Cremona come Roma? La città del Torrazzo avrà nel suo skyline i comignoli dell’inceneritore per molti altri anni? Il futuro dell’inceneritore cittadino fornirà un’ulteriore cartina di tornasole rispetto al modo di intendere il rapporto salute/ambiente e il tema della transizione ecologica/energetica del nostro territorio. Quale sarà la posizione della giunta comunale e del partito democratico cremonese davanti all’ipotesi di un revamping dell’inceneritore che, se venissero confermate le informazioni pubblicate sulla stampa, potrebbe veder prolungata la sua vita ben oltre il 2029?
Il tema sarà oggetto di dibattito pubblico e coinvolgimento della cittadinanza o rimarrà tutto tra le mura del palazzo comunale e della provincia? La maggioranza sta già pensando, come per l’impianto di biometano, di chiedere compensazioni alla “Life Company” o esiste una minima possibilità che si opponga ad ogni ipotesi di nuovo posticipo della data di dismissione dell’impianto?
La chiusura dell’impianto è slittata dal 2017 al 2019 al 2024 al 2029 ed ora? A differenza di Roma, però, qui a Cremona non c’è il paravento ignavo delle “decisioni già prese da qualcun altro” utilizzato dalla Schlein durante la sua ultima conferenza stampa. Il momento di scegliere da che parte stare è adesso, senza titubanze o giri di parole. Il PD dovrà dirci dire in modo chiaro se la pratica dell’incenerimento, infiocchettata dalla termovalorizzazione (che restituisce valore solo agli investitori e non ai cittadini), rientra o meno nel suo paradigma di economia circolare. Nella nostra regione, che ospita 13 impianti di questo tipo, è necessaria chiarezza dal punto di vista politico a tutti i livelli di rappresentanza senza ulteriori giri di parole.
Dalla stampa si apprende che l’inceneritore di via San Rocco sarà sottoposto ad una revisione della autorizzazione integrata ambientale. Non verrà però solo discusso l’adeguamento alle nuove BAT (migliori tecnologie disponibili) europee, ma la nuova autorizzazione riguarderà anche una richiesta di revamping della seconda linea, che, per l’onerosità dell’intervento, fa pensare ad una volontà di veder l’impianto in funzione ben oltre il 2029.
Durante le ultime elezioni regionali, l’accordo elettorale tra M5s e Pd venne disatteso già il giorno dopo l’annuncio dalle dichiarazioni dei rappresentanti dem cremonesi di vari livelli. Furono spese infatti parole ambigue o diametralmente opposte sul tema dell’autostrada Cremona-Mantova, allevamenti intensivi e, appunto, sull’inceneritore. Per quanto riguarda il tema ambientale e l’economia circolare, il testo dell’accordo era chiaro e sanciva entro il 2030 il superamento degli impianti di incenerimento più obsoleti e meno performanti, come ad esempio il percorso che può riguardare il sito di Cremona, tra l’altro già previsto prima dello “sblocca Italia” e dalla proroga al 2029 da parte di chi (l’attuale sindaco) ne aveva promesso la chiusura in campagna elettorale molti anni fa.
Se davvero la volontà è quella che “la Lombardia smetta di essere l’immondezzaio d’Italia perché non può continuare ad essere il centro raccoglitore di rifiuti di vario tipo (indifferenziato, fanghi da depurazione, ecc.) di altre regioni”, come sottoscritto dal candidato governatore Majorino, bisogna dichiarare gli intenti in modo chiaro: ovvero che nel 2030 l’obiettivo è quello di spegnere l’inceneritore cittadino. Le alternative ci sono. Il modello Contarina nel Veneto ha fatto scuola. La riconversione o la definizione di nuovi impianti di altra natura, ipotizzate dal primo cittadino di Cremona, e non solo, sono invece altra cosa e sono subordinate ad altre questioni, che devono necessariamente considerare il fabbisogno regionale di smaltimento e gli impatti cumulativi di questi impianti.
A distanza di qualche mese come si posiziona la maggioranza del Comune di Cremona, che attraverso i suoi uffici tecnici sarà coinvolta nel procedimento autorizzativo? Come si posizionano la Provincia di Cremona ed i suoi consiglieri? Quale sarà la posizione dei consiglieri regionali del nostro territorio? La segreteria del partito democratico è cambiata, e sarebbe importante sapere se è cambiata anche la posizione dei rappresentanti locali su questo tema.
Marco Degli Angeli
coordinatore provinciale m5s