La Patologia Natale di Cremona è specializzata nella diagnosi e nel trattamento degli emangiomi. La terapia farmacologica è sicura, efficace e si fa nel primo anno di vita Una mamma racconta il percorso di cura della sua bambina «Quando Nicole aveva due settimane di vita, abbiamo notato alcune macchioline violacee tra il collo e lo sterno, che in poco tempo sono diventate più grandi, più scure e più spesse. Inizialmente ci siamo preoccupati, poi la pediatra ci ha tranquillizzati: ci ha spiegato che si trattava di un emangioma, che è una patologia benigna e si può curare». Giulia è la mamma di una bambina presa in carico alla nascita dalla Patologia Neonatale dell’ospedale di Cremona (afferente al Dipartimento Materno Infantile diretto da Aldo Riccardi) e specializzata nella diagnosi e nel trattamento degli emangiomi infantili.
Ogni anno, la Patologia Neonatale (diretta da Bruno Drera) prende in carico tra i 10 e i 20 nuovi pazienti con questa problematica e ne segue circa 50 in regime ambulatoriale. Il tutto avviene in collaborazione con i Pediatri di libera scelta, che spesso sono i primi a riconoscere le lesioni e indicare ai genitori la necessità di rivolgersi a un centro specializzato. All’ospedale di Cremona, la valutazione diagnostica coinvolge la Dermatologia, l’ambulatorio di ecografia pediatrica della Patologia Neonatale e l’ambulatorio di cardiologia della Pediatria; in caso di lesioni particolarmente complesse o profonde può contare sulla collaborazione della Neuroradiologia, dell’Oculistica e dell’Otorinolaringoiatria.
DI COSA SI TRATTA
L’emangioma infantile è il più frequente tumore vascolare benigno dell’infanzia. In età pediatrica, ha una prevalenza che va dal 3 al 10 per cento ed è più frequente nei nati prematuri. Le cause sono sconosciute: in genere compare nelle prime settimane di vita, sotto forma di una macchia rossastra o come una tumefazione sottocutanea (in caso di emangioma profondo). Può presentarsi in qualsiasi parte del corpo – soprattutto viso e collo – o può interessare gli organi interni, specialmente il fegato.
«La crescita dell’emangioma può durare fino al primo anno di vita del bambino», spiega Stefania Telli, neonatologa e referente dell’ambulatorio Emangiomi Infantili della Patologia Neonatale. «Può aumentare rapidamente dimensioni, consistenza e intensità di colore, per poi stabilizzarsi. Segue una fase d’involuzione (nei primi cinque anni di vita) in cui le lesioni tendono a ridursi e a scolorire, per poi rimanere stabili».
QUANDO INTERVENIRE
«Bisogna sfatare un falso mito – aggiunge Telli – spesso si pensa sia meglio lasciarli stare perché “tanto passano da soli”. Certo, nello sviluppo dell’emangioma infantile c’è una fase d’involuzione naturale, ma bisogna sottolineare che questo avviene solo nel 50 per cento dei casi». È importante trattare i casi che possono comportare complicanze, «per esempio – prosegue la neonatologa – quando causano difficoltà respiratorie, insufficienza cardiaca o epatica, mettono a rischio la vista del paziente, limitano l’udito o i movimenti in corrispondenza delle articolazioni».
Non meno rilevante, l’aspetto estetico: «Al di là delle problematiche funzionali, ci sono emangiomi che rischiano di deturpare il viso o altre parti del corpo. Possono determinare un disagio psicologico durante la crescita del bambino, con un forte impatto sull’autostima e sulla percezione di sé. Lasciarli evolvere non garantisce la risoluzione del problema, mentre il trattamento è sicuro ed efficace».
DIAGNOSI E CURA
Nella maggior parte dei casi, per diagnosticare un emangioma è sufficiente la valutazione clinica ma talvolta è necessaria un’ecografia con colordoppler, o in casi selezionati una risonanza magnetica. Una volta identificata la tipologia e la profondità della lesione, il medico può suggerire la terapia farmacologica. «Il trattamento di prima scelta è a base di propranololo, un principio attivo appartenente alla famiglia dei betabloccanti, che ha rivoluzionato il trattamento degli emangiomi infantili. L’assunzione inizia fra le cinque settimane e i cinque mesi di vita e prosegue per almeno sei mesi».
Le prime somministrazioni vengono effettuate in day hospital, «per monitorare la presenza di eventuali effetti collaterali (come bradicardia, ipotensione o ipoglicemia), in genere molto contenuti. La terapia prosegue a casa, con regolari valutazioni in ambulatorio per adeguare la dose del farmaco alla crescita del bambino». La formulazione è particolarmente adatta ai bambini: «Si tratta di uno sciroppo dal sapore gradevole – specifica il medico – che di solito i pazienti assumono senza problemi. Nella maggior parte dei casi, le lesioni si risolvono fino a scomparire. Nel caso restino macchie o inestetismi, si potranno correggere in età adulta con il dye laser».
«PER FORTUNA NON C’È PIÙ»
Come spiega la mamma di Nicole, «La scelta d’intraprendere la terapia è stata serena: gli specialisti ci hanno dato tutte le informazioni necessarie per valutare pro e contro, ma non avevamo dubbi. Dopo la prima somministrazione in ospedale abbiamo proseguito a casa, fino all’anno di vita, sempre seguiti dall’ambulatorio e dalla pediatra».
Oggi Nicole ha sette anni: «La differenza è notevole – commenta mamma Giulia – è rimasta solo qualche macchiolina rosata, quasi impercettibile. Sicuramente dal punto di vista psicologico l’emangioma avrebbe potuto causarle difficoltà durante la crescita. Guardando le foto di quando era piccola, lei stessa mi dice “per fortuna non c’è più”. L’impatto estetico era notevole, ma ora è solo un ricordo».