Otto mesi fa il Comune di Cremona informava sul suo sito la cittadinanza del programma di manutenzione straordinaria nell’area circostante il torrione dell’ex Castello di S. Croce in via Ghinaglia. ‘L’intervento – si legge nel comunicato – verrà eseguito nella mattinata di sabato 19 dicembre e prevede la sistemazione del verde e l’asportazione dei rifiuti presenti nel fossato che circonda quanto resta dell’antica fortificazione. Nonostante la pulizia effettuata periodicamente, a causa dello scarso senso civico di alcuni, negli ultimi tempi, la situazione nei pressi del torrione ha subìto un certo degrado. Da qui la decisione di un intervento radicale, coordinato dal Servizio Ambiente ed Ecologia, che sarà effettuato dagli addetti delle Serre comunali, in collaborazione con Linea Gestioni. Nel frattempo gli operatori di una ditta specializzata hanno già provveduto a posare nuove esche topicide. Sarà infine incrementata l’azione di monitoraggio che già svolgono le Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) anche per verificare il corretto utilizzo dei cestini stradali così come l’esposizione dei rifiuti da parte dei residenti. Il mancato rispetto di queste semplici regole di civile convivenza oltre ad intaccare il decoro di un’area pubblica, comporta problemi di carattere igienico e sanitario, nonché il dispendio di risorse pubbliche.’ Ma ecco come si presenta adesso, nelle immagini scattate da Mino Boiocchi il torrione di via Ghinaglia. Una giungla lo sovrasta. E così ciò che resta del castello di Santa Croce va ad allungare l’elenco dei pessimi biglietti da visita che la città offre ai (pochi) turisti che qui approdano in questi giorni. Ben vengano gli abbattimenti programmati delle piante ammalorate se dettati da reali e documentate necessità e a salvaguardia dell’incolumità delle persone, ma urgono anche interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione del verde pubblico.
Il castello di Santa Croce venne edificato a partire dal 1370 per volere di Bernabò Visconti che quando conseguì il dominio di Cremona accarezzò subito il disegno di costruirvi una solida rocca. Chiamati a sé il Conte Simone Settala, governatore di Cassano d’Adda, Forlino Magenta dei Rusconi, Vicario di Crema, e Bartolomeo Caimano, capitano delle milizie, li consultò sulla località più adatta ed opportuna per iniziare la grande opera. Furono esaminate le adiacenze, e venne scelto l’avvallamento a nord-ovest della città, prospiciente la grande ansa del fiume Po, a poche decine di metri dal cavo Baraccona. Luogo ritenuto più adatto per praticarvi le fosse, le palizzate ed i terrapieni. Nell’area sorgeva il monastero priorato dei frati benedettini della Badia di Nonantola, con relativa chiesa e ospedale. Il monastero portava il titolo di S. Croce, che passerà poi al castello. Pochi mesi dopo il Visconti ottenne da papa Urbano V la licenza per poter abbattere il cenobio (la vicenda degli abbattimenti si protrarrà per molto tempo). Accanto al monastero sorgeva la Porta di Santa Croce eretta nel 1209.
Per la costruzione della fortezza, il Visconti incaricò il cremonese Raffaello Rebuello che godeva di fama di valente architetto e ingegnere militare. Vista la vastità dell’opera fu imposto un finanziamento alla società cremonese, clero e nobilità in particolare.
Succeduto a Bernabò, il genero Gian Galeazzo ampliò e rinnovò il castello. Cabrino Fondulo, nuovo dominus di Cremona, vi aggiunse parecchie vie coperte, contrafforti e robuste fortificazioni. Al tempo la fortezza possedeva quattro torri angolari. Le riforme più importanti del ‘400 furono concretizzate da Francesco Sforza. Iniziò poi la costruzione della possente ghirlanda, o barbacane, e dei due rivellini, interno ed esterno: una seconda muraglia difensiva che chiudeva il castello vero e proprio. Il castello in questi anni ospitò illustri personaggi come Bianca Maria Visconti e Ludovico il Moro A quell’epoca vi erano gli appartamenti finemente decorati dei duchi, tre rigogliosi giardini, e altre amenità che lo facevo somigliare ad una piccola corte.
I francesi nel 1520 costruirono i due torrioni, agli estremi nord (esistente) e sud (abbattuto, probabilmente sito nel giardino della monache Angeliche). Un fulmine caduto nel 1580 fece esplodere la Santa Barbara situata nella torre maestra. Varie opere di riforma furono condotte dal XVI al XVIII secolo, secondo le esigenze dell’arte militare.
Il castello resistette con onore e gloria all’assedio del 1648. La storia del Castello ebbe la sua fine nel 1784 quando l’ordinanza di Giuseppe II, Imperatore d’Austria, pose in vendita la fabbrica e molte fortificazioni della città. Poco dopo fu ceduto al marchese Clemente Magio che iniziò la demolizione del castello, per ricavarne materiale da costruzione destinato alla vendita, e la chiusura delle fosse. Nel 1800 la rocca era demolita, tranne il barbacane che sopravvisse per parecchi decenni, la torre maestra e il rivellino maggiore in parte smontati.
Nel 1827 le fosse erano definitivamente interrate. Le ultime possenti demolizioni si ebbero a cavallo della seconda guerra mondiale quando fu smantellato il barbacane e lottizzato il quartiere Castello. Rimane a memoria di uno dei più bei castelli d’Italia solo il Torrione detto del Giardino di via Ghinaglia.
3 risposte
Ottimo collegamento fra storia e degrado …..e chissà che dall’alchimia delle ceneri tutto rinasca.
L’attuale amministrazione, abituata a demolire, tagliare alberi , probabilmente deciderà prima o poi di demolire quel che resta del castello ( lo stato di abbandono è sotto gli occhi di tutti) per fare un bel parcheggio per le auto, dato che in zona non esiste. La cosa non mi meraviglierebbe!
Sono un cremonese che dal 1969 abita a Genova.
Mi interessa ogni cosa di Cremona.
Ho letto il bellissimo articolo che riguarda il Torrione (abitavo Via Vittorio Veneto).
Sono tifoso della Cremonese anche se a volte mi delude