Giovedì il Consiglio comunale è chiamato a votare l’adozione della variante al Piano di governo del territorio. Se non fosse stata obbligata dalla sua scadenza entro l’anno in corso, la Giunta comunale, come del resto per i precedenti nove anni e mezzo in cui ha tirato a campare, non avrebbe neppure avviato la procedura. E’ evidente a chiunque abbia consultato gli atti che questa attività consiste in una mera manutenzione ordinaria, basata sul recepimento degli Studi comunali geologico, idrogeologico e sismico e di disposizioni dettate da normative regionali, che impongono ai Comuni una progressiva riduzione del consumo del suolo. Quella che verrà adottata a pochi mesi dal voto, senza alcun confronto preventivo con la cittadinanza e nella commissione territorio, può essere più correttamente definita una “in-variante urbanistica”, nel senso che non
vi sono modifiche meritevoli di una diversa definizione.
Si tratta di un apprezzabile lavoro di revisione tecnica di alcuni documenti e tavole per il quale vanno certamente ringraziati gli uffici comunali. Ma niente di più.
In realtà il Piano di governo del territorio dovrebbe essere uno strumento strutturale vivo, con una prospettiva di mandato, all’interno del quale potrebbe confluire la visione strategica di un’Amministrazione comunale, se effettivamente esistesse e fosse declinabile in azioni e scelte. Ma di tale visione non vi è traccia né in termini di principi, né in termini di scelte urbanistiche significative.
Al netto di qualche limatura di norme tecniche già esistenti e di piccoli interventi di carattere puntuale, che verranno individuati soltanto dopo l’approvazione dello strumento, considerata la mole della documentazione depositata e i tempi ristrettissimi per esaminarla, non sono presenti misure o azioni che possano avere una effettiva ricaduta concreta e positiva sulla vita dei cittadini e delle imprese.
E’ patetico il tentativo di conferire dignità di scelta politica ad un mero adempimento ad obblighi di legge previsti dalla normativa urbanistica di Regione Lombardia. Ci riferiamo in particolare alla riduzione del consumo di suolo, ottenuto stralciando dal Piano i pochissimi ambiti di trasformazione residenziale non ancora attuati e le ben più consistenti aree per servizi per le quali l’Amministrazione, o altri soggetti privati, non hanno prodotto alcuna progettualità.
Se il contrasto al consumo del suolo e la riduzione delle medie strutture di vendita fossero stati autentici obbiettivi politici della Giunta comunale, all’inizio del primo mandato (anno 2014)
l’Amministrazione comunale avrebbe dovuto esplicitarlo e conseguentemente predisporre una variante generale al Pgt contenente lo stralcio di quelle previsioni alle quali invece ha dato piena
attuazione, approvando, con delibere della Giunta comunale, numerosi piani attuativi che prevedono di sottrarre all’agricoltura centinaia di migliaia di metri quadrati di terreni a destinazione agricola oggi coltivati (ad esempio Polo logistico di San Felice (nella foto) e area commerciale Cardaminopsis sulla Paullese), sottoscrivendo convenzioni urbanistiche, incassando oneri di urbanizzazione come mai era accaduto in passato e rilasciando numerose autorizzazioni commerciali di medie strutture di vendita (vedi zona via Milano e Ipercoop).
Siamo di fonte ad un banale esercizio di ipocrisia a scopo propagandistico, una piccola bandierina sbiadita da sventolare in campagna elettorale, un nuovo gioco di prestigio, un documento
politicamente insignificante per cercare di recuperare l’elettorato perduto.
Chi può credere ancora a chi parla di riduzione del consumo del suolo mentre, solo due anni fa, ha acconsentito, cercando di non metterci la faccia, alla realizzazione di un parco fotovoltaico di 50.000 mq. sui terreni agricoli nei pressi di Cremona Solidale, evitato solo grazie all’azione della minoranza e alla successiva sollevazione popolare?
Chi può dare ancora fiducia a chi vuole imporre alla cittadinanza un impianto di biometano difforme dal Pgt, senza neppure assumersi la responsabilità di modificare le norme che lo vietano, scaricando la patata bollente ai tecnici della Provincia di Cremona chiamati ad esaminare la Valutazione di impatto ambientale?
Ma soprattutto chi può pensare che gli stessi amministratori che non sono stati in grado di formulare un pensiero in dieci anni di galleggiamento, possano essere capaci di elaborarlo per
eventuali prossimi mandati?
Carlo Malvezzi — FI
Alessandro Zagni – FdI
Simona Sommi – Lega
Maria Vittoria Ceraso – Viva Cremona
Luca Nolli – M5S
3 risposte
Vogliamo ricordare la costruzione ex novo della struttura all’interno del parco del Morbasco? Non solo consumo di suolo e cementificazione, ma anche mancanza di rispetto per il diritto della cittadinanza di avere a disposizione un’area verde a portata di mano! La stessa meritevole struttura collocata altrove non avrebbe perso valore e significato per le famiglie e le persone fragili alle quali è destinata senza penalizzare tutta la città.
Perché la minoranza non fa menzione della costruzione del centro di ‘ Occhi Azzurri ‘? Non è consumo di suolo quello, all’interno di un parco? È una semplice dimenticanza o quella non si può toccare?
Concordo con Martina. Non c’è nessuno tra i lettori del blog in grado di individuare eventuali responsabilità (civili o penali) in questa insolita modalità di cessione del verde pubblico ad iniziative private? E’ stata una decisione corretta dal punto di vista normativo? Che poi nelle dichiarazioni dei committenti dei lavori si dichiari un interesse sociale (ancora da verificare) di una struttura che deturpa ed invade il verde pubblico è un’altra storia, ma che dimostra come troppo spesso il termine “disabilità” venga utilizzato per molti e differenti scopi.