Gentile direttore,
le dichiarazioni dei vari esponenti politici all’indomani di ogni catastrofe, assomigliano a quelle promesse e quei buoni propositi che si fanno il 31 dicembre in vista del nuovo anno. “Da gennaio cambia tutto: detox da smartphone e cibi grassi. Palestra 3 giorni la settimana, gite all’aria aperta, due libri al mese. Nulla sarà come prima”. Vi ricordate? Ora illustri ministri e governatori hanno scoperto per l’ennesima volta quali possono essere gli effetti della cementificazione selvaggia e del consumo di suolo in periodo di cambiamenti climatici. In verità, negli ultimi 10 anni avrebbero avuto molte occasioni per imparare la lezione. Ischia, Marche, Umbria, Sardegna, Sicilia …
Ora, per bocca del governatore Stefano Bonaccini, che sembra essere diventato la controfigura di Attilio Fontana quando parlava di tsunami per giustificare il fallimento della sanità territoriale lombarda messa a nudo dal covid, apprendiamo che anche le conseguenze delle politiche che hanno portato ad un consumo di suolo fuori controllo in periodo di cambiamenti climatici sono eventi imprevedibili come un terremoto. No caro governatore, i terremoti e le bombe d’acqua sono imprevedibili, ma gli effetti di politiche che non tengono conto della fragilità del nostro territorio li conosciamo benissimo!
Il day after ci ha regalato le solite accuse da parte del centrodestra al partito del no (che però non ha mai governato province e regioni), e la redenzione della neo segretaria del PD (ex vice di Bonaccini in Emilia Romagna), che, dopo aver dettato la linea al suo partito in Europa a favore dell’utilizzo dei fondi del Pnrr per nuove munizioni e materiale bellico, ha proposto di utilizzarli anche per il dissesto idrogeologico. Tanta grazia.
Chissà se anche la politica cremonese, a fronte dell’ennesima tragedia amplificata dallo sfruttamento del nostro territorio, avrà cambiato idea rispetto ad alcuni totem che da anni condizionano la nostra provincia. Partiamo da alcuni punti fermi. Secondo i dati Ispra, Cremona è la provincia Lombarda più esposta al pericolo allagamenti. La superficie cremonese a rischio allagamento è di 641,5 chilometri quadrati, ovvero il 36% dell’estensione complessiva di tutta la nostra provincia. Oltre 19mila persone vivono in aree ad elevato rischio alluvioni, dove insistono quasi 5000 edifici, 1300 imprese imprese e 34 beni culturali. I numeri ovviamente salgono se vengono inclusi gli scenari con probabilità media. Nel cassetto dei sogni (o degli incubi) della maggior parte degli esponenti politici locali c’è l’autostrada Cremona-Mantova, opera dal costo di quasi 1 miliardo e mezzo, scolpita anche nella pietra del Masterplan 3c.
Di quest’autostrada di 60 km se ne parla da una quindicina d’anni, ma l’ultima valutazione ambientale è del 2011, sulla base della convenzione approvata quattro anni prima. Questa la carta d’identità dell’opera: 4 svincoli con le autostrade A21 e A22, 122 bretelle di collegamento, 7 viadotti, 9 ponti, 2 gallerie, 5 autostazioni, 2 aree di sosta, 2 aree di servizio, 243 interferenze con la viabilità esistente, 400 interventi su corsi d’acqua, 100 aziende agricole cancellate per un totale di 16.500.000 m3 di inerti da reperire nelle campagne circostanti.
A farle compagnia il Tibre autostradale (in parte già realizzato in Emilia e sponsorizzato dalla giunta Bonaccini), altra opera mastodontica sia nei costi che nel consumo di terreno agricolo, sostenuta anche da una lettera controfirmata nel novembre 2021 dai presidenti delle province di Cremona, Mantova, Parma e Verona.
Sempre dal rapporto di ISPRA sul consumo di suolo, si apprende che il costo medio, sotto il profilo ecosistemico ed economico, per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato è di circa 100 mila euro/anno. Da un calcolo fatto dalle associazioni ambientaliste è stato possibile inoltre stimare, includendo anche il consumo di suolo anche degli annessi poli logistici, commerciali e industriali i danni potenziali. Con lo stesso orizzonte temporale (anno 2070) utilizzato nello studio di sostenibilità (?) dell’opera, i danni irreparabili dell’autostrada ammonterebbero a circa 7,5 miliardi di euro. Se a questo aggiungiamo anche il tratto lombardo del tanto agoniato completamento del Ti-Bre autostradale, questa cifra ammonterebbe a complessivi 13,7 miliardi di euro.
Senza invocare ipocritamente il PNRR, si potrebbe pensare di utilizzare i soldi risparmiati per la costruzione della nuova autostrada per ridurre i rischi idrogeologici della nostra provincia e per la riqualificare e mettere in sicurezza di ponte e strade già esistenti. O no?
Davanti a questi numeri, agli effetti dei cambiamenti climatici, i miliardi di danni e le decine di morti, le segreterie dei partiti cremonesi saranno in grado di rivedere le loro posizioni?
Cosa ne pensa l’associazione temporanea di scopo nata per promuovere il Masterplan 3c, di cui si è persa traccia ormai da mesi, ovvero dal giorno della sua costituzione?
Marco Degli Angeli
3 risposte
Completamente d’accordo. Se non blocchi la cementificazione del territorio, se non investi nella sicurezza idrogeologica del territorio con Piani preventivi, di fronte a nuove emergenze l’attuale classe dirigente sa versare solo lacrime di coccodrillo.
veramente il wwf mette sul banco degli imputati anche i governi Conte, e non mi risulta che il wwf sia di destra. Ovvio per me che l’autostrada è assolutamente inutile e gravemente devastante.
Insigni esponenti del PD cremonese, tempo fa, hanno definito l’autostrada per Mantova e il nuovo ospedale come bisogni assolutamente prioritari per Cremona. Mi chiedo se collegare la città ad altri centri in modo più ecologico con ferrovie moderne (e non antidiluviane) non porti a vantaggi quali minor inquinamento e contenimento del caro- vita.