Davanti a Palazzo Cittanova a Cremona hanno piazzato un distributore per auto elettriche, telecamere, cinque armadietti per il controllo della fibra, un cartellone pubblicitario, macchia d’inchiostro su un affresco medioevale. Lo stupro urbanistico viene segnalato dalla stampa.
Con eleganza, precisione e fermezza Adelaide Ricci, del dipartimento di musicologia dell’università di Pavia, e Anna Maramotti, docente universitaria e presidente di Italia Nostra sezione di Cremona, hanno stigmatizzato, con classe, lo scempio. Shampoo delicato. Barba e capelli. Balsamo. Toni accorati e tanta amarezza. Luca Burgazzi, assessore cittadino ai Sistemi culturali, ha risposto. Misurato e un po’ professorino, che non è mai un buon sistema per acquisire consenso e simpatie, ha giustificato e assolto l’amministrazione comunale per l’accaduto. Ha fatto la spiega e ammesso: «Concordo che quelle cabine sono una bruttura e cercheremo di capire come rimediare». Non è poco. Sarebbe stato più tranquillizzante assicurare: «Rimedieremo». La violenza è stata consumata in centro città e sotto gli occhi di tutti, Coram populo, per restare nel campo del patrimonio culturale. L’amministrazione non se ne era accorta. È comprensibile. Non ha il dono dell’ubiquità, ma i vigili urbani e qualche consigliere o assessore sarà passato da quelle parti. Adesso lo sa. Burgazzi ha promesso che il Comune cercherà la soluzione. Non ha precisato i tempi, ma si può stare tranquilli. Parola di assessore. Non è quella di boy scout, ma non è il caso di sottilizzare. E se, nonostante gli sforzi e le riunioni con relativo brainstorming, l’amministrazione comunale non trovasse la risposta cercata? Assolderà un consulente? Campa cavallo che l’erba cresce.
«Fare o non fare, non c’è provare» ammonisce il maestro Yoda, ma la pubblica amministrazione non è la saga di Guerra stellari. «Siamo tutti eterni studenti – spiega Burgazzi – o almeno a me piace pensarlo perché l’insegnamento non è mai a senso unico». Doppio senso di marcia ed elogio ai perenni fuori corso, non sono da buttare. Pensarlo non è un peccato, né mortale, né veniale e non comporta alcuna penitenza. Neanche tre pater, ave e gloria. Avesse previsto anche una sospensione temporanea dell’apprendimento e l’inizio di un lavoro part-time, l’ipotesi dell’assessore sarebbe stata encomiabile. Studenti-lavoratori, che male c’è? Alcune giustificazioni presenti nella risposta di Burgazzi sono opinabili. Commentarle significherebbe precipitare in un loop, in un ping pong polemico, sterile e poco costruttivo. Inutile riprenderle. Un passaggio però merita di essere sottolineato. Supera la questione specifica dell’obbrobrio urbanistico in discussione per diventare spunto di un discorso più generale. «Occorre vigilare – scrive Burgazzi – costantemente con lucidità e perseveranza nella cura del nostro patrimonio culturale; certo è che molte questioni emergono solo oggi perché è da anni che manca questa attenzione, (anche e soprattutto nell’opinione pubblica) ma proprio per questo occorre che tutti ne siano consapevoli».
Per l’assessore le offese al patrimonio culturale sarebbero causate soprattutto dalla mancata vigilanza dei cittadini. Se ne deduce che solo una parte residuale è imputabile alle istituzioni. Ma allora a che servono gli assessorati alla cultura, al patrimonio, all’urbanistica? A che servono le autorizzazioni per costruire, demolire, ristrutturare? A che servono Comune, Provincia, Regione, Sovrintendenza ai beni culturali? A che servono la politica e i politici? Da anni manca l’attenzione a questo problema sentenzia Burgazzi. Lapalissiano. Banale. L’assessore, marzullianamente si faccia una domanda e si dia una risposta. Perché è successo? Chi lo ha permesso? Chi ne ha tratto vantaggio?
L’opinione pubblica è stata distratta, ma le istituzioni deputate alla vigilanza stavano su Marte. Per Cremona non è una novità. Il deputato europeo vi alloggia quasi tutto l’anno. Oppure hanno voltato la faccia dall’altra parte, o chiuso un occhio – forse entrambi – o dormivano. O, più realisticamente, non fregava loro nulla di preservare il passato. Burgazzi non chieda cosa non hanno fatto i cittadini per la salvaguardia del patrimonio culturale, ma chieda cosa non hanno fatto le istituzioni che rappresenta per salvaguardarlo. L’elenco degli interventi realizzati negli ultimi anni non giustifica quanto è successo davanti a Palazzo Cittanova, ma Burgazzi non è il colpevole. O, meglio, se lo è, può esibire delle attenuanti. Paga le conseguenze dell’assenza di una cultura della conservazione, della storia, dell’ambiente in senso lato. Della mancanza di quella Speranza progettuale che Tomas Maldonado, cinquant’anni fa invitava a recuperare. Da allora qualcosa si è modificato, ma molto è rimasto invariato. Siamo più verdi, ma più succubi della razionalità tecnocratica, più liquidi. Più egoisti e più arrabbiati. Più nichilisti. Più replicanti che umani. Privi di memoria e ricordi. Siamo più Roy Batty : «Tutti quei momenti saranno persi nel tempo come lacrime sotto la pioggia».
Questo il problema.
Antonio Grassi
7 risposte
Disamina perfetta che pone in evidenza come Burgazzi sia inadeguato nel ruolo ricoperto…..ma sopratutto è mai possibile che ci si accorga se un locale mette una scritta in più per pubblicizzare l’attività con conseguente aggravio di costo e si rimanga ciechi ( le istituzioni) davanti ad uno scempio del genere? Un minimo di apprendimento estetico gioverebbe molto alla nostra classe politica.
Lo sfregio all’estetica ed alla storia è consumato ed è sotto gli occhi di tutti. Persino a quelli di un bergamino indiano. Ovviamente senza offesa per i bergamini indiani. Ora bisognerà porre in atto lo sfregio economico alle casse comunali perché lo spostamento è inevitabile ed immagino costerà non poco. Su tutto un dato politico non da poco: amministrazione del tutto non all’altezza.
Tutto nasce da un’ inarrestabile deculturazione popolare. La scuola perde la sua funzione e si interrompe il ciclo virtuoso di rinnovamento delle generazioni di insegnanti un tempo di eccellenza oggi disastrate. Bisognerebbe con fatca ripartire dalla Scuola e dal suo recupero. Sarà possibile? E la Storia chi sa più cos’è? Orrore!
Sempre bravissimo! Affronti i problemi con grande competenza, lanci frecce che ( centrano si l’obbiettivo) ma si dissolvono come piume al vento. Nessuno dei responsabili se non sollecitati si rende conto di questi scempi? Cosa fanno?
La domanda ritorna ossessiva: questa classe dirigente cosa dirige?
Ricordo (e condivido) il commento di Karl Kraus a proposito di un caso analogo a Vienna: “Non la forza ma l’ignoranza temo”.
Complimenti per l’articolo ma vorrei mostrare anche il retro di Palazzo Cittanova, ormai trasformato in vespasiano, con guano e deiezioni umane……!!!