Il romanzo Erosione di Lorenza Pieri è ambientato negli Stati Uniti, nel Maryland, a Cape Charles per la precisione. Si racconta di una famiglia di origine italiana, la famiglia Amenta, e di una casa costruita in bilico tra la forza distruttrice delle maree e quella dirompente degli estuari dei fiumi, in bilico tra il trasporto emotivo dei ricordi e l’inesorabile erosione dell’oceano. I personaggi ci portano dentro la casa sul mare e dentro le loro vite, ci fanno conoscere la loro infanzia, le loro storie d’amore e di sofferenza, spingono la anziana madre sulla sedia a rotelle, incapace di avanzare sulla sabbia della spiaggia e di muoversi fra ricordi che non possiede più. Una madre, Margaret, severa e ostinatamente presente nella vita dei figli, da cui Anna non si è mai sentita accettata, che ha spesso punito Bruno e che ha coccolato ad oltranza Geoff, da piccolo e da grande. Ci pensano Anna, Geoff e Bruno, tre fratelli così diversi fra loro per scelte, indole, carattere, a farci scoprire le radici italiane della famiglia, a descrivere con punti di vista diversi il nonno Giovanni, il suo status di migrante, orgoglioso delle sue radici, ma anche “vergognoso” della povertà: perché negli Usa essere poveri è vissuto come una colpa, motivo che ha sempre spinto il nonno a proteggerli.
Il tema della colpa e le radici cattoliche della famiglia ritornano di frequente nella narrazione, ci devono fare i conti tutti i protagonisti, è una sorta di filo rosso che, tra colpe da espiare e parabole bibliche, unisce esistenze tanto diverse. La vita ci regala tante prime volte – scrive l’autrice – che immortaliamo con foto e riti, cosa che non altrettanto càpita con le ultime volte, perché spesso non sappiamo che sarà l’ultima. Anna non ricorda quando è stata, ad esempio, l’ultima volta in cui i tre fratelli si sono stretti nell’abbraccio a granchio, emulando per gioco e per amore il movimento delle chele di quegli animali, tenendosi per le braccia con le dita strette a pinza. L’ultima volta nella casa delle vacanze è un flusso di ricordi e il rito ideato da Anna di riempire ciascuno una scatola di oggetti da portarsi via solo un pretesto. La villa era stata tenuta in piedi dopo i sempre più frequenti uragani (il tema dei cambiamenti climatici è a volte sotteso, altre esplicito, incombente), tre piani di casa arredata con mobili spaiati, desiderio di conservazione di antiche tradizioni famigliari, piastrelle colorate, suppellettili tipiche, oggetti da cucina provenienti dalla Sicilia capaci di impastare cannoli come nessun altro saprebbe fare. Ogni oggetto della casa in verità nasconde una storia da raccontare, priva di memoria come se appartenesse a qualcun altro, nessuna memorialistica stereotipata, nessuna retorica.
Nei ricordi di Anna e Geoff c’è dolore, introspezione, cruda analisi, nessun autocompiacimento. Bruno sembra non abbandonarsi mai alla nostalgia mentre gira per le stanze della casa registrando vocali da inviare all’amante, sembra cinico e distaccato, con quella sua cruda ironia da avvocato divorzista. Bruno non prende nulla di suo, ormai non è più il tempo, non si può più tornare indietro: quell’avverbio di tempo così intraducibile dall’italiano e così pregno di senso e di malinconia. Molto di quel senso ce lo trasmette la foto da piccoli di Anna, Geoff e Bruno: se ne ricava un’impressione di tristezza, un significante senza significato, perché ormai i tre fratelli sono altro.
Il finale sorprende e induce a pensare che se l’Alzheimer è il dolore di una non-esistenza, una morte prematura, la pazzia ci salva la vita, ci salva dall’essere inutilmente cattivi.
Alessandra Fiori
Erosione
Lorenza Pieri
edizioni e/o
16 euro
L’incontro con l’autrice, intervistata da Alessandra Fiori, si terrà giovedì 15 dicembre alle 21.15 all’Osteria del Fico, via Guido Grandi 12 a Cremona, in collaborazione con la rassegna Porte Aperte Festival e Libreria del Convegno.