Condivido il punto di vista espresso di recente da Cristiano Zanetti, cremonese, medievalista di fama internazionale, attualmente a Londra, nominato in questi giorni docente all’università Ca’ Foscari di Venezia dopo avere insegnato due anni in una università californiana. Con lui ho fatto il calendario sul tempo (Torriani). In seguito Zanetti ha curato la mostra ‘Jannello Torriani’.
È un punto di vista chiaro, ma è difficile che emerga come spunto di riflessione a Cremona. Mi riferisco al trasferimento della Mostra del bovino da latte da Cremona a Montichiari. Da tutte le parti in causa, si sentono solo commenti a difesa incondizionata. Niente voci di rinnovamento, nessuna autocritica. Il problema non è nei bresciani che ci conquistano ma nei cremonesi che si lasciano conquistare. Questi personaggi si accorgono solo ora che è stato sfilato il malloppo sotto il loro naso? Dov’erano in tutti questi anni? Zolla dopo zolla il progetto prendeva corpo-
2 risposte
Caro Mino, ti ringrazio per la generosa descrizione che ti ha fatto esagerare le mie qualità (sono solo un umile ricercatore) e non docente… In più non sono esperto di allevamenti ed agricoltura. Mi sono permesso soltanto di condividere privatamente con te alcune considerazioni. Dato che mi hai citato pubblicamente, ne approfitto per chiarire il mio pensiero ed aggiungere un po’ di carne alla dura sintesi che hai praticato al mio pensiero. Dal mio punto di vista, il mondo agricolo cremonese ha due grandi fortune: una pianura fertile ed una grande tradizione. Questa si manifesta fisicamente nei grandi lavori di canalizzazione e nelle uniche strutture delle cascine cremonesi. Se si volesse fare di Cremona un’eccellenza nel lungo periodo, si dovrebbe forse investire nel recupero di queste meravigliose strutture che stanno letteralmente scomparendo sotto le forze dell’incuria e della cementificazione da centro commerciale. Perché non investire in un circuito di belle cascine da usare come palcoscenico d’eccellenza che ci invidierebbe il mondo intero? Forse il modello fieristico a mo’ di Ca’ de Somenzi è un futuro vecchio di cinquant’anni che bresciani e milanesi sono comunque più bravi di noi a fare, viste le dimensioni delle loro economie. Su un modello più nobile come quello delle cascine e del recupero di razze autoctone e di un’agricoltura e allevamento di qualità potremmo forse avere una chance di vittoria e innovazione. I brutti capannoni fieristici ce li hanno tutti, le cascine cremonesi non ce le ha nessuno, e fra poco non le avremo più neppure noi.
Ottimo intervento, anche perché è controcorrente. Le sue riflessioni si distinguono dalle sterili lamentazioni come pure dai poco realistici proclami di riscossa. Lei guarda molto avanti, e lo fa lanciando proposte originali e realizzabili, non campate in aria come molte di quelle che si sentono in questi giorni.