Il PNE (Piano Nazionale Esiti) dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali è la fotografia della sanità in Italia e misura la qualità dell’assistenza sanitaria anche ospedaliera ed è in grado di fornire una sorta di classifica degli ospedali, pubblici e privati, in cui è possibile individuare non solamente quelli con i migliori risultati (esiti), ma anche quelli che non raggiungono la sufficienza. Una risorsa importante per gli operatori, che possono così individuare i loro punti di debolezza e impegnarsi per migliorarli, e per i cittadini, in grado di comprendere la qualità dell’assistenza e, potendo, di scegliere le strutture migliori alle quali rivolgersi. In cima alla classifica stanno l’ospedale di Ancona e l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, in cui, detto tra noi, prestano la loro opera anche alcuni medici cremonesi.
Come si classifica invece l’ospedale di Cremona? Bene per alcuni reparti e purtroppo non benissimo per altri, tra i quali alcuni assai pubblicizzati in sede locale ma senza riscontri oggettivi a livello nazionale. Il bello è che la “classifica” di quest’anno non è poi tanto diversa da quella degli anni precedenti, il che purtroppo significa che probabilmente sono in pochi a preoccuparsi di risultati non ottimali e quindi a darsi da fare per migliorarli (per i dettagli l’accesso è https://pne.agenas.it/ospedale ).
Già, l’ospedale di Cremona. Si legge su Cremona Oggi che la Corte dei Conti invita l’ospedale a “programmare e realizzare tempestivamente gli investimenti già finanziati con contributi pubblici o provenienti da soggetti privati”. Si tratterebbe di 24 milioni di euro, a disposizione dell’ospedale maggiore e mai utilizzati e che in parte, secondo la risposta dell’Amministrazione ospedaliera, dovrebbero venire utilizzati “in ragione delle prevista realizzazione del nuovo ospedale di Cremona”, vale a dire tra molti anni. Ma davvero? Ci sono servizi e assistenza che sarebbe indispensabile migliorare (dati certificati dal Ministero), ci sono i soldi per poterlo fare e si decide invece di rimandare il loro impiego tra 10-15 anni, il tempo che, secondo il geometra Giorgio Mantovani, sarà necessario alla conclusione del progetto del nuovo ospedale?
Continuiamo a non sapere quanti cremonesi scelgono di rivolgersi ad altri ospedali e per quali malattie (pare si tratti di un segreto di Sato) e tuttavia, alla luce di quanto sembra di capire, non possiamo dare loro tutti i torti. Se teniamo nel cassetto 24 milioni già disponibili per migliorare l’attività ospedaliera (e magari ce ne sarebbe bisogno) non possiamo criticare quelli che, potendo, cercano assistenza altrove. In attesa dell’ottava meraviglia del mondo (tra quanti anni?) torna alla mente una vecchia e famosa canzone dei Nomadi “noi non ci saremo”. Purtroppo.
L’unica consolazione è che probabilmente resteranno in pochi anche quelli che sostengono oggi la costruzione di un nuovo ospedale e la demolizione dell’attuale, costi quel che costi. Gente che forse non si rende conto che in ospedale ci si va per ottenere la migliore assistenza possibile, non per altri motivi. Per godere della vista di un giardino fiorito basta il cimitero.
Pietro Cavalli
6 risposte
Bravo Cavalli. Analisi perfetta
Però sarebbe ora che trapelassero notizie sui reparti critici di mala assistenza ….di cui tutti parlano ma nessuno indica come si dovrebbe fare per migliorarli. A proposito dell’accenno alla fruibilità di un bel giardino, l’importante è che il verde attorno al Maggiore non venga trascurato vergognosamente!!! come ora (documentazione nelle mani di chi di dovere) altrimenti l’ipotesi, suggerita da Cavalli, che basterebbe il cimitero per la vista di verde e fiori trova pieno suffragio…..un po’ meno tra i
Probabili futuri fruitori. Bravo Cavalli articolo spettacolare e chiaro.
Io continuo a ricordare tutto l’adagio di Giulio Andreotti (non so se mi spiego…): a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Sembra fatto su misura…
👏👏👏👏👏👏👏👏
Sempre bravissimo👍👏👏👏
Come sempre bravissimo il dott. Pietro Cavalli
Grazie