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F1. Ferrari mai così male, ma la speranza è l’ultima a morire

1 Dicembre 2023

Per favore, non sparate sulla mia amatissima di Maranello, mettete dei ‘’fiori nei vostri cannoni’’. Ma come si fa a dire che a mezzogiorno è notte a meno che non siate, d’inverno, oltre il circolo polare artico? Tutto questo giro per tornare al succo del titolo. L’anno scorso almeno sognammo una Ferrari vincente, due vittorie e un secondo posto nelle prime tre gare sempre con Charles Leclerc ma poi finì male lo stesso. Quest’anno, era il 5 marzo, e al primo GP in Bahrain sul circuito del Sakhir, alle sette del mattino eravamo in 300, non giovani e forti ma pieni di speranza, con amici venuti da Cremona, Asti, Firenze e altre città, stipati dentro all’Auditorium Ferrari a Maranello, tutti più o meno sicuri che avremmo vinto e invece dopo due ore la sala si svuotò senza sentire un commento.

Essendo cambiato il maestro, si sperava che cambiasse la lezione. No, peggio ancora, perché il sogno morì subito all’alba e non era nemmeno ‘’alba  chiara’’ perché pioveva a dirotto.

Max Verstappen ha battuto tutti i record che peraltro erano già suoi dall’anno scorso: 19 vittorie su 22 GP, Perez 2, Sainz 1 a Singapore, quindi la Red Bull 21 vittorie su 22 gare, semplicemente mostruoso.

Macchina e Verstappen fuoriclasse, sì, non tanto per la velocità assoluta quanto per l’altissima regolarità.

Perez il secondo pilota della Red Bull, finito secondo anche nel Mondiale ma con metà punti rispetto alla prima guida: credetemi, le vetture sono identiche. Il che dimostra ancora una  volta che il pilota è fondamentale.

Date pure un violino Stradivari a un musicista mediocre e lui non saprà tirar fuori  dal silenzio dello strumento tutta la meraviglia che invece il grande virtuoso vi dona per il  vostro più nascosto piacere.

Che cosa voglio dire? La Red Bull, sede operativa in Inghilterra a Milton Keines, ha la fortuna di avere un grande fisico, buon matematico e normale ingegnere: Adrian Newei, nato a Stratford-upon-Avon dove nacque anche un certo William Shakespeare. Evidentemente aria e acqua buona per diventare dei geni. Ma non c’è solo il capo geniale. C’è anche Pierre Wache, ottimo secondo, e poi  Hannah Schmitz che dal muretto non sbaglia una che è una strategia. E finiamo col direttore sportivo, Christian Horner, il vero  conduttore di questa macchina infernale, sempre vincente.

Per la conclusione della prossima stagione di F1, saranno 24 GP, si arriverà vicino a Natele. Speriamo che non ci restino solo gli occhi per piangere ma la speranza sarà ancora l’ultima a morire.

Ci auguriamo solo che Red Bull e Max Verstappen non continuino a fare un altro sport.

 

Pietro De Franchi

ex Ferrari F1

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