‘Mia nonna Adelaide guardarobiera di Verdi’

27 Gennaio 2023
‘Da tempo sento parlare delle tribolate vicissitudini legate a villa Verdi, quella di S.Agata, nel Parmense. Queste vicende mi riconducono ai racconti di mia nonna, Adelaide Bardelli, classe 1859, quando l’Italia ancora non era unita. Trascorse  nella residenza di Villanova sull’Arda alcuni anni della sua giovinezza. Conobbe il maestro Peppino, gli artisti che frequentavano quella casa, i personaggi legati alla musica di quei tempi. Era guardarobiera, nonna Adelaide, ma imparò anche a lavorare in cucina’. Clementina Conti, arzilla 93enne cremonese, rievoca i ricordi della sua infanzia. Lo fa oggi, 27 gennaio, in occasione del centoventiduesimo anniversario della scomparsa di Giuseppe Verdi (Le Roncole, 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901).
Mentre parla, Clementina Conti mostra le fotografie (quella centrale è autografa del Maestro)  custodite gelosamente dalla nonna e ora in suo possesso.  ‘Adelaide, a nove anni, dopo la terza elementare, – racconta – iniziò a contribuire al sostentamento della sua famiglia andando a lavorare in filanda. A piedi, ogni mattina prima dell’alba, con gli zoccoli legati al collo per non consumarli, da sola, da fuori Porta Po andava all’opificio. Poco più che adolescente, si trasferì a Villa Verdi, come guardarobiera. Il Maestro la chiamava ‘ragazòola’. Lavorava in un mondo dorato. Stava bene in quella casa dove Giuseppe Verdi viveva con la seconda moglie, il soprano  Giuseppina Strepponi. Il musicista riceveva numerosi personaggi, perlopiù cantanti: Francesco Tamagno tenore e Teresa Stolz soprano, ad esempio. A Roncole arrivavano spesso in visita anche Giulio Ricordi e Amilcare Ponchielli’.
Rientrata a Cremona, nonna Adelaide ritrovò il suo primo amore che nel frattempo si era sposato, aveva avuto una bambina ed era rimasto vedovo. Lo sposò, ebbe due figli e fece da mamma anche alla bimba nata dal precedente matrimonio del marito. ‘La sua non fu una vita facile, tutt’altro – prosegue la signora Conti -. Ma la sua energia e lo spirito indomito le davano una grande forza.  Vivevamo tutti insieme: lei, il figlio, la nuora e noi nipoti. La nonna aveva imparato alla perfezione a organizzare casa e famiglia. Io e i miei tre fratelli siamo cresciuti con lei, visto che la nostra mamma era costretta a lavorare duramente tutto il giorno alla macchina da cucire. Ha affrontato le difficoltà e le privazioni dovute a due guerre.  Sapere che la nonna era stata a contatto con delle vere e proprie stelle non solo del loro tempo, ma anche del nostro, la rendeva ai nostri occhi di bambini, miei e dei miei fratelli, speciale. Era una piccola grande donna. Ci mostrava a volte le antiche foto che testimoniavano la sua permanenza in casa Verdi e un alone da star la avvolgeva’. Quelle stesse foto che sono state accuratamente custodite e che costituiscono un reperto storico. Chissà come avrebbe sofferto seguendo le tribolazioni legate a villa Verdi, che oggi lo Stato giustamente vuole che sia non più residenza privata, ma patrimonio degli italiani, aperta al pubblico’.
Vittoriano Zanolli 
Di seguito il link con le disposizioni testamentarie di Giuseppe Verdi
https://fb.watch/aOByUlEmYY/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *