Nasce da un’idea e dalla volontà condivisa da quattro cremonesi la prima, storica edizione della Festa del Torrone che si tenne a Cremona in piazza del Comune il primo dicembre 1985. Il ‘lampo di genio’ balenò nella mente eclettica di Agostino Melega ed illuminò altre tre persone che collaborarono, finanziandolo, alla realizzazione del progetto. Lo stesso Melega ha rievocato quelle vicende nella partecipata conviviale del Lions Club di Casalbuttano, presieduto da Palmiro Fanti, al ristorante Il Gabbiano di Corte de’ Cortesi. La serata è stata introdotta dal cerimoniere Giuliano Nassano che ha presentato il relatore e il giornalista Vittoriano Zanolli che l’ha intervistato. Furono Fulberto Ferragni, dirigente della Sperlari che aveva appena lasciato l’azienda di via Milano per lavorare alla Vergani e il suo direttore Mario Casella ad accogliere con entusiasmo la proposta. A loro si unì l’imprenditore ‘Ciuffo’ Galimberti che aveva conosciuto i due dirigenti durante i lavori di asfaltatura del piazzale antistante la Sperlari. Galimberti faceva parte di una cordata di industriali che avevano appena rilevato la Vergani e convinse Ferragni e Casella a passare alla concorrenza. Il finanziamento della Festa del Torrone maturò all’interno dell’Api, la neonata Associazione delle piccole e medie imprese di Cremona di cui faceva parte Galimberti. Fulberto, nonno della ‘influencer’ Chiara, era nipote dell’ornitologo Odoardo che per studiare gli uccelli li abbatteva a suon di fucilate nel centro cittadino, li impagliava e li donava al Museo di Storia Naturale. A lui il Comune ha intitolato una via.
Era stato il Palio di Isola Dovarese, con lo spettacolo dei protagonisti in costume, dei figuranti e degli sbandieratori a ispirare Melega che pensò alla rievocazione storica delle nozze nella chiesa di San Sigismondo tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, celebrate il 25 ottobre 1441 e del banchetto durante il quale secondo tradizione fu servito un dolce a base di miele, mandorle e albume a forme di torre che prese il nome di torrone. Le più importanti corti d’Europa parteciparono all’evento. Anche Federico II arrivò a Cremona con la sua corte comprendente arabi che portarono il torrone.
Intanto il gruppo degli organizzatori della Festa si era allargato a Deo Fogliazza e Virgilio Caletti. Il terzetto si reca a Vicenza per chiedere la restituzione delle statue raffiguranti Francesco e Bianca Maria, conservate al Museo civico. In occasione della partita di calcio Cremonese-Lanerossi Vicenza, Melega rinforza la richiesta esponendo allo stadio uno striscione con la scritta ‘Restituiteci le statue’. Ma la risposta è negativa. La delusione per il rifiuto è ampiamente compensata dall’adesione di Canale 5 al progetto. L’emittente garantisce la copertura televisiva dell’evento purché vengano impiegati i cavalli. Richiesta accolta. Ma durante lo svolgimento della manifestazione interviene una pattuglia della polizia locale che contesta la presenza in piazza del Comune di animali che sporcano il selciato. Nasce una discussione nella quale si inerisce una pattuglia della polizia di Stato che ha la meglio sui colleghi e che sentenzia che è tutto in regola. La Festa è imponente grazie all’apporto dei 200 figuranti di Isola Dovarese. Determinante risultò l’appoggio di monsignor Franco Tantardini amico della famiglia Melega da quando quest’ultima si trasferisce ad Annicco da San Giovanni in Persiceto, nel Bolognese.
Durante la preparazione della Festa, Melega aveva rinvenuto in San Sigismondo ampolla e cimeli utilizzati durante il rito nuziale e la lettera con la quale Francesco Sforza portava in dote Pizzighettone e Pontremoli dove sopravvivono tracce del dialetto cremonese. Insomma, la prima Festa del Torrone ebbe successo ma senza seguito finché non è stata riesumata in epoca recente da organizzatori non cremonesi tra i quali Davide Rampello, legato a Mediaset ed Eurochocolate. Il rilancio porta la firma di Alfeo Garini, sindaco di Cremona dal 1990 al 1995. Diverse edizioni furono allestite da Claudio Bertoglio con la sua società d’eventi fino all’attuale organizzatore, il modenese Stefano Pelliciardi con il quale la Festa ha assunto progressivamente un carattere marcatamente commerciale.
Al dibattito seguito alla relazione dell’ospite e condotto da Zanolli ha partecipato il giornalista e storico Fulvio Stumpo che ha spiegato i motivi della diffusione del torrone in ampie zone del Meridione e nell’Italia settentrionale, con esclusione del centro. Il dolce diventato simbolo di Cremona nasce con gli arabi che lo portano nei loro domini: Sicilia, Calabria, Campania, Spagna, Nord Africa. Non si diffonde nello Stato Pontificio perché è impedito il passaggio della corte di Federico II che però raggiunge l’Italia settentrionale dove il torrone si diffonde partendo da Cremona. Il primo documento che attesta l’esistenza di questo dolce è datato 1546: notabili cremonesi scrivono di salami, cotechini e torrioni. Infine Stumpo ha sottolineato come le nozze tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti segnarono l’inizio del declino di Cremona, con la perdita d’autonomia, lo smembramento del territorio e il passaggio sotto il dominio spagnolo.
2 risposte
Vittoriano, l’unico tuo difetto è di essere speciale! Da sempre. Grazie. Un caro saluto a te e Margherita. Palmiro.
Grazie