Sono un’insegnante di lettere che svolge l’attività nelle scuole medie di due comuni del Bresciano. Vorrei portare la mia esperienza nella speranza che sia utile al dibattito avviato dalla professoressa Angela Biscaldi.
In un momento drammatico da vari punti di vista come quello ormai lunghissimo in cui siamo immersi la DAD e’ una, forse l’unica, possibilità di mantenere gli studenti agganciati all’istituzione scolastica. Da molti anni gli insegnanti lamentano le difficoltà dovute al numero eccessivo degli alunni inseriti nelle classi, nelle quali sono inoltre presenti problemi diversi più o meno gravi: ragazzi con disturbi specifici di apprendimento, con bisogni educativi speciali, con difficoltà di concentrazione e così via. Per contro gli insegnanti di sostegno sono sempre meno. Le aule sono spesso inadeguate come dimensioni e formare piccoli gruppi significa avere ambienti a disposizione e attrezzature idonee. Pochi sono gli edifici scolastici in grado di organizzare gli spazi necessari per lavorare in modo proficuo. Non si può ora recriminare su problemi antichi sempre vivi che non hanno avuto in passato considerazione per risparmiare. Si è risparmiato sulla scuola, sulla sanità e la ricerca, si sa e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Ma adesso bisogna far fronte alla situazione del momento.
Generalmente i docenti, a quanto ne so, si fanno in quattro per inventare i modi migliori per coinvolgere gli alunni, aggiornando le proprie conoscenze soprattutto tecnologiche, per tenere lezioni utili e accattivanti, per offrire ai ragazzi il modo per non perdersi, per continuare il loro percorso. Per i più piccoli è molto difficile seguire, hanno bisogno di essere aiutati almeno all’inizio dagli adulti. Ma già alle medie dovrebbero sapersi muovere autonomamente. Anche perché il secondo quadrimestre del passato anno scolastico è stato un banco di prova arduo, ma avrebbe dovuto costituire la base di partenza . La relazione umana, la comunicazione non verbale, la vicinanza e la partecipazione tra insegnante e studente è fondamentale e imprescindibile nel processo di apprendimento, non si discute, ma ora bisogna accontentarsi di fare scuola a distanza, meglio di niente, no?
Inutile scontrarsi con la dura realtà che è quella del covid. Inutile protestare e agitarsi. Stiamo lottando e non serve altro che rimboccarsi le maniche. Allora cerchiamo di aiutare i ragazzi a lavorare in modo serio e consapevole, a comprendere che ora lo schermo costituisce il solo contatto con i loro docenti e che devono sfruttare al meglio quello che la situazione offre. Ho avuto alunni che si sono presentati in pigiama, che mangiano davanti al computer, che si nascondono dietro la loro iniziale o immagine fissa per andarsene per i fatti loro, che lamentano difficoltà di connessione inesistenti, che copiano durante le verifiche, che leggono (male) mentre vengono interrogati, che ricevono suggerimenti dai genitori pronti ad ‘aiutare’ e contemporaneamente a controllare e verificare l’operato degli insegnanti. Questo significa non avere senso di responsabilità. Per contro esistono studenti che si impegnano con attenzione e desiderio di cogliere ciò che è possibile cogliere, che dimostrano maturità. Questi ultimi al ritorno della normalità faranno tesoro dell’esperienza difficile che hanno saputo affrontare e superare grazie alla loro caparbietà. Gli altri avranno perso il loro tempo e si troveranno ad arrancare per riprendere una strada interrotta per superficialità. Mi permetto di osservare che sempre più bambini, ragazzi, adolescenti sono sollevati dalle responsabilità quotidiane, i genitori li appoggiano in tutto, spesso si sostituiscono ai figli nell’adempimento dei loro doveri, li sostengono , sono pronti a schierarsi al loro fianco in questo modo impedendo la loro crescita personale. Prendiamo il lato positivo della realtà attuale, quello di far imparare ai giovani a camminare con le loro gambe in autonomia, con consapevolezza, con responsabilità. Solo così potranno veramente capire se stessi e valutare oggettivamente le proprie risorse e capacità, senza arrendersi alla prima difficoltà ma accettando anche i propri limiti sapendo che comunque con volontà e impegno possono essere superati e spostati sempre più in là. Paola Pieri