Ho sempre creduto che le province della Lombardia fossero 12, ma, alla luce dei fatti accaduti negli ultimi anni, vedo che una conta aggiornata ne riduce il numero a 11.
Cremona è oggetto delle attenzioni di città limitrofe – mi riferisco in particolare, ma non solo – a Brescia che ha preso possesso e trasferito a Montichiari la Mostra Internazionale del Bovino da latte, da oltre settant’anni gestita e organizzata da Cremona.
Anche la Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali è stata dirottata nel capoluogo bresciano da cui ora Cremona dipende .
Viene spontaneo sospettare che queste crescenti attenzioni siano solo fasi iniziali destinate a rendere la nostra una città satellite, asservita alle necessità bresciane.
Anche Mantova e Milano sono protagoniste di incursioni nel nostro territorio; la prima si è accaparrata la dirigenza della ATS Valpadana, negandoci così la facoltà di decidere una politica sanitaria coerentemente con le nostre necessità .
Mantova inoltre ha messo le mani sulla Camera di Commercio, mentre il Consorzio Agrario Provinciale non è più gestito dalla Libera Associazione Agricoltori ma dalla Coldiretti, che accentra le decisioni a Milano e a Roma. Insomma hanno fatto man bassa cui si deve aggiungere il ‘passaggio’ di LGH alla holding milanese-bresciana A2A .
Il quadro si completa citando le ambizioni indipendentiste di Crema e Casalmaggiore. Insomma Cremona o è terra di conquista o è terra da cui fuggire.
Che dire? C’è ben poco da aggiungere; perché la situazione parla da sola. Solo una considerazione appare d’obbligo: nel bene e nel male la responsabilità di ciò che accade in una comunità ricade ineludibilmente sulla classe dirigente ad essa preposta.
Non è chiaro non solo a me se i nostri imprenditori e i nostri politici (non considero nemmeno i sedicenti intellettuali, vista l’inanità del loro pensiero) non siano all’altezza dei propri compiti o se abbiano ceduto allo ‘sbaracco’ per interessi la cui natura sfugge ai più.
Sia nell’uno che nell’altro caso spicca il vuoto disinteresse dei cremonesi che assistono alla decadenza della loro città come se la cosa non li riguardasse; si odono poche voci di protesta o di rammarico. I cittadini sembrano interessati solo alla possibilità di raggiungere in pochi passi il centro dove potranno trovare calze e mutande che garriscono al vento, sotto i teli delle bancarelle.
Un quadro desolante che mi fa ricordare le parole dell’amico Zanolli: ‘non ci resta che perdere la fiera di S. Pietro, siamo sulla strada giusta’.
Giuseppe Pigoli
.
3 risposte
👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏
È un degrado lento e progressivo iniziato già dai primi anni 70.
Avremmo potuto espanderci invece ci siamo implosi.
La colpa è della classe politica che ha governato ( mal governato?) con limitatezza degli orizzonti, miopia per le novità e costante stato di soggezione nei confronti di chi faceva meglio.
Diventeremo ( o lo siamo già) un dormitorio periferico che la regione utilizzerà a suo piacere
Analisi ineccepibile. Purtroppo