Tanto ha fatto discutere la intitolazione dell’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi, che per molti è stata ritenuta prematura e per molti altri inopportuna. La normativa prevede che non sia possibile intitolare vie o piazze a persone che non siano scomparse da almeno dieci anni, mentre per gli edifici si può derogare, tanto che lo stesso Comune di Milano ha intitolato alla scrittrice Michela Murgia un Centro Civico, non senza ovvie polemiche anche in quel caso. Nomine di sapore decisamente politico, ma del resto per legge spetta alla Politica la competenza di nominare strade ed edifici.
Quanto a queste intitolazioni così vicine al decesso del personaggio, non si può negare che la fretta sia una caratteristica tipica del nostro tempo: la fretta di giudicare tutto, la fretta di risolvere i problemi, la fretta di emettere sentenze definitive su questo o quel problema… e anche la fretta di consacrare alla collettività un personaggio piuttosto che un altro.
Anzitutto facciamo chiarezza: l’ intitolazione di vie, strade e piazze si chiama odonomastica, mentre quella dei luoghi si chiama toponomastica.
Furono gli antichi Greci in quell’incredibile V secolo a. C. a formalizzare per primi un pianificazione urbanistica strategica che prevedesse vie, piazze e strade in senso moderno.
A Roma fecero la loro comparsa le grandi arterie consolari come la Cassia, la Appia, la Salaria etc…mentre le prime “autostrade” della storia come la via Aemilia o la Postumia collegavano tutti i grandi centri dell’epoca con una caratteristica: che tutte le strade portavano a Roma.
L’impianto della città romana seguiva quello a scacchiera dell’accampamento militare che i Romani piazzavano accanto agli insediamenti che conquistavano, che reggeva su un impianto a croce costituito dalle due principali arterie, il Cardo è il Decumano.
Lo sviluppo delle città medioevali è poi molto più disorganico e spesso per cerchi concentrici, e fino al XVIII secolo non ci sono nomi delle vie; le città vengono divise per Contrade, a loro volta raggruppate nelle più grandi città in zone, a Milano per esempio i Sestieri.
I nomi delle vie erano per lo più occasionali o abitudinari: nomi dei santi dati dalle chiese o dalle confraternite più importanti della via, nomi dei mestieri (le corporazioni contavano sempre assai) come armorari, pettinari, orefici, spadari, mercanti etc, altre volte erano i mercati rionali a dare i nomi come via del verziere, piazzetta delle erbette etc…
Anche il mestiere più antico del mondo spesso diventava un toponimo: in Brera la via Fiori Chiari identificava un collegio di pie ragazze in antitesi alla via Fiori Scuri dove invece si trovano le case chiuse. E non mancavano nemmeno intitolazioni “anatomiche” quali via delle Tette o via delle Fiche per meglio orientare chi fosse in cerca di piaceri a pagamento…
Spesso si trovano nomi di animali ma che in realtà derivavano dagli animali presenti negli stemmi delle famiglie nobili che in quella strada avevano il loro palazzo (orso, corngaggia etc…) e che col tempo spesso hanno anche dato alla via il proprio nome.
Bisognerà però aspettare gli austriaci con Giuseppe II per una formalizzazione ufficiale delle vie e dei numei civici, per facilitare ovviamente la riscossione delle tasse: era il 1786 quando a Milano iniziava la numerazione unica progressiva degli edifici slegata dalle vie.
Dal 1865, fatta l’Italia, si fece anche una legge che normava per tutto il Bel Paese la odonomastica cittadina.
E dal Risorgimento in poi inizia la mania di intitolare vie a personaggi famosi anziché a luoghi e attività: da lì in poi la deriva personalista è stata inarrestabile.
Vittorio Emanuele, Cavour, Mazzini, Garibaldi …la celebrazione dei padri dell’Italia unita da il là a una vera e propria mania di legare le vie ai personaggi famosi.
La Grande Guerra con il suo spaventoso sconvolgimento e i tanti morti ha come conseguenza l’intitolazione delle vecchie vie dedicate a mestieri e luoghi a battaglie, caduti, eroi e sacrari.
Mussolini vorrà una vera e propria odonomastica fascista legata all’ Impero coloniale e alla Romanità, e dopo il 1945 assistiamo per contro ad una vera e propria revanche degli antifascisti con la sistematica sostituzione delle vie fasciste con quelle dedicate alla Liberazione, ai suoi martiri e alle sue date.
Oggi invece il criterio prevalente con cui si intitolano le vie è la popolarità dei personaggi, sempre più spesso slegata dal loro rapporto coi luoghi e i contesti locali: la territorialita è stata sostanzialmente abolita a favore della fama internazionale o politica dei personaggi.
Come diceva Ennio Flaiano, se una volta si poteva aspirare a morire in odore di santità, oggi si può al massimo sperare di morire in odore di pubblicità…
sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
docente di archivistica all’Università degli studi di Milano