Elezioni a Cremona: i ‘grandi’ non convincono ma ci sono alternative

26 Maggio 2024

Colorem habet, substantiam vero alteram.  La campagna elettorale di Cremona, benché enfatica, scarseggia di sostanza.  È un gioco di prestigio. Di illusionisti di seconda fascia. Mancano i Copperfield e gli Houdini.  Al loro posto gli interpreti di Per favore, non toccate le vecchiette, ma la scelta del nuovo governo della Repubblica del Marubino è troppo importante per ridurla a un film divertente.

Questo non impedisce di giudicare la pellicola proiettata in città in queste settimane. Due stelle e via andare.

Su un treno in corsa, su binari senza scambi, incurante delle emergenze, il viaggio elettorale non contempla deviazioni o soste.  

Non prevede fermate per imprevisti.  Per il Cesio 137. Per la «vasca di raccolta di 28.000 tonnellate/anno di liquami a 50 metri dalle case di Gerre Borghi e sul confine di Gerre de’ Caprioli» (Cremonasera, 20 maggio): dalla citatissima e universale shitstorm alla nuovissima e locale shitsea.  

Non è cosa da poco: «Abitiamo a Gerre Borghi, frazione del Comune di Cremona, senza fognature e senza metano ma con l’incubo di una vasca di liquami di 30mila tonnellate annue per il biometano». (Cremonasera, 25 maggio).

Non include pause per riflessioni sulla qualità dell’aria. Sull’incidenza superiore alla media di alcuni tumori.

Non comprende rallentamenti per discussioni sulla nomina del consiglio di amministrazione di Centro Padane.

Lanciato verso l’8 e 9 giugno, il Frecciarossa elettorale rischia di schiantarsi contro il muro dell’indifferenza e della disaffezione. Dell’astensione.  Del chissenefrega. Del tanto non cambia nulla. Del sono tutti uguali. 

Il plot raffazzonato non promuove speranze di un blockbuster, 

Il copione ammuffito, costruito su schemi superati, ha nel casting il proprio tallone d’Achille. I protagonisti e i comprimari, abborracciati e poco definiti nei ruoli, favoriscono la possibilità che un gregario oscuri il leader designato. 

Il mainstream della liquidità e del fluido confina la politica nel sottoscala. Nel minestrone insipido. Nella sbobba.  Nell’arca di Noè. Nel tutti insieme appassionatamente e poi spartiamoci equamente i posti nelle partecipate e negli enti.

Polemiche modeste contrassegnano un dibattito elettorale prevedibile e noioso, polarizzato su due coalizioni. La legge del più forte costringe le altre squadre a boccheggiare nel limbo dell’anonimato. I lillipuziani potrebbero movimentare la tenzone, ma agitare le acque è rischioso per i godzilla che tengono il mazzo.

Il dibattito e il confronto sono ridotti ad argent de poche, paghetta inadeguata per spostare i voti degli indecisi.  

Le dichiarazioni dei candidati, monotone, arzigogolate, impersonali, piatte, scontate, compiti in classe privi di fantasia, stressano le parti intime maschili. Piattume e omologazione sono equamente distribuiti tra gli schieramenti. 

Le interviste diffuse dall’informazione di regime, comunicati stampa intervallati da domande, evocano le veline di Galeazzo Ciano

Il centrosinistra – Pd e relativa galassia – sconta un peccato originale. Un equivoco di fondo. Un fraintendimento alimentato da masochistici spin doctor della coalizione, incapaci di suggerire una comunicazione più lineare e intellegibile. Meno confusa.

Un’ambivalenza di nome Luciano Pizzetti, ex parlamentare piddino, il top gun Maverick. Non un quaquaraquà qualsiasi. Ma uomo di peso.  Può fare la differenza. Sia positiva, sia negativa.  Riconosciuto da tutti politico di spicco, star della campagna elettorale è valore aggiunto per la coalizione di appartenenza. Nel contempo può essere l’ombra che eclissa l’immagine di Andrea Virgilio, il suo candidato sindaco. E il suo non è casuale. Virgilio è il suo alunno. Il suo pupillo. Il suo protetto. Il suo tirocinante.

Virgilio, il virgulto allevato con cura e imposto alla guida della coalizione di centrosinistra e a un Pd privo di un segretario-nocchiere. Di un comandante capace di condurre con successo la nave nei marosi della campagna elettorale senza schiantarsi sugli scogli.  Un Pd che paga lo scotto di un segretario provinciale assente. All’apparenza estraneo alla competizione. Avulso dal contesto, Alice nel paese delle meraviglie.

Virgilio è il jackpot.

Capolista di una formazione pro Virgilio, Maverick si è preso la scena. I media dell’establishment pubblicano senza risparmio dichiarazioni, interviste e foto che lo riguardano.  È un Pizzetti a tutto campo, rappresentazione dell’uomo del destino, titolo di una commedia di Bernard Shaw, con Napoleone protagonista.

Ed è lo stesso Virgilio ad alimentare questa percezione. «La sua (di Pizzetti, ndr) esperienza – spiega – di governo e le sue relazioni ad alto livello saranno utilissime per una Cremona che vuole connettersi con le grandi direttrici dello sviluppo» (La Provincia, 23 maggio).

Sottolineare la centralità dell’ex parlamentare è un giusto e corretto riconoscimento alle capacità e all’impegno del proprio mentore. Ma è funzionale a un gioco di squadra? È una strategia che paga?  Se i comunicatori di Virgilio l’hanno adottata, probabilmente sì. Ma la scelta non evita due domande. «Perché Pizzetti non si è candidato sindaco e ha delegato Virgilio?». «Se vince Virgilio, chi governa? Lui o Pizzetti?».

Poi c’è la continuità-discontinuità relativa alla partecipazione dell’allievo di Maverick all’amministrazione in carica. Dieci anni durante i quali Virgilio non è mai andato fuori tempo. Conformista in flanella, si sarebbe detto un tempo, ha sempre condiviso e difeso le scelte del sindaco Gianluca Galimberti, di cui è tuttora vice. 

Tasto dolente, il problema continuità-discontinuità non può essere risolto dall’interessato con uno spiegone in politichese (La Provincia, 23 maggio).  Cancellare la storia con la promessa che, se eletto sindaco, suonerà un altro spartito e   scurdammoce ‘o passato è impresa ardua, anche per un aspirante top gun.

«E la ragazza fece op-là una sera. E fu un op-là da rimanerci incinta».  Al contrario, a Virgilio non basta un op-là per ritornare un Vir-giglio di campo. Per presentarsi agli elettori verginale. In senso politico. E ancor meno gli servono i pellegrinaggi mattutini nei bar per la colazione e uno scambio di vedute con i cittadini (Virgilio, al via tour dei bar cremonesi, Cremonaoggi, 17 maggio).  Ma non è fatica inutile, anzi può risultare meritoria: sdogana la politica da bar, tanto invisa e sbertucciata dai fighetti e martello. Quelli delle degustazioni, delle giacche di tweed, delle conventicole intellettuali, del rosso fucsia meno impattante del rosso comunista. 

Anche la coalizione di centrodestra ha le proprie grane. Non è tutto oro quello che luccica. Parlare di sepolcri imbiancati sarebbe ingiusto. Scrivere di normale dialettica politica sarebbe un eccesso di accondiscendenza.

Il più indisciplinato è Marcello Ventura, coordinatore provinciale e consigliere regionale di Fratelli d’Italia. Fisico massiccio e atteggiamento da parà della Folgore, non esita ad entrare a gamba tesa in contrapposizione con gli alleati.  E così è stato con la nomina del consiglio di amministrazione di Padania Acque.  Si è allineato con Pizzetti e, insieme a lui, è uscito sconfitto. Quasi un cappotto. Manco il tempo di leccarsi le ferite che il film si è ripetuto in maniera violenta per la nomina del consiglio di amministrazione di Centro Padane.  Ventura si è scontrato all’arma bianca con gli alleati di centro-destra e con una parte dei propri fratelli di partito. Ha vinto, ma sono volati gli stracci: «In Provincia rivolta contro Signoroni» (Vittorianozanolli.it, 23 maggio).  Ventura ha difeso la propria scelta (La Provincia 23 maggio). La bufera non si è placata.  «Inciucio tra PD e una parte di FdI: favori e retroscena» (vittorianozanolli.it, 25 maggio). Non è esclusa un’altra puntata.

Suicidio politico in campagna elettorale. Lancio con il paracadute senza controllare prima la sua efficienza. Calcio nelle palle ad Alessandro Portesani, candidato sindaco del centrodestra. Un ottimo risultato.

Colorem habet, substantiam vero alteram. Appare in un modo, ma la sostanza è un’altra. Ma la sostanza c’è?  Non mancano gli affari. Il nuovo ospedale, il biometano, l’autostrada Cremona Mantova. Non mancano i giocatori d’azzardo e i cavalieri solitari: Paola Tacchini, Maria Vittoria Ceraso, Ferruccio Giovetti, Angelo Frigoli. Non faranno strike, ma meritano gli applausi. Per il coraggio.  E potrebbero essere il granello di sabbia che rompe l’ingranaggio del sistema. Perché non votarli? Un’alternativa all’astensione.

 

Antonio Grassi

3 risposte

  1. Sarebbe poco lusinghiero considerare la scelta Tacchini, Ceraso, Frigoli e Giovetti alla stregua di un voto di risulta e, ancor meno, una alternativa alla astensione. Leggendo i programmi delle liste di questi ultimi si trova qualcosa di genuino e soprattutto di non ripetitivo rispetto ai programmi copia/incolla di Virgilio e Portesani. Forse non avranno grande esperienza in politica, ma non sarebbe un buon motivo per non votarli e, peggio, per non andare a votare. Creare discontinuità rispetto all’ultimo decennio potrebbe rivelarsi un monito per chi oggi detiene il potere dell’inciucio ed è stato sbugiardato. Di questo gli elettori dovrebbero tenerne conto.

  2. Concordo pienamente con il dottor Cirillo. I due principali contendenti sembra siano più impegnati nel sottolineare le mancanze l’uno dell’altro. I loro programmi elettorali sono molto simili e stanno sulle generali, con poche novità e molta banalità. Non dimentichiamo che alle spalle di Virgilio e Portesani ci sono i soliti noti, dai quali già sappiamo che cosa possiamo aspettarci. Tacchini, Ceraso, Giovetti e Frigoli ( meno presente nei confronti) solo per il fatto di essersi “messi in proprio” dovrebbero distaccarsi e offrire qualcosa in più, altrimenti avrebbero potuto unirsi o a Virgilio o a Portesani da subito. Hanno inoltre dimostrato coraggio nel presentarsi autonomamente e si spera che questo non significhi solo voglia di assumere un ruolo da protagonisti o semplicemente rompere le uova nel paniere o guadagnarsi spazio al successivo eventuale ballottaggio. Anche loro restano spesso un po’ vaghi. Cremona deve cambiare: altro che continuità! Altrimenti facciamo senza lamentarci e proseguiamo nel disastro. I cremonesi devono gettare il cuore oltre l’ostacolo e chiudere con l’attuale completamente! Devono pensare al bene della città indipendente dallo schieramento di destra o sinistra che non differiscono più di tanto. Attenzione che abbiamo nelle mani Cremona che è messa male. Non facciamoci distogliere da allettanti manovre che ci fanno perdere di vista la realtà dei rischi gravi che stiamo correndo da troppi punti di vista.

  3. Sui comprimari non ho molto da dire se non che a mio giudizio l’unica che ha delle chances per avere un risultato degno di nota è la Tacchini che metterà insieme i voti dei 5 Stelle e quelli dei vari comitati contro il biometano, l’ospedale etc che sono oltremodo incazzati. Sulla coppia Virgilio -Portesani il primo rappresenta la continuità, il secondo non sappiamo. In ogni caso (e questa è una brutta notizia per la sinistra ) il trend delle comunali seguirà quello delle europee e quindi prevedo una vittoria al ballottaggio della destra

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