Caro Direttore, come non condividere il ‘lamento’ della signora Pieri? Chi scrive ha fatto la maturità prima della demagogica riforma Sullo che ha inferto il primo grave vulnus ai programmi d’esame, cui poi è seguita negli anni una vera e propria devastazione. La Pieri si lamenta per le scuole elementari e fa benissimo, ma che dire delle medie? Negli anni ’50 alle medie si facevano tre anni di latino, con versioni dal latino e anche dall’italiano, si traduceva il ‘De bello gallico’ e i versi meno complicati di Tibullo e Catullo, si studiava la metrica del distico elegiaco, si arrivava alle equazioni di secondo grado, si studiavano i poemi omerici nella traduzione neoclassica, si faceva la lettura e il commento di poesie e di brani di prosa della nostra letteratura… e poi storia e geografia oggi dimenticate e infine la lingua straniera e il disegno. Gli esaminatori erano esigenti, ma nessun candidato moriva. Alle superiori arrivavano così studenti pronti a un’ulteriore severa ma indispensabile selezione.
La scuola deve essere in partenza fruibile da tutti ma non deve poi fare del prolungato assistenzialismo: essa è per sua natura selettiva e non mancano tipi di istituti diversi per andare incontro alle varie capacità, esigenze e predisposizioni. Alla fine degli anni ’70 fui sorpreso di leggere su una rivista di sinistra l’articolo di un professore universitario che notava come dalla promulgazione della riforma Gentile, la severità dei programmi d’esame della maturità fosse stata oggetto di un attacco sistematico da parte dei vari ministeri dell’istruzione e paradossalmente anche da parte del ministro Bottai.
La scuola è da allora l’agnello sacrificale per ingraziarsi il consenso delle mamme e delle nonne che a tutti i costi pretendono un diploma prestigioso per i propri ragazzi, che lo meritino o no; e se ne vedono i risultati. C’ è anche la laurea triennale: e come no…tutti dottori! Evviva! Con il ministero Azzolina abbiamo toccato il fondo, adesso qualcuno tenterà di scavare… speriamo che Bianchi operi meglio e che soprattutto Draghi vigili… vedremo.
Gianni Carotti