Cremona ha convocato il 23 maggio la commissione vigilanza, seduta pubblica, per illustrare ai consiglieri comunali per bocca diretta del proponente A2A il progetto del nuovo impianto di biometano. L’ordine del giorno recitava “presentazione, progettualità, esame, criticità e impatto ambientale”. La commissione vigilanza, come risulta dagli atti comunali che la istituiscono, ha la funzione di verificare il rispetto degli indirizzi del consiglio comunale sugli enti strumentali.
Un inciso: la multiutility A2A, proponente del biometano, è ente strumentale del Comune di Cremona?
Gli indirizzi espressi dal consiglio comunale si sostanziano nell’approvazione del Piano Cremona 20/30 elaborato direttamente con A2A e Padania Acque, quest’ultima società pubblica dei 113 Comuni che non lo hanno mai deliberato.
Piano 20/30 che ignora il territorio ma decide per il territorio. Su questo tema si sviluppa l’ampia riflessione politica di Maria Grazia Bonfante e Ferruccio Rizzi, già amministratori di Vescovato, inviata a tutti i sindaci della provincia di Cremona:
https://www.welfarenetwork.it/piano-energetico-cremona-e-il-memorandum-of-understandin-bonfante-e-rizzi-vescovato-20210206/
Perché mai un problema di scelte politiche riguardanti il territorio si declina a valutazioni meramente tecniche su un impianto?
In commissione vigilanza che cosa importa verificare le criticità di un impianto che non serve ed inquina?
Fra le commissioni consiliari permanenti del Comune di Cremona ci sono quelle ambiente e territorio, perché non si convocano aperte al pubblico?
Il biometano di Cremona, previsto dal Piano 20/30, è usato come cavallo di Troia per poi convertirlo a rifiuti organici urbani, come dichiarato dal presidente Mazzoncini. Strumento di speculazione finanziaria del proponente verso i propri azionisti.
Per i cittadini, invece, oltre all’inceneritore che brucia 70mila tonnellate di rifiuti, un altro impianto, più grande, di 90mila tonnellate ancora a rifiuti!
Un impianto che non serve per trattare rifiuti.
Oggi, a livello nazionale e tanto più in Lombardia, dove c’è la maggior concentrazione degli impianti, ci sono più centrali a biomasse che rifiuti organici da trattare! Basta leggere la recente sentenza del Tar Piemonte Sez.II 20 settembre 2022 n.736 che “ha fatto i conti” e negato un nuovo impianto perché non è giustificato il bisogno. E il recente comunicato del Consorzio Italiano Compostatori che analizza i flussi di materia organica includendo già la previsione al 2026 quando sarà terminata la fase transitoria di raccolta differenziata in tutti i Comuni.
https://m.facebook.com/groups/nobiogasnobiomasse/permalink/6004173629689851/
Impianto biometano bocciato dall’Agenzia per l’Ambiente e procedimento archiviato dalla Provincia, ente competente.
Perché mai i cittadini dovrebbero pure pagare con i propri soldi un impianto insalubre che non serve e che nuoce alla salute? Una pesante negatività tra le altre, sinora trascurata, è l’impatto olfattivo degli impianti per la produzione di biometano, che sprigionano odori nauseabondi che i residenti in zona sono costretti a subire.
Con tutte queste premesse il Piano Cremona 20/30, che si regge unicamente su incentivi pubblici, andrebbe revocato e ridiscusso in seno al consiglio comunale al fine di tutelare la salute pubblica dei cittadini, non incorrere nel danno erariale, rispettare i principi di partecipazione del territorio nelle decisioni che lo coinvolgono.
La commissione vigilanza presieduta dalla minoranza consigliare, presidente Simona Sommi e vice presidente Maria Vittoria Ceraso, riuscirà a riportare i contenuti della commissione vigilanza alle scelte politiche vere e a presentare mozione di revoca del Piano Cremona 20/30 al Consiglio Comunale?
Altre vie non ce ne sono. E neppure tempo a disposizione.
Maria Grazia Bonfante