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E’ giunto il momento per l’Europa di fare i conti con la Russia di Putin

24 Marzo 2024

Il presidente francese Emmanuel Macron nei giorni scorsi ha dichiarato di non escludere che le truppe Nato possano operare militarmente sul territorio russo, aggiungendo perentorio che la vittoria di Putin sarebbe una sconfitta dell’Europa. Non è superfluo, anche se nostalgico per chi scrive, ricordare che quando nacque L’Unione Europea a governarci erano personaggi del calibro di Kohl, Mitterrand, Andreotti e Thatcher, mentre oggi in Europa dopo l’uscita della Gran Bretagna e il ritiro di Angela Merkel il nostro uomo di punta è proprio Macron, che da tempo ormai è alle prese con una Francia in declino e con una Parigi sempre più oggetto di fortissime tensioni sociali. La Grande Bête , la grande bestia come Richelieu chiamava Parigi, ha più volte costretto Monsieur Le Président a distrarre i francesi dai loro problemi spostando l’occhio della opinione pubblica altrove, e questa ultima sparata pare andare proprio in questa direzione, tanto più che la Nato non può invadere la Russia ma solo difendere i confini dei propri stati membri, tra i quali non vi è l’Ucraina.

Al di là di una mai sopita “grandeur” tutta francese che lo spinge a sentirsi un po’ Napoleone che invade la Russia (dimenticandosi però la tragica ritirata cui fu costretto uno che di guerra certamente ne capiva più di lui..) un punto a favore di Macron c’è ed è la consapevolezza che nel nuovo allineamento mondiale dove la forza bruta torna ad essere tristemente protagonista l’Europa non può essere il paese dei puffi, ma deve tornare suo malgrado ad armarsi e ad uscire dall’angolo umido in cui l’hanno cacciata decenni di euroburocrazia e parecchio snobismo.

Quello stesso snobismo che ci ha portati a deridere superbi la Brexit, dimenticando che se la Gran Bretagna se ne è andata non è solo colpa dello sciovinismo inglese e di un marchiano errore di calcolo, ma anche di una Europa bollita e dedita solo ad abolire i cucchiai di legno dai ristoranti…E così abbiamo perso Londra, la seconda capitale finanziaria del pianeta. Bel colpo, congratulations.

Ciononostante siamo andati avanti a crederci ancora il centro dell’Universo, anche se con il calcagno americano ben piantato sulla testa di ogni nostra velleità di espansione politica, militare ed economica. Perché agli USA l’idea di una Europa forte e indipendente proprio non va giù, anche perché l’hanno disseminata un po’ ovunque di ordigni nucleari che non sono bulbi di tulipano: quando vedo i green che si stracciano le vesti contro il nucleare sorrido sudato al pensiero delle 90 bombe atomiche americane che stanno nelle basi di Ghedi e Aviano in quel che fu l’austero Lombardo-Veneto… o forse poveretti non lo sanno, chissà …

Nel nuovo ordine mondiale oggi ci sono gli USA e la Cina sempre più ai ferri corti, emerge l’India che ha ormai superato la popolazione cinese e che ha l’esercito più grande del mondo con oltre 5 milioni di soldati (tutta la UE ne ha meno di 1 milione e mezzo) e la Russia di Putin che per non scomparire cerca i fasti dell’URSS, rimanendo fedele alla sua narrazione decennale che è quella della vittoria, che per esistere ha sempre bisogno di una guerra e di un nemico conquistato e sconfitto.

Eh sì, perché ogni nazione per stare a galla ha la sua narrazione: la Russia ha la vittoria della Seconda Guerra mondiale, l’Inghilterra ha l’impero che adesso si chiama Commonwealth, la Francia ha la Grandeur e la Rivoluzione, l’Italia ha la Resistenza e la demilitarizzazione. E se ci fate caso tanti nostri guai vengono da qui, dalla mutazione dei nazionalismi in narrazioni che continuano a guidare le scelte dei singoli Paesi a scapito di orientamenti  condivisi e strategici.

La Russia in Europa avrebbe significato enormi giacimenti di energia e materie prime, tre milioni di soldati, centinaia di armi nucleari e 700 milioni di europei: ce la saremmo giocata al pari di Cina e USA, e gli accordi di Pratica di Mare sono la prova che era possibile e che ci siamo andati dannatamente vicino.

Ecco perché continuo a ritenere per l’ Europa la demonizzazione di Putin pericolosa quanto la derisione della Brexit, e continuo a pensare che il Putin di oggi è in parte un prodotto di cui la UE è colpevole, troppo asservita a un disegno americano che non ci ha giovato per niente e che ha progressivamente isolato la Russia e l’ha ricacciata a Oriente.

Questo attentato a Mosca se fosse veramente a matrice islamica potrebbe riallineare l’Europa sul vero nemico comune che è il fondamentalismo islamista e non la Russia, e spero anche possa placare i troppi facili entusiasmi di piazza per una Palestina che anche se martoriata rimane per noi occidentali un vaso di Pandora da cui può uscire di tutto. E speriamo anche che induca Putin a una tregua con una Ucraina che da tempo ha scelto di girarsi verso l’Europa.

Come diceva Mao “c’è grande confusione sotto il Cielo: è un buon momento”.

 

Francesco Martelli

sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

docente di archivistica all’Università degli studi di Milano

3 risposte

  1. Inconfutabile analisi. La marginalità diplomatica dell’Europa è più che mai evidente nelle numerose aree di crisi ai suoi confini. Le nazioni non muoiono e l’Europa unita non nasce tant’è che agli occhi dei suoi popoli appare ormai come una remota cupola di burocrati ideologicamente invasati di ‘politicamente corretto’ e incapaci di realistici interventi concreti. E dunque che fare? Tenersi sulle spalle l’oneroso meccanismo o ripensarlo daccapo?

    1. Grazie a Lei Ada.
      Che fare? Per parte mia posso solo contribuire col mio pensiero e con questi editoriali che inoltro anche ai tanti politici che conosco, anche nazionali.
      Quanto all’Europa, temo che i sogni di gloria siano ampiamente da abbandonare, e a questo punto sarebbe meglio trasformarsi in una gigantesca Svizzera, totalmente neutrale, paradiso fiscale e di turismo e consumi.

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