potenziale pericolo per la salute del cittadino (leggi pantegane e batteria affine). Voglio ricordare a solo titolo di esempio il caseggiato che sorge in via Radaelli (lato destro per chi transita verso piazza Lodi) e quello in via Pettinari, zona Ruggero Manna, che in parte costeggia via Bissolati e una parte della piazzetta Santa Lucia. Non ne conosco i proprietari né sono a conoscenza di possibili querelle giudiziarie, mi limito a segnalare quel che si vede (e si sente… anche senza un olfatto sopraffino).
Quanto al “gattile” di via Bissolati, questo sorge nell’antico chiostro di San Benedetto la cui chiesa in via dei Mille (di proprietà del Demanio) ospita un bellissimo affresco del Massarotti; il chiostro, invece, i randagi. Quest’ultimo, se le cose non sono cambiate, è di proprietà della fondazione Stauffer, che attraverso un intervento della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cremona, Lodi e Mantova avrebbe beneficiato nel 2021 di due milioni di euro per la messa in sicurezza e la conservazione del complesso (vedi Cremonaoggi del 24 aprile 2021). Ma a quanto si vede pare (dico pare) che alcun intervento sia stato eseguito. Quindi, come dice Stefano, solo degrado, incuria e rischio per la salute.
E il nostro primo cittadino che fa ? TACE. PIÙ BEL SILENZIO NON FU MAI COSÌ RUMOROSO.
Non molti anni or sono, tutti gli ingressi alla città, erano impreziositi da aiuole ricche di fiori. Il nostro “servizio serre e giardini” era apprezzato anche fuori di Cremona. Da qualche lustro tale servizio è stato progressivamente lasciato decadere e il colpo di grazia finale è stato dato proprio dalla attuale amministrazione che se ne è disfatta, rifilandolo, assieme al suo dirigente e ai residui dipendenti (credo solo due!), all’AEM. I promessi benefici, per ora, a me pare che si siano verificati solo nel più banale dei suoi compiti (lo sfalcio periodico delle aree tenute a prato!).