GLI EDITORIALI DI ADA FERRARI
E’ finalmente calato il sipario su una delle campagne elettorali più opache e incerte che Cremona ricordi. Chi ha vinto? Il partito dell’astensione. Quanto al resto, fatico a cogliere l’evidenza di un
vincitore autenticamente politico e non solo aritmetico. In una sintesi di onesto realismo, vista l’incollatura Virgilio-Portesani, si potrebbe dire che il centro sinistra ha sfiorato la sconfitta tanto quanto il centro destra ha sfiorato la vittoria. Un unico messaggio è inequivoco: l’elettorato cremonese è stufo, irritato, convinto che la capacità di risposta della nostra classe dirigente sia ormai irreparabilmente inferiore rispetto all’aggressività e natura delle criticità che ci affliggono. E’ questo il serissimo elemento di riflessione che il voto consegna a vincitori e vinti, uniti dalla comune pratica del silenzio come tecnica per eludere le più scottanti questioni che preoccupano la comunità.
Campagna elettorale memorabile, dunque, non per l’arroganza delle parole ma dei silenzi. Se poi, con pregevole umorismo involontario, qualcuno ha commentato che questo voto premia la continuità, non pare un gran premio vincere di strettissima misura con più della metà dei cremonesi rimasta a casa e la metà votante a sua volta spaccata quasi a metà fra i due schieramenti. Ma pare proprio che, folgorati sulla via del ballottaggio, molti abbiano improvvisamente realizzato che la continuità è il sommo bene da custodire e premiare, quand’anche rappresenti l’usato insicuro contro il quale fino all’altro ieri si mugugnava e meditava vendetta fra Galleria, Baldesio e bar cittadini. La famosa ‘liquefazione’ della razionalità politica sta dunque equamente investendo eletti ed elettori. E’ tutto un navigare a vista, fra porte girevoli, sotterranei scambi, miserevoli opportunismi travestiti da opportunità da cogliere al volo per il bene comune.
Prevedibile che la vittoria di un Pd sempre più ingessato nel doppio petto del partito di potere e di sistema, chiuso nel giacobino pregiudizio di superiorità delle élites illuminate sul popolo bue, produrrà per contraccolpo un rafforzamento del rosso populismo antisistemico che da tempo ribolle e scalpita alla sua sinistra. Né credo che realtà determinate e agguerrite come il Movimento contro il nuovo ospedale getteranno la spugna e si congederanno con un semplice ‘Scusate, abbiamo scherzato. Ora togliamo il disturbo’.
I postumi del voto, quando tutti i nodi impietosamente torneranno al pettine, potrebbero dunque essere politicamente più vivaci della vicenda che l’ha preceduto. Ma in tanto grigiore, una menzione speciale è d’obbligo. Spetta a Marcello Ventura, il leader di Fratelli
d’Italia. Dopo tortuosa pianificazione dei destini elettorali del centro destra, tanto tortuosa che il suo senso è rimasto ignoto
ai più e forse al suo stesso artefice- è riuscito a guidare la coalizione al brillante traguardo della sconfitta. Sconfitta tanto più considerevole perché raggiunta a dispetto degli astri. La costellazione
era eccezionalmente favorevole: da tempo si respirava in città una diffusa e palpabile voglia di voltare pagina e cambiare aria. E invece eccoci alle prese con una coalizione al momento ospite del reparto lacero-contusi del benemerito ospedale cittadino, che conviene usare fin che c’è. Riserve sulla prognosi, nessuna sulla diagnosi: fratture multiple e per giunta scomposte. Frattura fra l’asse Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Fratture all’interno di Fratelli d’Italia. Frattura fra lo schieramento di centro destra e il suo sconcertato (e colpevolmente pigro) elettorato.
Un che di sfocato e incomprensibile aleggia in effetti sull’intera vicenda fin da quando, escludendo nomi che potevano vincere al primo turno tipo Alessandro Zagni o Chiara Capelletti e cavando dal cilindro il nome, sconosciuto ai più, di Alessandro Portesani, Ventura s’è mostrato stranamente restio a capitalizzare le potenzialità di un’irripetibile occasione politica. Vista la ricca dietrologia fiorita al riguardo siamo dunque alle prese con un autentico giallo in cui ogni contorno sfuma e si perde nelle avvolgenti
foschie della nostra amata Bassa.
E Portesani? Probabile vittima sacrificale di qualche originario
accordo trasversale fra gli schieramenti, più che la vocazione del martire ha mostrato la stoffa del giocatore in proprio. Disinvoltamente transgender al punto di offrirsi ai fotografi mentre firma a un banchetto della Cgil, ha schivato i più stringenti agguati dell’esposizione mediatica. Schivato, che non vuol dire superato. Nebbia sul conflitto d’interesse. Nebbia sul curriculum in cui, come un cucù, una fantomatica laurea retrattile compare e scompare. Certamente non il tipo di trasparenza desiderabile dall’aspirante a un rilevante ruolo istituzionale. Dunque, con tutto il rispetto dovuto al
perdente, scelta sbagliata del candidato. Non a caso la forbice dei tremila voti di vantaggio ottenuti dal centro destra nel voto Europeo si era già ridotta a poco più di quattrocento nel voto amministrativo. Per nulla nebbiose e fin troppo plasticamente evidenti, invece, le ritorsioni, i personalismi, i gretti rifiuti di un elementare patriottismo di coalizione che, nelle fasi finali della campagna, hanno fatto del centro destra cremonese un demoralizzante repertorio di umane miserie. Un’armata di separati in casa. Raro assistere a un suicidio politico così irresponsabilmente perseguito.
Oggi la coalizione è un campo di rovine. Ma forse, toccato il fondo, inizierà, insieme all’inevitabile resa dei conti e forse al commissariamento, il lento lavoro di una ricostruzione politica, programmatica, organizzativa e umana in cui il passato, compromesso da troppi errori, non potrà certo pretendere di entrare con tutto se stesso.
Ada Ferrari
17 risposte
Ada commento perfetto il tuo !!!…..molto meno perfetto il centro destra cremonese “ un demoralizzante repertorio di umane miserie. Un’armata di scappati di casa. Vedremo cosa ci riserverà il futuro.
Molto lucida l’analisi di Ferrari: come esiste una “non sconfitta” di Portesani, esiste una “non vittoria” di Virgilio “. Non so se Ventura abbia sbagliato tutto ma a me Portesani è sembrato più dignitoso di Zagni. In quanto al ticket Pizzetti-Virgilio ero sicuro che avrebbe vinto , anche se di poco ma certo che 190 voti di vantaggio, dopo tutta la sponsorizzazione di Pizzetti e tutti i sindaci venuti ad appoggiare Virgilio , mi sembrano molto pochi. Se si va a guardare i ballottaggi nei comuni vinti dal centrosinistra tutti hanno vinto con distacchi maggiori
Le macerie del centrodestra c’erano anche prima. Se si pensa che il centrodestra si è spaccato prima delle votazioni, che pur di non ‘favorire’ il candidato scelto dal nemico interno si è scelto di votare contro o non votare ( che ha favorito chi ha vinto, e si sa che è così), che pur di tenere le mani libere non ci si è alleati neppure quando era importante essere tutti insieme… Alla fine forse avere una giunta tanto alla deriva sarebbe stato comunque un prolungamento dell’agonia. Politici allo sbaraglio. E loro invece credono di essere bravi. Tutti indifferentemente. A destra e a sinistra.
Zagni al primo turno? Gli elettori di FDI (veri non quelli attaccati al carro del vincitore post politiche)oltre al veto Lega, avrebbero votato scheda bianca piuttosto e la Capellletti per lo stesso motivo avrebbe avuto il veto sia da Lega che FI.
Ipotesi molto verosimile.
Macerie? Mi sembra un po’eccessivo. In fondo Portesani ha perso solo di 194 voti. Molto di più il centrodestra in precedenza. Bastava che almeno 300 dei 1000 che avevano votato Portesani al primo turno ,poi non andati a votare nel secondo per un mistero che si perde negli anfratti dell’animo umano, ci fossero andati,e noi non saremmo qua a fare riflessioni semi apocalittiche. Certamente c’è da capire perché questi 1000 non sono andati al secondo turno. Li è la spiegazione prima ancora di pensare ai Giovetti Ceraso….
Un articolo preciso e inappellabile che pone in essere un’analisi puntuale e incontestabile non solo della situazione politica nostrana ma anche e soprattutto di quella Nazionale. Siamo giunti ad un momento storico in cui il partito vincente sia stato quello dell’ astensione. Parlando in generale motivi di questa di questa feroce involuzione del rapporto tra cittadino e politica è sicuramente da riscontrarsi in una incoerenza generale tra quello che viene promesso in campagna elettorale e quello che realmente viene realizzato. Se a tutto questo uniamo una situazione economica divenuta insostenibile per molte famiglie, stipendi con potere d’acquisto dimezzato e una retorica dei media falsa e costantemente propagandistica specialmente per quanto concerne tematiche anche geopolitiche, rischiamo di rendere la situazione ancor più esplosiva e irrimediabile. Una buona azione politica volta a ripristinare un sano rapporto con la cittadinanza dovrebbe necessariamente passare da una corretta e puntuale interpretazione di quelle che sono le esigenze reali del popolo e le sue problematiche a tutti i livelli e in tutti i settori, avere la capacita di interfacciarsi con esso riscoprendo un sano senso di confronto e di reciproca fiducia, abbandonando idee belliciste spropositate poste in essere da una indegna obbedienza a taluni paesi d’oltreoceano verso i quali siamo di fatto sudditi talvolta inconsapevoli da quasi un secolo.
Analisi lucida, Ventura non può sottrarsi alle sue responsabilità incolpando l’astensionismo. La scelta doveva cadere su un candidato più convincente per evitare che il centrodestra rimanesse vittima della sindrome del Palio di Siena.
Rispetto poi all’obiezione mossa a Ventura per non aver saputo proporre come partito un candidato sindaco, si casca proprio male, visto che anche il PD non l’ha fatto, Virgilio infatti appartiene ad una lista civica, ma il centro sinistra ha vinto ugualmente….
Che Virgilio, vicesindaco, fosse un candidato civico è una simpatica invenzione. Lasciar intendere che ha vinto da solo è una simpatica ingenuità. Tacere che senza Pizzetti restava al palo è una omissione simpatica ma imperdonabile.
Che fosse civico me l’ha confermato Zanolli a cui ho chiesto delucidazioni in merito. Poi si sa c’è civico e civico; c’è coalizione e coalizione…..
Virgilio candidato civico? Non credo proprio. E’ organico al Pd a tutti gli effetti. Ha solo lanciato la sua candidatura a sindaco anticipando il Pd che poi gli ha dato l’imprimatur. E’ probabile che questa abile mossa gli sia stata suggerita dallo stratega del centrosinistra, Luciano Pizzetti, replicando cià che fece il primo Galimberti nel 2004, candidato dal forum del volontariato, mettendo in tal modo il Pd con le spalle al muro.
Caro Vittoriano, ho chiesto a te ieri via whatsapp lumi sull ‘appartenenza politica di Virgilio e alle 11.35 mi hai risposto “Virgilio lista civica”. A questo ho fatto riferimento ma un errore di trascrizione può sempre capitare. È umano, non è un problema.
Un conto è la lista, altro il candidato. Mentre il primo Galimberti è stato un candidato civico, poi sostenuto da tutto lo schieramento di centrosinistra, Virgilio è indiscutibilmente un candidato politico, sostenuto anche da liste civiche. Per entrambi parla la rispettiva storia personale.
E comunque il vero problema a mio avviso rimane un altro. Pizzetti o non Pizzetti, lista civica oppure no, Portesani al primo turno aveva vinto ma al secondo no perché diversi elettori che l’avevano votato non sono poi tornati alle urne al secondo. Al perché l’abbiano fatto nessuno ha mai risposto ma appare o come una forma di superficialità politica, per cui gli bastava votare una sola volta per aver esaurito la propria missione e credere di aver la vittoria già in tasca, oppure una sorta di schizofrenia politica, elettori schizzinosi, dal palato fino,a cui non va mai bene niente, a cui piuttosto che consegnare la città ad un rappresentante delle cooperative, come se a sinistra non ce ne fossero,o dalla dubbia laurea (è questo il vero problema !!) , meglio riconsegnare la città a quella sinistra che si è sempre criticato anche aspramente e che da domani si riprenderà a criticare.Puro masochismo, schizofrenia politica, Meloni si va bene in Europa ma Portesani apprezzato anche a sinistra ( leggi Montuori) a Cremona invece no. Tanti auguri allora perché a forza di fare le pulci ai propri, ben sapendo che trovare un candidato che vada bene a tutti non è impresa facile, si perderà sempre.
Serve togliersi il paraocchi e capire realmente quali siano gli interessi e le volontà dei cittadini. È mancata forse questa intenzione: prima, durante la scelta del candidato sindaco. Ora, dopo la sconfitta al ballottaggio. Perché ahimè di sconfitta si tratta.
Questo è un periodo storico in cui il centrodestra (trainato da Fratelli d’Italia) gode di un forte vento in poppa. Lo hanno dimostrato i risultati delle europee, e lo hanno dimostrato anche a Cremona. Ma se al primo turno 15.893 cremonesi hanno votato il centrodestra alle europee, di questi oltre 2mila non hanno fatto altrettanto alle comunali. E altri 1.065 voti sono andati persi al ballottaggio. Perché?
Confrontandomi con tanti concittadini avevo percepito il desiderio forte che Fratelli d’Italia esprimesse una candidatura politica per la guida della nostra città. Avevo quindi proposto di commissionare un sondaggio per fugare ogni dubbio e scegliere il candidato di centrodestra più gradito alle persone. Alla fine si è scelto un candidato civico, è andata male e siamo stati sconfitti: la concreta (e afferrabile) possibilità di amministrare questa città non è stata colta.
Ma sono convinto che dagli sbagli si possa imparare.
Concordo sulla necessità di tornare a candidature politiche. Ma sul ‘politiche’ occorre intendersi . Credo e temo che la parola stessa abbia subito una progressiva delegittimazione. E da qui il ricorso all’ ipotesi che un candidato ‘civico’ riesca meglio accetto proprio perché non compromesso con il tracollo che presso l’ opinione pubblica ha invece investito il ceto politico . Dunque la domanda è: come ricostruire il profilo di candidature politiche che non abbiamo bisogno di travestirsi da civiche per rendersi accettabili. Bisogna ricostruire la dignità della politica. E fin che vicende come quella cremonese remano contro, il centro destra non va da nessuna parte.
Benvenuto Alessandro Zagni al nostro ‘libero pensatoio’ .