Nell’ottobre 2019 sono cominciati i lavori di restauro della chiesa di San Vincenzo, in via Palestro a Cremona. Da anni l’edificio versava in condizioni di abbandono, precisamente da quando la casa attigua al luogo di culto non era più abitata. Gli ultimi suoi inquilini erano stati i sacerdoti Vittorio Cominetti, Emilio Mondini e Paolo Fusar Imperatore. La chiesa, che fa parte dell’unità pastorale di Sant’Agata, Sant’Ilario e Sant’Agostino, è stata ripristinata con il contributo della fondazione Cariplo. I finanziamenti hanno consentito di recuperare la facciata, la controfacciata e il lato sud, cioè quella parte della chiesa che dà su via Fondulo dove sono stati eseguiti lavori al manto stradale. La chiesa da marzo 2011 era stata messa in sicurezza, dopo che un fulmine aveva colpito un pinnacolo di marmo facendolo cadere al suolo. Per anni, la mancanza di fondi aveva impedito l’avvio dei lavori, lasciando l’edificio in condizioni vergognose, soprattutto per la storia antica e prestigiosa che l’aveva accompagnato.
L’esterno del monumento è stato riportato all’antico splendore mentre l’interno denuncia il degrado e le conseguenze del prolungato abbandono come testimoniano le fotografie allegate a questo articolo. Nei prossimi giorni è attesa la visita del vescovo Napolioni che celebrerà messa. E’ auspicabile che quanto prima, fondi permettendo, si proceda al restauro anche degli interni, pareti delle navate, soffitto e abside. Intonaco scrostato, tracce di umidità e una situazione generale che lascia a desiderare contrastano con la perfezione delle pareti esterne. Chi non conosce le alterne vicende del monumento, ad esempio un turista, resta perplesso di fronte al contrasto tra le due facce di questo pregevole luogo di culto le cui origini risalgono al 1200.
Vittoriano Zanolli
Una risposta
Ottimo e opportuno l’intervento che richiama l’attenzione sulla bella chiesa di San Vincenzo, le cui parti di facciata e di controfacciata sono state recentemente e sapientemente restaurate dal giovane architetto Paolo Gaudenzi, uno dei più promettenti professionisti cremonesi. Non altrettanta sapienza era stata dimostrata dalla stessa Soprintendenza di Milano quando, pochi decenni or sono, era intervenuta brutalmente sostituendo l’antico tetto in legno con una, del tutto inopportuna, struttura in calcestruzzo. Di tale chiesa va ricordata, in particolare, anche la preziosa abside romanica, il cui singolare coronamento ricorda gli “scivoli” attraverso i quali, nei castelli medioevali, si facevano cadere pietre e olio bollente sugli assalitori. Tale finitura, a giudizio della Romanini, tipica e, credo, esclusiva delle antiche chiese romaniche cremonesi, è presente, per quanto mi ricordo, anche in San Lorenzo e in Santa Lucia. Il riutilizzo della chiesa va sicuramente pensato integrato con le vicende future del grande polo culturale e didattico che, tra alterne fortune, si va delineando lungo l’antica “contrada diritta”, oggi via Palestro, tracciata in tempi antichissimi per regolare l’espansione della città romana verso i terreni più adatti a tale scopo, Per ora ci si potrebbe accontentare di vedere riservata, dal Comune di Cremona, almeno una maggiore attenzione al bistrattato sagrato antistante la chiesa, sagrato che oggi costituisce un biglietto da visita non certo esaltante ai turisti che, provenendo dalla stazione e dai contigui parcheggi, scendono verso il centro cittadino.