Giallo dimissioni di Siboni all’Aem, ecco l’inossidabile Fiorella Lazzari

22 Ottobre 2023

«Eh già!  Sono ancora qua». Fiorella Lazzari, come Vasco Rossi. Inossidabile, duttile, resistente.  Una politica d’acciaio. Giustappunto stainless steel: non conosce la ruggine.  Dal Pci al Pd, ha percorso le tappe intermedie della metamorfosi senza sbagliare una nota. Senza mai andare fuori tempo. «No Lazzari, no party».  Ma anche «Cosa vuoi di più dalla vita?» «Fiorella Lazzari» E perché no?  «Una Lazzari è per sempre» Una risorsa per il partito. Testimonial ideale per Cremona capitale dell’acciaio. Un’opportunità per quelli impegnati nell’implementazione del Masterplan e alla ricerca di icona per lanciare il brand per la città.

Assessore provinciale dal 1991 al 2009, per dieci anni (2000-2010) nel consiglio di amministrazione dell’autostrada Brebemi.  Dal 2015 prima consigliera, poi vicepresidente nazionale dell’Ong Mani tese. Nel 2016 nel consiglio di amministrazione di Lgh. Dal 2015 vicepresidente di Aem e, da pochi giorni, presidente.  Subentra a Massimo Siboni che si è dimesso dopo 8 anni e tre mesi dal vertice della municipalizzata. Addio improvviso. Inaspettato. Fulmine a cielo sereno, si usa dire. 

Le dimissioni sono state ufficializzate con un comunicato pubblicato sul sito del Comune. Elenco di giudizi positivi verso l’ex presidente, è un peana. Ma senza anima. Di circostanza.  Burocratico e distaccato.  Formale. Uno testo anonimo e anodino. Loffio nella sua banalità. L’abbondanza di aggettivi encomiastici e di plauso non lo elevano più in alto di una presa d’atto. Di una pratica archiviata.

«Il dottor Massimo Siboni – si legge nel documento – ha rassegnato le sue dimissioni da presidente di AEM Cremona S.p.A. per motivi personali. L’Amministrazione Comunale con grande dispiacere ne prende atto. Il grazie personale del sindaco Gianluca Galimberti e di tutta la giunta va al dottor Siboni per la profonda competenza manageriale, il rigore sincero e leale sempre volto al bene comune, l’appassionata e generosa dedizione, la lungimiranza coraggiosa nelle scelte a favore della società e della città».

E sbrigativa anche la sua sostituzione.

«La vicepresidente Fiorella Lazzari, che con saggezza e bravura l’ha sempre affiancato, diventa la nuova presidente di AEM Cremona S.p.A: anche a lei va un grazie sincero e sentito. L’Amministrazione nominerà un terzo membro del Consiglio di amministrazione in attesa del suo rinnovo previsto per la metà del prossimo anno».

Una comunicazione precisa, che non offre spazi a interpretazioni. 

Il presidente ha lasciato. Grazie presidente. Viva il nuovo presidente. E chi s’è visto, s’è visto.

Nessuno ha fiatato. Nessuno ha chiesto delucidazioni.  Nessuno ha obiettato.

Tutto si è svolto e concluso il tempo di un sospiro, con una semplicità troppo semplice. Una semplificazione di una vicenda che non è semplice. Dimissioni significative, trattate da normale routine. Un cambio di fiori appassiti nel vaso in soggiorno, che il miele e il rosolio delle parole utilizzate non pareggiano il modo sbrigativo con il quale la questione è stata liquidata.

Aem è una società del Comune, caratteristica che la rende un’azienda particolare. Con la politica che gioca un ruolo di primo piano nella gestione e nelle scelte.   Sul sito si presenta con una promessa impegnativa: «Miglioriamo la vita dei cittadini».  Detiene quote in A2a (0,85 per cento), Autostrade Centro Padane (3,47 per cento) e Stradivaria (1 per cento). Briciole, ma in società che non sono una pisciatina per il territorio.

Il presidente sta nel consiglio di amministrazione della Fondazione A2a.  Piccolo, gentile e furbo  cadeau della multiutility milanese- bresciana dopo l’acquisizione di Lgh è meglio di niente.  

Il consiglio di amministrazione viene nominato dall’Amministrazione comunale. Detto con altre parole e con brutale realismo lo impongono i partiti, dettaglio che fa scattare l’interrogativo: e se il fulmine non fosse a ciel sereno? Se il cielo sopra Aem fosse meno terso di quello che si vuole fare apparire?      

Non è una domanda peregrina.  

Il mese scorso la nomina del soprintendente del teatro Ponchielli ha scatenato un putiferio. «Sbrego istituzionale» (La Provincia, 25 settembre) l’aveva definita Luciano Pizzetti, membro di spicco dell’esclusivo club dei politici evergreen. Anche lui inossidabile. Anzi, lui ancora di più: acciaio speciale. Il capo del club.

Siboni è un manager pubblico tra i migliori sulla piazza. Il suo operato pluriennale non è mai stato lambito da polemiche.  E quando Aem è finita su media locali, la maggior parte delle volte è avvenuto per faccende che non lo vedevano coinvolto. Per operazioni decise, pilotate e imposte dai partiti.  Lascia l’incarico di presidente a pochi mesi dalla scadenza. Non è usuale. E quando un comportamento è improvviso e imprevisto ed esce dalla norma, viene immediato immaginare che sia successo qualcosa di grave.  Dopo avere corso una maratona durata anni, a un pugno di mesi dal traguardo Siboni si ferma.  Si ritira.  Paragonarlo a Dorando Petri è eccessivo, ma rende l’idea dell’accaduto.

I motivi personali sono sacri e non va posta neppure la domanda su quali siano. L’ex presidente è più che giustificato a tenerli per sé. A non renderli pubblici.   Se però nella decisione di Siboni hanno pesato anche altre cause più politiche, allora sarebbe auspicabile che l’Amministrazione comunale le rivelasse. Non è un obbligo, ma una scelta del Comune. Una dimostrazione di coraggio. Di trasparenza.  Un sistema per spazzare via i dubbi degli scettici. Dei bastian contrari. Dei San Tommaso. Dei cacadubbi. Dei dietrologi.  Di quella pletora di rompicoglioni che spaccano il capello in quattro.  Per confermare che sopra il cielo di Aem non c’è alcuna nuvola. Neppure quella di Fantozzi. Per agevolare il compito a Fiorella Lazzari di traghettare in un mare calmo l’attuale consiglio di amministrazione fino alla scadenza del mandato.  

«Eh già? Sono ancora qua». E i giovani dove sono?

Un aiuto per rispondere lo fornisce George Battaille: «Il fatto di avere una notte impenetrabile davanti a sé definisce il presente» (La parte maledetta, Bollati Boringhieri, 2003, pagina 181).  

E donne e uomini d’acciaio e  inossidabili non bastano per accendere la luce nella notte impenetrabile. Non risolvono i problemi. Li tamponano. Li rinviano. Non è cosa buona. 

 

Antonio Grassi

 

5 risposte

  1. Questo significa che si risparmierà uno stipendio per i pochi mesi che restano? Potrebbe, questo, essere l’unico lato positivo della faccenda. Poca cosa, ma meglio di niente. Vediamo il bicchiere mezzo pieno, e accontentiamoci delle briciole. Come sempre ormai, se ci sono.

  2. Una fedelissima dell’inossidabile Pizzetti. Importante questa figura in un momento in cui c’è rottura tra i militanti veri e propri e i simpatizzanti ( o ex simpatizzanti come il sindaco e la sua lista) del PD. E in un momento in cui i progetti partiti dall’inossidabile Pizzetti ( autostrada Cremona/ Mantova, ospedale uomo, Biometano, ecc.) sembrano attraversare un periodo di crisi. La presenza rassicurante della fedele Fiorella Lazzari puntella il centro sinistra in vista delle elezioni. Non dimentichiamo nulla quando andremo a votare!

  3. L’obiettivo non è mai il bene comune ma il potere di disporre, favorire, raccomandare e mantenere il sistema contorto della sinistra.

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