E’ iniziata ieri mattina in tribunale di Brescia la prima udienza preliminare per il processo fanghi WTE, il procedimento penale a carico dei vertici aziendali dell’azienda con impianti a Quinzano, Calcinato e Calvisano, in provincia di Brescia, per lo smaltimento di decine di migliaia di tonnellate di fanghi di depurazione che sono stati sversati come “emmendanti” sui terreni agricoli di 7 province lombarde, tra cui quella di Cremona, e in altre tre regioni italiane tra gennaio 2018 e agosto 2019.
«Nessun Comune della nostra provincia e neppure la Provincia di Cremona erano presenti in tribunale a tutelare i cittadini – commenta Maria Grazia Bonfante -. I fanghi hanno contaminato per almeno vent’anni I campi dei Comuni di Formigara, Castelvisconti, Pieve D’Olmi, Pieve San Giacomo, Sospiro, Martignana di Po, Torricella de Pizzo, Castelleone, Gussola, Casalmorano, Piadena, Persico Dosimo, Derovere, Scandolara Ravara. Le accuse, per i coinvolti, tra persone fisiche e società, vanno dal traffico illecito di rifiuti alla gestione di rifiuti non autorizzata, fino al getto pericoloso di cose. Diversi consiglieri comunali della provincia di Cremona avevano inviato nel novembre 2021 una lettera ai sindaci dei Comuni coinvolti chiedendo di costituirsi parte civile. Nessuna risposta è pervenuta’.
Nel corso dell’udienza hanno depositato la richiesta di costituzione di parte civile, sulla quale si pronuncerà il giudice dell’udienza preliminare il prossimo 22 maggio, Legambiente Lombardia, Ambiente futuro Lombardia, la Lega per l’abolizione della caccia, il Comitato referendum per l’acqua, la Provincia e i Comuni. Grandi assenti, invece, Regione e Ministero».
«Legambiente da sempre si batte contro le ecomafie e la criminalità ambientale e anche in questo caso seguiremo il processo dando il nostro contributo affinché vengano accertate le responsabilità – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Il fenomeno dei grandi traffici di rifiuti organizzati dai colletti bianchi in Lombardia non sembra subire flessioni né battute d’arresto. A testimoniarlo ci sono le numerose operazioni di polizia realizzate con impegno e abnegazione da forze dell’ordine e magistratura, nonché i dati che Legambiente ogni anno raccoglie e mette a sistema attraverso i propri dossier e rapporti sull’argomento, dai quali emerge che negli ultimi 20 anni quasi il 25% di queste inchieste (131 su 546) ha visto il coinvolgimento di imprese, intermediari o soggetti residenti nella nostra regione».
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