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‘Cristianesimo al tramonto?’ Il libro di una Misscredente

5 Febbraio 2024

Il nuovo libro di Patrizia de Capua, Cristianesimo al tramonto? Soliloqui di una Misscredente, Farina Editore, Milano.
Il titolo potrebbe far pensare a un pamphlet. Ma non lo è. Il sottotitolo sembra contenere un refuso. Ma non è così. Per accertarsene, è sufficiente leggere la quarta di copertina, dove il tono è pacato, sine ira et studio. La rassegna delle opinioni che si possono adottare riguardo alla religione cristiana non prevede ostilità preconcette, limitandosi ad enumerare con minuzia entomologica le possibili opzioni. Dopodiché, il significato di quel Misscredente, che pare nato da uno scivolamento della digitazione, viene spiegato e argomentato. Resta il dubbio che non ci sia stato detto tutto. Che Patrizia de Capua sia una donna che “non crede, ma rispetta e vuole comprendere (socraticamente) che cos’è ciò in cui non crede” può essere vero, ma l’intellettualismo socratico non giustificherebbe l’impegno nel revocare alla memoria gli articoli di fede appresi nell’infanzia e nella fanciullezza, e oggi abbandonati nella penombra dalla teologia ufficiale. La clausola finale, poi, “e che continua a cercare”, sottintende un persistente interesse per l’ambito religioso che non può derivare da mera sete di conoscenza, ma deve essere accompagnato da passione e coinvolgimento emotivo. Allora entriamo nel testo e vediamo di comprendere questa motivazione ad un tempo intellettuale e appassionata.

Patrizia de Capua è estranea all’odio verso il cristianesimo, non avendo mai conosciuto il grande amore. Forse anche la sua tiepida fede infantile era di tipo “gnostico”, secondo quanto nel libro viene spiegato ad illustrare le critiche di papa Francesco rivolte allo gnosticismo, “intellettualismo di idee senza realtà ecclesiale”. Fra le pagine si intravede una punta di nostalgia verso un universo sistematico e coerente di verità di fede in cui, pur con qualche eccezione, si sapeva da che parte stavi: al di qua o al di là della linea di confine fra il bene e il male. Oggi verità e valori morali si mimetizzano fra distinguo e proroghe che creano confusione.
Magari non è tanto l’autrice a non credere, proclamandosi miscredente, quanto lo stesso imputato chiamato in causa a non credere in se stesso.

Che cos’è, il cristianesimo? E soprattutto, che cos’è diventato? Che il cuore umano fosse un “guazzabuglio” lo sapevamo già grazie a don Lisander. Che i filosofi fossero scettici che disseminano dubbi metodici e iperbolici, pure. Sapevamo anche come Agostino di Tagaste coniugasse la conversione alla fede cristiana con un’inquietudine esistenziale: l’inquietum cor nostrum. Lo stesso Papa ha dichiarato che l’inquietudine è una grazia, confessando: “ho paura dei cuori quieti”. E però… sarebbe opportuno che si capisse se e quando il celibato ecclesiastico verrà abolito, se e quando le donne avranno accesso a un autentico e paritetico sacerdozio, se gli omosessuali saranno accolti non solo con una benedizione, ma con pari dignità di fronte ai sacramenti, e ancora se nei sacramenti, oltre al nome, qualcosa è cambiato, ad esempio nel Battesimo o nell’Estrema unzione. Non soffriamo per la mancanza di uno studio mnemonico del catechismo a sette anni, che invece all’autrice pare un depotenziamento pedagogico, ma anche a noi interesserebbe sapere se vi sono state modifiche consistenti nel corpus dottrinale, nel dogma, nella teologia, per lo meno quella accessibile ai comuni mortali, ossia non implicata nei meandri della fisica quantistica. E vorremmo capire se ci è sfuggito qualcosa rispetto a dimissioni papali, nel lontano Medioevo considerate “viltà”, e coesistenza di due papi, uno dei quali un tempo non poteva che essere l’Anticristo.

Il cristianesimo sembra insomma aver smarrito forza attrattiva poiché ha annacquato la propria identità. Se cambiano la visione del mondo e l’etica di milioni di persone, il tramonto è vicino. Fine annunciata, secondo l’autrice, da ambiguità e contraddizioni, come quella di pretendere “discernimento” da chi viene sottoposto al rito della “proscinesi” in segno di obbedienza e sottomissione all’autorità. Alla morte di Dio, dice il filosofo e teologo Vito Mancuso, ha fatto seguito il delirio di onnipotenza dell’Io-Dio. Se miliardi di individui “non conoscono altro assoluto che se stessi”, è più che naturale che il cristianesimo registri chiese sempre più vuote.

Dunque tutto è perduto? No, a meno che, come la professoressa in pensione sottolinea a più riprese, la Chiesa di Roma non metta mano a un ambito nel quale si è segnalata fin dalle origini. Ci riferiamo alla capacità di far propri e utilizzare i più moderni mezzi di comunicazione. Su questo terreno essa gode ancora qualche vantaggio. La tecnologia più avanzata viene saggiata e sperimentata. L’Intelligenza Artificiale, di cui si parla ormai ad ogni conferenza e incontro, ha già dato prova di sé nell’omelia di una Messa in Baviera, e a Lourdes CatéGpt risponde a domande su fede e magistero.

Il libro di Patrizia de Capua va letto, a nostro parere, come stimolo a proseguire la ricerca in questa materia tanto incerta e problematica quanto necessaria nell’integrare il quadro di una cultura ancora bisognosa di spiritualità e riflessione. Una spiritualità magari senza dogmi, come quella presente con differenti istanze e curvature nella filosofia di Emanuele Severino, Massimo Cacciari, Gianni Vattimo, Vito Mancuso, Ivano Dionigi e chissà quanti oscuri cercatori di verità. Un bisogno di meditazione che, se non viene colmato dall’Occidente, trova rispondenza ad Oriente. Nel vecchio continente, ormai, “neanche un prete per chiacchierar”. Ci pensano i monaci a colmare il vuoto: un “laico ritiro spirituale per insegnanti” è la proposta del Monastero di Cellole a San Gimignano.
E non dimentichiamo che “oportet et hereses esse”: è opportuno che ci siano anche eresie, il cui scopo è di far rifulgere i veri credenti, parola di San Paolo, I Corinzi, 11, 19. Ma per lui quella parola non significava ancora “eresie”, sinonimo di roghi e Inquisizione. Si trattava di “opinioni che comportano divisioni e scelte divergenti”, parola di Umberto Eco nella sua Storia della civiltà europea.

 

Filippo Lamberti

Sotto il link con la copertina del libro

copertina Cristianesimo al tramonto

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