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CremonaFiere, 2 strade ricorso al Tar e procura

3 Aprile 2021

Guardare in faccia la realtà è il punto di ripartenza dopo una sconfitta. Atteggiarsi a vittime e rimpiangere il passato è un esercizio sterile. E’ autolesionistico. Anche gonfiare i muscoli e compiacersi davanti allo specchio è un’inutile iniezione di autostima, come lo è immaginare un futuro che veda trionfare le forze del bene.
L’incontro in Regione tra la delegazione cremonese, il governatore Attilio Fontana e gli assessori Fabio Rolfi e Guido Guidesi è stato una presa in giro. Questa è la realtà. Sedersi di fronte a Rolfi che è stato parte attiva nel trasloco della Mostra del bovino a Montichiari, ascoltare vaghe promesse d’aiuto dopo essere stati danneggiati forse irreparabilmente è un’umiliazione che i cremonesi non meritavano, al netto degli errori commessi. Si sono presi gioco di loro. Sono tornati a casa cornuti e mazziati. Chissà se ne sono resi conto. La Regione avrebbe potuto svolgere un positivo ruolo di mediazione agendo d’anticipo. Avrebbe dovuto convocare le parti, Anafij e CremonaFiere, prima della scadenza del contratto per cercare un’intesa che era doverosa alla luce dei 68 anni di proficua collaborazione. E’ intervenuta dopo il triplice fischio che ha chiuso la partita. Il premio di consolazione per gli sconfitti è la promessa di un finanziamento che non ripara la perdita subita. I fondi serviranno ad allestire una mostra a dicembre, un mese dopo quella in programma a Montichiari. Ma quanti allevatori sceglieranno Cremona quando Anafij spingerà i suoi associati, che sono la quasi la totalità, ad andare nel Bresciano? E quanti iscriveranno i loro capi a entrambe le mostre? Ci sono tutte le premesse per assistere all’ennesimo sperpero di denaro pubblico. Alitalia docet. In un Paese normale, non malato di conservatorismo come il nostro, i libri della compagnia di bandiera sarebbero stati portati in tribunale almeno una decina d’anni fa. Al fallimentare tentativo dei ‘capitani coraggiosi’ hanno fatto seguito altre costose e disastrose operazioni di salvataggio, tutte a carico della collettività e decise dai partiti. CremonaFiere ha le potenzialità per non sopravvivere attaccata alla greppia dello Stato, appesa agli interessi e agli umori dell’uno o dell’altro politico. La sua storia, il prestigio e le capacità tecniche giustificano un futuro produttivo, non parassitario. Per questa serie di motivi bisogna tentare di riaprire la partita, anche alla luce dei nuovi elementi che ora emergono. Da mesi lo staff di CremonaFiere cerca inutilmente un contatto con Anafij, che non risponde alle email e si nega al telefono. Tale comportamento omissivo può giustificare la richiesta di sospensiva al Tar, cioè un’ordinanza con la quale si congelano temporaneamente gli effetti degli atti impugnati, in questo caso il contratto d’affitto. E’ dubbia anche la legittimità della rescissione. Con decreto numero 1290 del 26 maggio 1959, il presidente della Repubblica conferisce ad Anafi personalità giuridica su proposta del ministro dell’Agricoltura. Da allora l’Associazione percepisce finanziamenti statali per l’attività che svolge a favore del sistema allevatoriale. CremonaFiere ha sviluppato le strutture con la costruzione dei nuovi padiglioni nel corso degli ultimi trent’anni e ha ampliato l’attività grazie ai soldi pubblici. La sola Regione ha stanziato 12 milioni di euro a fondo perduto per la costruzione dei nuovi padiglioni. Senza la Mostra del bovino o con un’esposizione ridotta si vanifica l’investimento regionale e si crea un danno erariale. Un esposto alla procura della Repubblica potrebbe riaprire la partita e stabilire se gli attori in campo hanno condotto il gioco correttamente. E se l’arbitro, la Regione, è stato imparziale.
Ribadiamo un concetto: la Fiera non è del Comune di Cremona, della Provincia, della Libera, della Coldiretti, della Camera di commercio. Non è di proprietà dei soci fondatori. E’ dei cremonesi. Chi l’amministra pro tempore, lo deve fare nell’interesse superiore della collettività. Perciò deve avviare tutte le azioni consentite a tutela del bene che gli è stato affidato.

4 risposte

  1. E chi sarà la tartaruga che farà quanto proposto e che una formica condivide? Chi sarà il tosone coraggioso che prenderà il toro per le corna? Qui ci vuole un salmone canadese.

    1. Di tartarughe ce ne sono fin troppe. Ci vorrebbe un ghepardo, che alle nostre latitudini non vive. Accontentiamoci di un gatto: da qualche parte uno se ne troverà pure…

  2. Vittoriano la tua analisi dei fatti, tenendo conto anche del tuo intervento precedente è completa, lucida e al di sopra delle parti. Grazie

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