Chiara Ferragni è stata iscritta nel registro degli indagati di Milano, con l’ipotesi di truffa aggravata, non solo per la vicenda del pandoro Pink Christmas della Balocco ma anche per quelle delle uova di Pasqua della Dolci Preziosi e per la bambola Trudi. “Una volta che il procuratore generale presso la Cassazione avrà individuato il pubblico ministero territorialmente competente, chiariremo al designato magistrato ogni aspetto delle tre vicende” essendo “totalmente certi della assoluta innocenza di Chiara e che detta innocenza emergerà dalle indagini che verranno condotte”, hanno fatto sapere in una nota gli avvocati di Chiara Ferragni, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana. “Siamo fiduciosi del futuro confronto con l’autorità giudiziaria – proseguono i legali – e auspichiamo che il clima mediatico che ha caratterizzato sino ad oggi la vicenda si rassereni”. Solo pochi giorni fa l’imprenditrice aveva rotto il silenzio sul caso Balocco con una nota: “In seguito a continue sollecitazioni ricevute da vari organi di informazione Chiara Ferragni, anche in qualità di amministratore delegato di TBS Crew Srl e di Fenice Srl, ribadisce che risponderà esclusivamente alle autorità competenti a cui conferma la propria fiducia ed è a loro disposizione per chiarire quanto accaduto”.
Tre episodi al vaglio e il nodo competenza per Balocco
La notizia emerge dall’atto con cui la Procura milanese giovedì scorso ha sollevato davanti al pg della Cassazione, che dovrà decidere a breve, il conflitto tra uffici del pm sulla competenza ad indagare per il caso del dolce natalizio della casa dolciaria in provincia di Cuneo. Tra i parametri per stabilire a chi spetta indagare sul caso Balocco ci sono il luogo dove si sono realizzati il presunto ingiusto profitto e il danno – che in questo caso è diffuso in tutta Italia – e come paletto residuale anche quale delle due Procure ha iscritto per prima gli indagati, ossia Chiara Ferragni e Alessandra Balocco. In provincia di Cuneo ha sede la Balocco, mentre a Milano le società dell’influencer. L’imprenditrice risponde quindi al momento di tre episodi con i legali rappresentanti delle società produttrici. Da quanto si è saputo, al momento non è ancora arrivato sul tavolo dei pm milanesi l’esposto annunciato da Codacons nei giorni scorsi e relativo alla campagna del 2020 per raccogliere fondi contro il covid attraverso una “capsule collection” a edizione limitata realizzata insieme a Oreo.