Ma chi era Evariste Galois? Un genio matematico morto a vent’anni in duello, forse il più grande di tutti i tempi, considerata la giovanissima età della sua morte. Thomas Milian l’ha interpretato con enorme passionalità e bravura nella prima al Teatro Eliseo a Roma nel 1967 e il regista Ansano Giannarelli l’ha portato sul grande schermo nel film “ Non ho tempo” nel 1973. Famosa la frase “ non ho tempo” tra le ultime parole di Galois, poiché avendo perso tutta la sua difficile, nuova teoria matematica, deve ricostruirla la notte prima del duello, già più che convinto che tra poche ore, all’alba, morirà in un bosco nei dintorni di Parigi.
Galois era francese. Nato a Bourg-la-Reine il 25 ottobre 1811, morì a Parigi il 31 maggio 1832. Oggi è molto consistente la bibliografia scientifica, ma diciamo pure di un certo tipo di gossip mondano con eros in primo piano tra cinema e teatro di questo ragazzo finito tragicamente. Da vivo, anche se ha avuto vita breve, non ebbe alcun riscontro positivo pur essendo passati i suoi difficili elaborati nelle mani di qualche notevole matematico in grado di capirli. Quasi tutti sono andati smarriti.
Ragazzo difficile, ribelle, molto sensibile ma certamente turbato dal suicidio del padre, fu assoluto autodidatta. Forse gli capitò tra le mani un testo di d’Alambert, e così si innamorò dell’alta matematica, ma regolarmente si annoiava alle lezioni di mediocri docenti. La sua ammissione a qualunque tipo di scuola fu sempre problematica e a tale prerogativa non sfuggì nemmeno il famoso liceo, vanto di Parigi e oltre, il Louis-le-Grand dove la sua frequenza fu sempre tempestosa. Il cancellino della lavagna volava spesso contro il docente. Galois non sopportava le obiezioni di dimostrazioni incomplete e mancanti di passaggi necessari. E così partivano espulsioni a raffica. Uscito in qualche modo dal liceo, tentò due volte l’ammissione al Politecnico, ma venne sempre respinto proprio per la difficoltà di seguire le sue dimostrazioni veloci e incomplete di matematica.
Nel contempo qualche suo sventurato amico gli soffiò nella testa il fuoco sacro della ribellione politica contro il Re Borbone. La cometa di Napoleone era svanita da poco tempo ma il fascino della sua luce era ancora immenso e in un famoso pranzo di ferventi rivoluzionari, Galois non richiesto saltò sul tavolo e brindando ironicamente alla salute e gloria dei Borboni fece il gesto di brandire nell’aria un pugnale. Venne arrestato dalla polizia del Re, tenuto in prigione per qualche tempo, venne poi tirato fuori da estimatori della sua genialità matematica.
Tra una barricata e l’altra, sempre finite male, Galois porta avanti le soluzioni algebriche di equazioni infinitesimali, la dimostrazione assoluta che non si possono risolvere con i radicali equazioni oltre il quarto grado, problema irrisolto e vecchio di più di trecento anni, ma soprattutto elabora i famosi “Gruppi di Galois” che consistono nel definire un insieme di possibili permutazioni di elementi. Il manoscritto arriva a Poisson Simeon Denis, notevole matematico, allievo del ocnte Pierre Simon de Laplace, idolo di Napoleone, e vero capo di tutta la matematica francese, allora la più importante del mondo. Poisson la capisce poco, se ne lava le mani, e dice di averla passata al sommo Cauchy Augustin Louis che disse però di non averla mai ricevuta. Insomma il lavoro di una breve vita si è perso.
Galois avrebbe potuto potuto rivolgersi ad altri allievi di Laplace, Lalande, Legendre, Fourier, Carnot, certamente non a coloro che erano già passati sotto la ghigliottina del Terrore di Robespierre e cioè Condorcet, Lavoissier, Bailly e altri. Non lo fece , forse sapendo che più o meno erano stati tutti al soldo di Napoleone, ma poi subito riconvertiti ai Borboni e quindi a ciò era per lui disgustoso.
E veniamo alla tragica fine di questo ragazzo. Un amico gli fa credere che una bella fanciulla, Stphanie, sia interessata a conoscerlo, già invaghita dalla fama della sua genialità anche se per gran parte inespressa. In effetti tra i due cresce un notevole sentimento amoroso, ma quando Galois vorrebbe andare oltre, la ragazza lo respinge malamente con brutte parole e provoca una furiosa reazione dell’irruente Galois. Stephanie disse poi che se Galois non fosse stato così precipitoso avrebbe anche potuto concedergli di più. Però la ragazza era fidanzata con Pescheux d’Herbinville, un altro rivoluzionario, che lo sfida a duello. L’arma è la pistola e Galois non sa sparare mentre l’altro è noto per essere ottimo nella disciplina. Galois sa con certezza che morirà all’alba del giorno dopo ma accetta senza scuse.
La notte prima del duello è tragicamente magica. Galois deve riscrivere e sintetizzare tutte le sue teorie con o senza dimostrazioni logiche e passaggi necessari. Ecco il film “mi manca il tempo”- Infatti la teoria di Galois è somigliante a quella di Abel Niels Henrik (1812–1829) giovane e geniale matematico norvegese, praticamente coetaneo di Evariste, morto a 27 anni in totale miseria e quasi di fame. Galois riceve una pallottola nello stomaco che forse non era mortale, ma tutti i padrini presenti fuggono perché il duello era vietatissimo. Viene lasciato morente in un bosco della periferia di Parigi. Qualcuno riesce ad avvisare il fratello che disperato accorre. Le ultime parole del genio all’amato fratello Alfredo furono “ Non piangere, ho bisogno di tutto il mio coraggio per morire a vent’anni”. La pistola di Galois venne rinvenuta intatta. Il colpo era ancora in canna, Galois non aveva voluto o potuto sparare forse per dire a Stephanie che senza di lei non valeva la pena continuare a vivere ma che solo lei era stata la causa della sua morte.
Pietro De Franchi