Sono passate due settimane dall’inizio della guerra in Ucraina e le cose stanno se possibile peggiorando. Avevo sostenuto la linea dura sulle sanzioni per convincere la Russia a desistere dall’aggressione. L’Occidente ha adottato all’unanimità sanzioni durissime che stanno facendo collassare l’economia russa. Ma purtroppo ciò non è bastato a fermare la guerra. Anzi, la Russia sta reagendo in modo ancora più aggressivo. A questo punto le conseguenze economiche saranno molto pesanti. Sicuramente avremo nel breve un’impennata dell’inflazione è sicuramente una recessione che speriamo tecnica, cioè di un solo trimestre. Tutto questo deve portare l’Occidente a cambiare profondamente il paradigma economico su cui si basa.
Partiamo dai numeri: Pil dell’Occidente 43.500 Billion $; Pil Russia 1.500 Billion $, cioè il 3% appena. Cosa dovremo fare? In primis un piano energetico per non dipendere da singoli fornitori e cercare di accelerare sulle rinnovabili e sulle fonti alternative. Molto promettente ad esempio è la filiera dell’idrogeno, vettore già maturo industrialmente e adatto a tutti gli usi: trasporto, produzione elettrica e riscaldamento. Bisogna investire sulla produzione green, cioè da fonti rinnovabili e sui sistemi di distribuzione che sono diversi rispetto al metano. E allo stesso modo sui motori e sulle centrali elettriche che hanno turbine differenti. Nei piani europei l‘idrogeno dovrebbe coprire il 25% del mix energetico nel 2050 . Una spinta maggiore sarebbe auspicabile.
Il secondo settore dove concentrare gli sforzi è quello della produzione di batterie, sia per i motori elettrici sia per lo storage. In questo ambito l’Europa è quasi vergine: arriva tutto dall’Estremo Oriente, rendendoci particolarmente vulnerabili in un settore cruciale per il nostro futuro sia economico che ecologico.
Terzo settore su cui concentrarci sono i chip. Questi piccolissimi apparati sono ormai alla base di qualsiasi prodotto di uso comune. Noi europei eravamo i primi produttori mondiali all’inizio degli anni Novanta. Poi sulla scia della globalizzazione abbiamo lasciato che venissero prodotti a prezzi più bassi sempre in estremo oriente. Oggi paghiamo doppio dazio: siamo dipendenti da loro ed abbiamo una penuria che condiziona tutta la nostra filiera produttiva. Per ottenere l’autosufficienza nei chip e nelle batterie e recuperare il gap accumulato ci vogliono investimenti colossali ormai sostenibili solo a livello europeo. L’Europa con la presidente Ursula von der Leyen ha stilato un programma dettagliato su questi temi nel PNRR . Spetta a tutti gli Stati implementare e magari accelerare con fondi nazionali su questi settori. La guerra Russia-Ucraina dovrebbe farci capire che la globalizzazione come è stata declinata ci ha resi succubi della Cina e di altre piccole potenze (Corea del Sud e Taiwan). Ormai sono in gioco il nostro futuro e la nostra indipendenza.
Infine uno sguardo ai mercati finanziari. Sono depressi per l’incertezza derivata dalla guerra. I valori sono diminuiti fortemente ma non sono crollati. Se dovessimo arrivare ad una soluzione o almeno a una tregua sono pronti a rimbalzare. Comunque è ovvio che non tutti i settori rimbalzeranno allo stesso modo perché ci saranno settori vincenti e settori perdenti. Come sempre la finanza è un termometro che misura chi sta bene da chi sta male. Sicuramente, come detto all’inizio, una finanza che si basa su un Pil di 43.500 dollari troverà le soluzioni per proteggere i capitali e se si fanno scelte oculate e non di pancia si potrebbe anche avere dei buon ritorni.
Francesco Papasergio
Una risposta
Analisi di pregevole lucidità che mette il dito sulla piaga senza equivoche concessioni alle presunte e tutt’ora indimostrate doti taumaturgiche della globalizzazione. Ma l’obiettivo di ricostruire una sufficiente autonomia europea in settori strategicamente vitali è purtroppo condizionato alla capacità d’intendere e volere e di sguardo lungo di classi politiche del vecchio continente che al momento non brillano per energia e vitalità.Speriamo che lo shock di una guerra a stretto confine svegli la bella addormentata. Sempre ammettendo che Zelensky sia il principe che la sveglia col bacio e non chi le porge la tossica mela stregata