Johnny Rotten… Lo avete presente? Il cantante della punk band dei Sex Pistols? Rotten, alias marcio/ putrido, è un efficace ed esplicito pseudonimo per un individuo dall’aria poco raccomandabile. Era un leader punk rock, un avanguardista di quella rivoluzione musicale, oggi solo scimmiottata, che si prendeva irriverentemente gioco della società conformistica e anche della regina Elisabetta.
Er Monnezza… Ve lo ricordate? Era il personaggio, alquanto rustico e truzzo, interpretato da un simpatico e a modo suo avvenente Tomas Milian. Monnezza era il nomignolo di Sergio Marazzi, un ipertricotico ladruncolo romano, protagonista di una serie di film molto popolari negli anni Settanta, ancora oggi riproposti con un certo seguito. Film non a caso detti … trash.
Due personaggi con un loro perché, Rotten e Monnezza, espressioni, in modalità assai differenti, di un’epoca, uomini liberi, certo discutibili, allergici ad ogni forma di controllo, anticonformisti e controcorrente.
Ma è di un’altra umanità trash che mi sento di scrivere, quella che non porta in dote un nome d’arte o un trucido ruolo cinematografico, ma che ‘magnanimamente’ è solita condividere con il prossimo il putridume e la mondezza. Quella che lancia i rifiuti dal finestrino dell’automobile, quella che lascia in eredità ai posteri i resti di un bivacco da fast food, quella che per sfuggire alla (pur discutibile) tariffa puntuale distribuisce ovunque e con generosità ogni sorta di rifiuto indifferenziato, quella che svuota il portacenere della sua vettura al bordo del marciapiede; quella che se ne frega delle regole condominiali e si ostina a buttare la carta nel cassonetto della plastica, la plastica in quello del vetro, l’umido compostabile nella indifferenziata, così da invitare ogni sorta di uccello onnivoro a distruggere a colpi di becco la sottile consistenza del novello sacco bleu microchippato. Ancora: quella che imbratta i muri con graffiti che poco o nulla hanno di artistico, quella che porta a spasso il cane e non raccoglie le deiezioni del suo migliore amico a 4 zampe, costringendo i malcapitati passanti a guardare dove mettono i piedi per non incappare nella fortunatissima evenienza di pestare una m…
Ma chi l’ha messa in giro la trovata che pestarne una porti bene!? Ditelo a chi ci ha ‘pattinato’ sopra con una ciabattina infradito…
Va da sé che la città è sporca. Soprattutto le periferie pagano il fio della mancanza di senso civico e di educazione di un troppo nutrito esercito di menefreghisti, pigri, superficiali e sozzoni che praticano lo sport del lancio della bottiglia di plastica, della lattina col beverone energetico e, peggio, della birretta in vetro. Che depositano la spazzatura di casa nei contenitori non dedicati, nei parcheggi, nei parchi, per strada…
Affidandomi alla mia memoria, non credo di sbagliarmi nel ricordare una città più pulita, che ha passato il testimone ad una Cremona decisamente abbruttita da rifiuti in bella mostra (passatemi l’ossimoro) anche nei luoghi più ameni e verdi. Così la passeggiata lungo il fosso o sull’argine di Po si trasforma in una sgradevole sequenza di rifiuti abbandonati nei posti dove latitano le telecamere, dove tanti manifestano il loro degradato o, peggio, inesistente senso civico spargendo immondizia come coriandoli a Carnevale, dove, di contro, tanti si rifugiano cercando il ristoro di una boccata d’aria, lontano dalla nebbia pregna di smog che fa della Pianura Padana un luogo dall’aria irrespirabile.
Il sudiciume, la monezza non sono teatro, non sono cinema, tantomeno musica. Sono però uno spettacolo davvero sgradevole. Che vanifica la tanto decantata bellezza di una città che non può vivere solo di Torrazzo, Cattedrale e violini, una città già affetta da patologie croniche degenerative, come la crisi del commercio nel cuore cittadino, tappezzato di vetrine sporche e spente, di edifici degradati in disuso.
Una città più pulita è possibile. Se solo si potesse contare sulla buona volontà, consapevolezza ecologica, senso civico, amore per il bello di tutta la comunità! Forse non abbiamo ancora raggiunto un livello di civiltà tale da supportare l’efficacia della ‘tariffa puntuale’. La cui introduzione ha oggettivamente peggiorato la situazione, incrementando i gesti di inciviltà un po’ ovunque in città. Dobbiamo avere l’umiltà di riconoscerlo e magari fare un passo indietro. Tante brave persone, ligie ai doveri civici, consapevoli che i rifiuti possano essere una risorsa, hanno trasformato le loro cucine e i loro balconi (se li hanno) in maleodoranti isole ecologiche. Io ho ben cinque pattumiere in casa (umido, vetro e lattine, carta, plastica e indifferenziata), conferisco regolarmente l’olio negli appositi contenitori così come sono un’affezionata frequentatrice del Centro del riuso. Ma a fronte di chi si prodiga nel nettare il suolo pubblico o il grande fiume, talvolta con atti eclatanti che meritano un articolo di giornale, a fronte di chi si è più banalmente attrezzato al dovere civico della pulizia del proprio, pur vivendo in spazi ridotti, magari non essendo convinto che se ne possa in futuro trarre qualche vantaggio in bolletta (ma la speranza è l’ultima a morire), quanti se ne fregano? Troppi.
Gigliola Reboani
Una risposta
Speriamo che nel futuro ospedale ci sia un primario che curi non solo la sordità ma anche la vista dei nostri amministratori!