Il 3 marzo si è tenuto a Spazio Comune un evento moderato dalla consigliera comunale Eleonora Sessa che ha introdotto la presentazione degli ospiti con un primo messaggio chiaro: “Il cambiamento climatico è reale Sta accadendo ora, ed è causato dall’uomo”. Prima relatrice Sofia Tagliavini, assistente di ricerca in analisi dell’impatto sociale e ambientale. “I costi e i benefici dello sviluppo non sono distribuiti equamente – ha detto -. Le cause dei problemi ambientali, anche locali, sono dipendenti da dinamiche politiche ed economiche nazionali e addirittura globali. Anche le narrative ambientali sono spesso costruite in modo che servano a specifici interessi politici ed economici”.
Ed ecco la conflittualità. Quella simbolica, come le narrazioni distorte, il rifiuto di vedere la realtà oggettiva, il linguaggio offensivo (come quando fu detto al nostro gruppo che eravamo ambientalisti talebani). Quella strutturale (accaparramento delle risorse, marginalizzazione economica e sociale, processi di “green grabbing”, ricatto occupazionale). Quella istituzionale come i disaccordi tra livelli di governo, tensioni tra normative ambientali (VIA) e interessi economici, processi di cooptazione e corruzione. Quella fisica: proteste, mobilitazioni collettive, blocchi, occupazioni fino alla repressione e criminalizzazione della protesta.
Si è parlato poi di legittimità, presupposto necessario per un livello minimo di licenza sociale, da quella giuridica che si ottiene se la comunità ritiene che le istituzioni/imprese coinvolte rispettino le procedure normative e operino nella legalità. La legittimità economica implica la percezione che un progetto garantisca sufficienti ed equi benefici in termini di posti di lavoro, servizi e compensazioni economiche e ambientali. La legittimità sociopolitica si conquista quando la popolazione percepisce che il progetto dà una condizione di reale benessere per la comunità.
La conclusione è stata che in mancanza di questi giusti passaggi, di una partecipazione che trasmetta fiducia e trasparenza, che sia democratica e partecipata nei processi consultivi, si arriva aduna perdita della legittimità delle istituzioni, con un conseguente aumento della conflittualità latente, del malcontento e un aumento del dissenso che porta all’astensione dal voto nelle tornate elettive delle varie amministrazioni.
Parlando di qualità dell’aria del nostro territorio, non importa che sia tra i peggiori d’Europa, al secondo posto basandosi su alcuni dati o al settimo posto fra i peggiori d’Italia secondo altri istituti di ricerca. Resta il fatto che Cremona, con tutta la Bassa Padanana, risente di gravi livelli di particolati sottili: PM10, Pm 2,5, diossido di azoto DO2, ammoniaca, ecc. Serve agire subito, ogni amministrazione partendo dal suo territorio di pertinenza.
Ha preso la parola l’assessore Simona Pasquali, che ha presentato alcune slide dal titolo: ‘La Sfida dell’Ecologia Politica’. Pensare alla città in termini climatici e prevedere azioni concrete, fra le prime una attenta gestione del verde, partendo da un piano che prevede la messa in posa di essenze compatibili con il territorio urbano, sicurezza con una attente manutenzione, e soprattutto una gestione più ecosistemica, giardini, parchi, filari, boschi urbani e boschi golenali.
Un altro punto importante è la gestione delle acque, con azioni che prevengano le ormai frequenti “bombe” d’acqua, gestione suddivisa tra diversi attori: AIPO per quanto riguarda il fiume Po e le zone golenali; Dunas per la gestione di canali, rogge e navigli; Padania Acque e lo stesso Comune di Cremona per la depurazione. Uno dei progetti elencati per la prevenzione nella gestione di eventi atmosferici estremi riguarda le vasche di laminazione che eviteranno gli allagamenti dei sottopassi cittadini (San Felice, via Monviso, via Bergamo).
Tra i progetti ci sono anche la riapertura del Cavo Cerca (è comprovato che tombinare i corsi d’acqua può creare gravi danni in caso di allagamenti), l’individuazione di nuove aree di piantumazione e nuovi filari, la rimozione di tutte le ceppaie con reintegro di nuove piante.
Ho personalmente apprezzato il progetto Green Belt Tangenziale, che noi come coalizione avevamo proposto denominandolo ‘barriere verdi’, volte soprattutto a proteggere zone come l’Istituto Tecnico Torriani che si trova a pochi metri da una strada ad alta percorrenza, e i cui studenti, soprattutto quelli che frequentano le aule del piano terra, risentono maggiormente dell’influsso delle polveri sottili, come già dimostrato, dannosissime alla salute.
Sono intervenuti infine i due consiglieri regionali. “La Lombardia soffoca per l’inquinamento atmosferico, ma la Regione non fa nulla. Gravi i rischi per la salute”. Questo il messaggio dei consiglieri regionali del Pd Miriam Cominelli e Matteo Piloni dopo che, per quattro giorni, le sostanze inquinanti sono state al di sopra dei limiti consentiti. I dati rilevati dallo scorso sabato indicano una situazione critica in tutta la Pianura Padana, con concentrazioni di PM10 che, in diverse zone, hanno superato il limite massimo consentito e valori di PM2.5 che hanno raggiunto i 100 milligrammi per metro cubo, venti volte superiori alla soglia di sicurezza indicata dall’Oms.
La consigliera Cominelli apre con una citazione del 1987, rapporto Bruntland: “Lo sviluppo sostenibile è quello che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.”
Purtroppo quello che sta accadendo, soprattutto in Lombardia, è esattamente l’opposto, da un rapporto ISPRA risulta che proprio noi siamo la regione con un maggior consumo del suolo, con una conseguente impermeabilizzazione da copertura artificiale che va proprio incontro ai rischi delle esondazioni ed alluvioni. Come ha spiegato benissimo in un suo evento a Cremona il professor Paolo Pileri, una delle azioni imprescindibili, se si vuole mitigare l’aumento della temperatura globale, è proprio la decementificazione del suolo. La perdita di suolo agricolo riduce la produzione di imponenti quantitativi di prodotti agricoli (ecco perché anche all’agrivoltaico deve essere preferito il fotovoltaico su tetti e strutture già esistenti), così come la perdita di aree boschive, con la conseguente perdita della capacità di “stoccaggio” dell’anidride carbonica CO2.
L’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) sottolinea che le misure a favore delle biodiversità, sono in grado di garantire significativi benefici economici, generando potenzialmente un incremento del pil globale (150 miliardi di dollari – euro). D’altro canto, proseguire con modelli agricoli attuali (intensivi e monoculture) potrebbe comportare costi annui superiori a 100 miliardi di dollari – euro a causa dei danni ambientali irreversibili. E forse adesso si capisce ancora meglio perché Trump ha licenziato tutti i suoi ricercatori ambientalisti.
La slide conclusiva, presentata da una consigliera Pd regionale a un Comune a guida PD, mi fa davvero sperare che tutta la giunta la prenda in seria considerazione. Eccola.
COSA SERVE IN LOMBARDIA
– Impegno a rivedere la legge regionale sul contrasto del consumo del suolo.
– Verificare il rinnovo dei PGT comunali, in particolare monitorando il rispetto della normativa sul consumo del suolo. (No al nuovo ospedale, basta centri commerciali?)
– Fermare al più presto lo sviluppo selvaggio della logistica… (Basta poli logistici?)
– Investire sullo sviluppo delle infrastrutture verdi (depavimentazione e contrasto al dissesto idrogeologico. No autostrada Cremona Mantova e Mini centrali nucleari?)
– Agevolare l’applicazione della Nature Restoration Law.
Questo è un fedele resoconto dell’incontro. Mi piacerebbe veder portati avanti con coerenza questi propositi. Da ciò che ho potuto valutare con le passate giunte, la strada è ancora molto, ma molto lunga.
Paola Tacchini