C’è la realtà. Ci sono le utopie. Ci sono idee che trasformano le utopie in realtà. Ci sono idee sballate. Ci sono gli stum schis che le idee le hanno, ma non si pronunciano, allineati e coperti. Non si sa mai. Ci sono Cremona e la provincia che trasformano le buone idee in aborti. Poi ci sono i confusi. Indentificano la battaglia delle idee con le ideologie. Scambiano i diritti sociali con quelli civili e trovano nel Pd, copia difettosa e taroccata dell’ex Dc, l’azionista di riferimento. Chiudono il cerchio quelli senza idee, ma con la delega per decidere. Numerosi tra i politici locali, costoro si affidano al pensiero altrui, soprattutto a quello delle associazioni di categoria. Il referendum sull’inceneritore del 18 giugno 1994 rientra tra le buone idee tradite. Convocato dal Comune, costato 174 mila lire, ha visto la partecipazione di 38 mila votanti, oltre il 51 per cento degli aventi diritto. Vincono i contrari alla costruzione dell’impianto a San Rocco, ma l’Amministrazione comunale se ne fotte. Dieci giorni dopo, il 28 giugno il consiglio respingeva il risultato della consultazione.
Il 10 novembre 1997, Luigi Bersani, ministro dell’Industria, inaugura l’impianto, costruito nel luogo bocciato dai cittadini. Il canale navigabile, centinaia di milioni di lire spesi in progetti presentati, rivisti, cambiati, aggiornati, pozzo senza fondo, sanguisuga di risorse pubbliche, è fermo al palo da decenni. Idea geniale e visionaria si è rivelata sperpero di risorse pubbliche. L’idrovia doveva collegare Milano a Cremona e raggiungere il mare attraverso il Po. Cremona porto di Milano. Le bettoline non sono mai arrivate o partite dal capoluogo lombardo. Del progetto sono rimasti il nome di una fermata della Linea 3 della metropolitana meneghina e i pochi chilometri costruiti nel nostro territorio, utilizzati per gare di pesca Sogno fallito e spreco, l’opera incompiuta documenta l’incapacità e l’inefficienza della politica. L’ipotesi d’interrare il moncone realizzato è già in posizione sulla rampa di lancio, pronta per essere lanciata. Attende che qualcuno schiacci il bottone per mandarla in orbita. Legati a filo doppio con il canale sono il porto e la navigabilità sul Po. Mettono tristezza. Parole al vento e promesse non mantenute.
Il nuovo ospedale, idea controversa, è il peccato di chi pretende d’essere grande ed è piccolo. È il complesso di essere disconosciuti per quel che si pensa di valere. Ma non basta ritenersi fenomeni per esserlo. Forse, non è niente di tutto questo. Forse è questione di business che con la sanità ha uno spiccato feeling. Forse è solo una cazzata di politici bisognosi di visibilità. Ma non si dice. «La verità è come la poesia, e alla maggior parte della gente sta sulle palle la poesia». Mantra de La grande scommessa, il film non racconta di sanità ma di molti, moltissimi quattrini, ma vederlo non è tempo sprecato. Pochi giorni fa l’Asst ha comunicato che per ambiente, urbanistica e idrogeologia «non sussistono impedimenti alla fattibilità» (Cremonasera, 14 ottobre) dell’ottava meraviglia del mondo. La notizia non provoca brividi. Non toglie nulla alle critiche e alle perplessità suscitate dal progetto. Non cancella il problema di fondo, sintetizzato in tre interrogativi ai quali nessuno ha ancora risposto in modo preciso ed esauriente. Il nuovo ospedale è indispensabile per la sanità del territorio? Soddisfa i bisogni legati alla salute dei cremonesi? La vecchia struttura è tanto malmessa da richiedere la rottamazione?
«Magari un ospedalino a Cremona – spiega Pietro Cavalli – ci sta benissimo e per la sua costruzione certamente qualcuno ci guadagnerà qualcosa, ma perché nessuno si rende conto che la verifica e l’analisi dei dati sono fondamentali per affrontare qualsiasi nuova scelta/investimento?» (Vittorianozanolli.it,15 ottobre). Apprendere che l’ubicazione per la cattedrale del futuro è idonea ai parametri richiesti dalla legge conforta, ma è un aspetto puramente tecnico. Non basta e non è il principale. E’ secondario rispetto alla valutazione delle esigenze del territorio, del tipo di assistenza che
si intende fornire e delle relative patologie. Indicatori questi dirimenti e decisivi per procedere in una direzione o in un’altra. L’Asst ha focalizzato l’attenzione dei cittadini sul dito e non sulla luna. La conformità del luogo è acqua fresca, marketing di scarsa qualità. È irritante. La sostanza sta altrove. Il comunicato non aggiunge una virgola a favore dell’opera e non ne toglie una al dissenso. Specchietto per le allodole, non azzera le critiche. Le alimenta.
I quattro totem piazzati alle quattro porte della città possono essere una figata pazzesca o una minchiata paurosa, ma la seconda ipotesi è la più gettonata. L’idea, quintessenza di provincialismo d’accatto, è il disperato grido, lo stratagemma, il gesto eclatante di chi vuole dimostrare la propria esistenza. Simboli fallici, i quattro tralicci celebrano la potenza di una città impotente che ha ceduto Lgh ad A2a. Che è diventata suddita di milanesi e bresciani. Che ha perso in confronto elettorale e molto altro con Mantova. Che è la Cenerentola dell’impero e non si intravede un principe che possa interessarsi a lei e toglierla dal sottoscala. I totem esaltano una grandezza immaginaria e la presunzione si scopre miseria. L’ironia, lo sberleffo, la satira puniscono la supponenza. Sarà una risata che vi seppellirà.
Il 7 ottobre, nella sala Stradivari di Cremonafiere, organizzato dal Comune, si è tenuto il convegno sulla qualità dell’aria in Pianura Padana. «Hanno partecipato esponenti del mondo politico, tecnici, ricercatori universitari e rappresentanti delle associazioni di categoria. Tutti insieme vogliamo capire meglio lo stato della situazione attuale, comprenderne le cause e condividere le azioni messe in atto per affrontarle e le prospettive ulteriori», spiega il sito ufficiale del Comune. Mentre i medici studiano la terapia, il paziente muore. Nel frattempo Cremona resta capitale italiana per inquinamento delle polveri sottili e anche in Europa è sul podio. Marco Zolezzi ex parlamentare del Movimento 5 stelle, presente al convegno, scrive: «Aria inquinata, acqua inquinata, suolo desertificato. La ricetta per evitare il futuro ai nostri bambini. Una ricetta dell’orrore come le relazioni istituzionali di Regione Lombardia al convegno del 7 ottobre» (vittorianozanolli.it, 12 ottobre). Il confronto in sala Stradivari è stato un’eccellente idea, un brainstorming da sballo. Inutile. Quasi inutile.
Masterplan 3 c, autostrada Cremona-Mantova, terzo ponte, sono alcune delle altre stazioni della Via Crucis delle idee controverse, inconcludenti, giuste ma buttate nel cesso, iniziate e abbandonate. Se ne aggiungeranno altre e pochi muoveranno un dito. Ma in riva la Po e sotto il Torrazzo va sempre tutto bene. È Cremona, bellezza. Va pian putel e non farti idee sbagliate. Non pensare di cambiare.
Antonio Grassi
2 risposte
Ha ragione: le idee sono per lo più giuste, ma l’inettitudine e ( forse) la corruzione hanno confinato queste idee nei locali dedicati a note funzioni corporali… che dire? Evidentemente ai cremonesi sta bene così; ho sentito un politico in vista dire a gran voce:”i cremonesi vogliono due cose: il nuovo ospedale e la Cremona-Mantova “ non mi risulta che vi siano stati sondaggi in merito, ma i cremonesi vogliono così.
in riva al Po va molto male, malissimo, ma potrebbe andare molto meglio se ci fosse meno cattiveria e più avvedutezza