La seguente lettera è stata inviata ai sindaci cremonesi.
‘Le indagini appena portate a termine dai carabinieri Forestali del gruppo di Brescia, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Mauro Leo Tenaglia, confermano che sul tema fanghi e gessi di defecazione c’è ancora molto da fare in termini di revisione delle normative, controlli, pene e conoscenza del problema.
I numeri sono preoccupanti
Dodici milioni di euro di profitti illeciti, 15 indagati, 150mila tonnellate di fanghi contaminati da metalli pesanti, idrocarburi ed altre sostanze inquinanti spacciati per fertilizzanti smaltiti su circa 3.000 ettari di terreni agricoli, molti dei quali nella nostra provincia cremonese.
Questa indagine ha scosso in modo forte l’opinione pubblica ed ha fatto nascere esigenza di risposte e azioni concrete per salvaguardare la salute e l’ambiente in tempi brevi. Le istituzioni tutte non possono perdere altro tempo.
La legge Galan del 2010 ha stabilito che i gessi di defecazione (ovvero i fanghi sottoposti a processi chimici con carbonati e acido solforico), a differenza dei fanghi da depurazione non dovessero essere tracciati.
Infatti se oggi l’Italia vanta una delle normative, seppur migliorabile, più severe a livello europeo sull’impiego dei fanghi, i gessi ne sono totalmente esenti perché per definizione non sono considerati rifiuti ma fertilizzanti e quindi liberamente messi in commercio senza alcun controllo e tracciabilità come avviene al contrario per i fanghi e i rifiuti in generale.
Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, nel 2018 elaborò una proposta di superamento di questa legge per poter inserire la tracciabilità della filiera dei gessi, così come avviene con i fanghi. In conferenza Stato-Regioni, purtroppo la Lombardia non ha mai, fino ad oggi, sostenuto questa proposta.
Il provvedimento doveva inoltre avere anche l’avvallo del ministero delle Politiche agricole e trovò l’opposizione sia del ministro Centinaio che del ministro Bellanova.
Mi auguro che la nuova compagine di Governo ed il parlamento italiano, a fronte di questo gravissimo scandalo possano questa volta trovare un accordo a tutela dell’ambiente e della nostra salute.
Urge quindi una revisione e un aggiornamento a livello statale della normativa sull’utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura, ma ancora più importante l’equiparazione dei gessi di defecazione a quello dei fanghi.
Vanno inoltre inasprite le pene dei reati ambientali oggi troppo blande attuando il disegno di legge ‘Terra Mia’ che l’ex ministro Costa aveva tentato di portare in consiglio dei ministri ma che aveva trovato sempre l’opposizione di qualche ministro.
Come ultimo, ad oggi la norma nazionale consente ad impianti non in regola di continuare a lavorare dandogli fiducia con la speranza che le irregolarità prima o poi verranno corrette. Così ci si ritrova con impianti che continuano a inquinare anche dopo una serie di diffide ricevute. La norma va cambiata imponendo che l’autorizzazione debba essere revocata dopo tre diffide comminate dall’ente di controllo nell’arco di cinque anni.
E ormai evidente, alla luce dei fatti, che il blocco dello spargimento dei fanghi, sancito con delibera regionale, in più di 150 Comuni ha avuto degli effetti collaterali sui nostri territori forse non preventivati.
Se da un lato il divieto può sembrare una azione per salvaguardare ambiente e salute, dall’altra ha aperto e accelerato e favorito il business dell’incenerimento e dall’altra parte ha incentivato lo spargimento dei gessi.
La conseguenza è che i nostri campi sono stati invasi da gessi che non sono tracciabili, perché escono dal ciclo dei rifiuti e vengono considerati emendanti.
Non si sa quali rifiuti li compongono e nemmeno i terreni utilizzati non devono essere dichiarati.
Pur essendo normativa di interesse nazionale, in attesa della revisione del decreto, gli enti locali locali potrebbero già implementare misure a tutela dei propri cittadini. Alcune azioni potrebbero infatti partire da Regione Lombardia ed altre dai Comuni.
Cosa potrebbe fare da subito Regione Lombardia?
Le risposte ci arrivano dai dati ISPRA che ci dicono che:
- la Lombardia riceve ogni anno oltre 500 mila tonnellate di fanghi di depurazione, corrispondenti circa agli escrementi di 6 milioni di persone
- 12 milioni di tonnellate di rifiuti speciali da fuori regione.
Gli impianti d’incenerimento nazionali: hanno una capacità residua di 5 milioni di tonnellate (tra inceneritori e coinceneritori ci sono 437 impianti in Italia di cui 1000 in Lombardia)
La nostre Regione potrebbe, per esempio, bloccare l’import delle oltre 500.000 tonnellate di fanghi da altre regioni e chiedere in conferenza Stato-Regione di estendere la tracciabilità, anche ai gessi di defecazione e puntare sul compostaggio dei fanghi, via più efficace, più salubre che però ha ‘il difetto’ di lasciare pochi margini di guadagno.
Cosa potrebbero fare le Amministrazioni comunali?
I sindaci, quali garanti della tutela della salute dei cittadini, possono intervenire sui propri regolamenti prendendo ispirazione da quanto già fatto da altri comuni mantovani e bresciani negli scorsi anni.
Il primo Comune ad adottare il regolamento restrittivo per i gessi da defecazione è stato Rodigo (Mantova), nel 2012.
In seguito, il comitato ‘Tutela dei suoli agricoli lombardi’, ha rielaborato e aggiornato tale regolamento ottenendo pareri favorevoli da Ats e Arpa, e facendolo adottare ai Comuni di Mariana Mantovana, Asola, Guidizzolo, Curtatone, Castel Goffredo e Suzzara, per citarne qualcuno.
I regolamenti prevedono (con le opportune specificità che variano da Comune a Comune) che ci siano almeno 500 metri di distanza per gli spandimenti dai centri abitati e 200 dalle case sparse, indagini pedoagronomica dei suoli pre e post periodo di spandimento, tracciatura di tutti i fertilizzanti di tipo B (gessi di defecazione compresi), divieto di spandimento la domenica e quando sono chiusi gli uffici ai quali i cittadini possono fare segnalazione di mancato rispetto
Sperando di fare cosa gradita, allego alla presente, il regolamento adottato dal Comune di Mariana Mantovana (MN).
Credo che in attesa di una dovuta revisione nazionale e regionale, sia quanto mai opportuno far partire dal basso una iniziativa di coinvolgimento territoriale ed arrivare a deliberare in ogni consiglio comunale della nostra provincia, regolamenti atti a preservare salute e garantire l’incolumità dei cittadini, e del nostro patrimonio agricolo e ambientale.
Speranzoso di aver contribuito in modo costruttivo al dibattito in corso confido in un vostro pronto intervento e rimango a disposizione per ogni tipo di chiarimento e approfondimento
Marco Degli Angeli
consigliere regionale Movimento 5 Stelle Lombardia