Un articolo firmato dal filosofo Umberto Galimberti mi ha stimolato a riflettere su quanto abbiamo sotto gli occhi e non siamo capaci di vedere; in effetti dopo aver letto le parole del filosofo (uno dei pochi che sa divulgare senza ricorrere a termini criptici) , mi è sorta spontanea una domanda: siamo sicuri di esserci lasciati alle spalle le brutture del Novecento? Alludo alle dittature e alle mostruosità che le hanno caratterizzate, si capisce.
Nell’articolo venivano sottolineate le inquietanti analogie fra presente e passato: i gerarchi rifiutavano ogni responsabilità su stragi ed eccidi organizzati cui erano stati preposti, dicendo che il loro compito era solo quello di organizzare “il lavoro” che doveva essere svolto con precisione ed efficienza. Se ne deduce che l’Apparato esigeva da questi “gentiluomini” solerzia, zelo, precisione e nient’altro.
Cose del passato, si dirà. Ma se andiamo a scrutare fra le pieghe del presente, potremmo scoprire che il passato forse non è passato, ma ha semplicemente cambiato abito. Resta cioè il dubbio che il vecchio modello comportamentale, camuffandosi, si sia esteso a diverse tipologie lavorative; sono scomparsi gli stendardi, le uniformi e il passo dell’oca, però se il direttore di banca ordina a un sottoposto di persuadere i correntisti ad acquistare titoli “spazzatura”, l’impiegato mette a tacere la coscienza ed esegue le direttive se vuole conservare il posto di lavoro; così come un operaio che fabbrica mine antiuomo sarà definito un bravo operaio se le mine esplodono solo quando vengono calpestate e non prima.
Oppenheimer avrà pure nutrito dubbi laceranti, alla fine però ha costruito la bomba atomica.
In altre parole, allo scienziato, all’operaio e all’impiegato non viene richiesto altro che di adempiere alle funzioni loro assegnate; non è importante quello che fanno, ma come lo fanno. La consapevolezza non è richiesta, anzi, potrebbe fungere da ostacolo alla produttività.
E qui si torna alla domanda iniziale: ci siamo veramente liberati del Novecento? Le aberrazioni del secolo breve ci hanno insegnato qualcosa o no?
La risposta tarda ad arrivare; non mi è chiaro se abbiamo chiuso i conti senza averli fatti o fatto i conti senza averli chiusi. Difficile dire a che punto siamo, vista la situazione. È lecito nutrire il sospetto che razionalità ed efficienza, così come vengono intese oggi, ci possano condurre “al di fuori di orizzonti di senso”, per usare le parole di Galimberti.
Giuseppe Pigoli
Cremona
6 risposte
Va’ e uccidi. Dio è con noi.
Credo che la nostra storia inizi con l’ efficienza della sostituzione etnica dei Neanderthal e poi, tra mille ed ulteriori esempi, giustifichi chi diceva homo hominis lupus. Non fermiamoci al Novecento, guardiamo anche più indietro e non facciamoci alcuna illusione: la cosa strana è solo quest’ ultimo periodo che abbiamo avuto la fortuna di vivere
È vero: non fermiamoci al ‘900. La storia è un percorso di sangue Ma è pur vero che solo col Novecento la violenza si ‘tecnicizza’ e perfeziona trasformandosi in ideologia. Cioè creazione di un uomo nuovo manipolato e sottomesso nei decisivi nuclei della testa e dell’ anima. Vedi stalinismo, vedi nazismo. Finché l’ umanesimo cristiano non rispunta all’ orizzonte come coefficiente attivo di nuovi pensieri e comportamenti, la vedo dura. E per umanesimo cristiano alludo alla sintesi di cristianesimo e autentico liberalismo congelata e quasi criminalizzata dal lungo abbraccio clerico comunista. Abbraccio politico, elettorale, culturale, dottrinale e così via
La sua analisi è precisa e condivisibile. Aggiungerei alla sua lista anche il fascismo…non crede?
Anche il fascismo, eccome Davo per. sottinteso nel riferimento al nazismo di cui il fascismo è stato versione fortunatamente meno luciferina e criminale ma di analogo impianto totalitario
E’ mia opinione che il fascismo non sia stato concepito per “cambiare l’uomo “ perché foraggiato da una classe abbiente ( quella italiana) poco evoluta e provinciale, a differenza di quella che ha incentivato il nazismo , molto più determinata ad incidere sulla cultura e la società. Il fascismo ha acquisito connotati inquietanti quando, messo all’angolo dalla propria inettitudine , si è visto costretto all’alleanza mostruosa che tutti sappiamo.