Dieci tappe, dieci quartieri della città, ognuno dei quali ha lasciato nella mente e nel cuore dell’autore un segno profondo. Roberto Fiorentini, giornalista partito dalle pagine della ‘ Vita Cattolica’ e approdato dopo molte e varie esperienze alla Regione Lombardia, dedica alla sua e nostra città un libro edito da Cremonalibri nel quale traspare l’amore e la nostalgia per i luoghi che ha vissuto intensamente, arricchendo il suo giro turistico di particolareggiati approfondimenti sia dal punto di vista storico che artistico. Un lavoro completo e sentito che riporta i cremonesi a orientarsi perfettamente nelle strade e tra i personaggi più particolari di Cremona. E’ come percorrere marciapiedi ed entrare nelle case, nei palazzi, nelle botteghe e negli esercizi commerciali che ancora resistono o che hanno lasciato il posto ad altre realtà. Si vive Cremona attraverso il racconto dello scrittore.
Si parte dall’incrocio ‘tra via Ettore Sacchi e via Gaetano Tibaldi, tra palazzi storici, antiche absidi, giardini e suoni di campane, da una Cremona minore, non banale però e ricca di tutto’. Si continua passando dalla piccola cappella tra via del Sale e via Giordano dal significato non solo religioso, ma anche civile, giungendo alla chiesa dedicata a S. Lucia, dove ‘ogni buon cremonese, da piccolo, è entrato almeno una volta per recitare una preghiera perché la martire fosse generosa nel portare i regali nella notte più lunga dell’anno’, con uno sguardo all’edificio che ospitava il cinema Padus dove per anni sono stati proiettati ‘film che facevano cultura’.
La terza tappa del viaggio in città si snoda lungo le antiche mura dove i monasteri furono trasformati in caserme. Si arriva alla contrada Cannone, via Bissolati, con le sue trattorie dalla cucina tipicamente padana per giungere alla chiesa di S. Bassano. In una stradina si incontra l’ultima abitazione del patrono della città, Omobono Tucenghi. Si torna nel cuore di Cremona in corso Garibaldi dove sorge la casa che fu di Antonio Stradivari, per arrivare in via Palestro, la strada delle scuole che termina con ‘la casa dei misteri’. Si passa davanti alla chiesa di S. Vincenzo e alla casa di Leonida Bissolati, il cui busto ‘meriterebbe ben altra cura e ben altra collocazione’. L’autore non dimentica di menzionare il bar Bonis e la trattoria La Piccola, luoghi che tutti i cremonesi conoscono.
La quinta tappa porta alla piazza che dal 1971 è dedicata a Giovanni XXIII, dove anticamente si svolgeva il mercato del vino e dove tra il ‘400 e il ‘500 sorgeva il lazzaretto; sulla piazza si affacciano il palazzo della Carità, e un lato della chiesa di S. Sepolcro. La attigua via Aselli negli ultimi anni si è trasformata in un vero e proprio quartiere dei liutai. In via Bardellona si trovavano case di tolleranza. A pochi metri di distanza il vecchio istituto di religiose, il Buon Pastore, aveva come missione proteggere e riabilitare donne dedite alla prostituzione. Nei racconti degli anziani, via Bardellona era una delle antiche vie in cui veniva esercitata l’arte più vecchia del mondo. In via Antica Porta Tintoria ecco il palazzo che ospitava l’orfanatrofio ora sede dell’Archivio di Stato.
La sesta tappa si snoda intorno al Vecchio Passeggio, ora viale Trento Trieste, con l’ex collegio maschile intitolato al vescovo Nicolò Sfondrati, poi papa Gregorio XIV, ora Casa dell’Accoglienza. Più all’interno ci si trova davanti al complesso monumentale della chiesa di S. Abbondio, una delle ‘Sette Chiese’ per importanza in città. Nel 1630 venne attribuita all’intercessione della Vergine Lauretana la grazia della cessazione del morbo della peste. La riflessione dell’autore con il parallelo alla situazione attuale: ‘Mai come in questi tempi, quella fede popolare e quella richiesta taumaturgica della divinità, si è fatta risentire in tutta la sua forza. Mi è capitato di entrare in quell’oscuro simbolo e luogo di preghiera. Ho rivisto volti di donne e uomini rivolgersi ancora a quell’immagine. così lontana dai nostri modelli, con la stessa disperazione e speranza dei progenitori del XVII secolo. La storia si ripete ancora drammaticamente uguale. A distanza di quattro secoli, sembra essere del tutto immutato. Stesso clima di sconforto e di tristezza che quella generazione visse, senza neppure l’aiuto di una scienza panacea alle improvvise asprezze e sorprese di questa vita terrena. Anche le lapidi sepolcrali incastonate nei muri ricordanti il suffragio alle anime del Purgatorio sono ritornate di una terribile attualità.’
La settima tappa di questo ‘viaggio sentimentale’ parte dall’incrocio di tra le vie Ceresole e San Giuseppe, cuore della città antica. Tra queste vie troviamo l’abitazione di Luigi Voghera, uno degli architetti che rivoluzionarono l’immagine di Cremona tra il Settecento e l’Ottocento. Tanti e importanti i suoi interventi su monumenti simbolo della città. Al termine di via San Giuseppe, sulla destra, si apriva una porta di piccole dimensioni. Da qui si accedeva a uno studio fotografico. Sicuramente il più famoso della città: quello della famiglia Fazioli. Nei pressi di via Decia un ricordo infantile: un laboratorio artigianale dove si produceva il torrone e sullo sfondo la chiesa di S. Michele.
L’ottava tappa si snoda tra le vie Bonomelli, un tempo via Prato, via S.Maria in Betlem, chiesa presente in una testimonianza del Campi, per arrivare in largo Manini, dove si svolgeva il mercato delle vacche e del bestiame. Qui viveva gente che si ammazzava di lavoro le cui famiglie numerose si riunivano nella comunità di S. Imerio. La figura di Isacco campeggia nella descrizione del quartiere. Si passa al quartiere successivo.
Nona Tappa. Si imbocca allora un’altra stradina dedicata a un santo martire, Erasmo. Un vescovo tutto di un pezzo nei confronti delle persecuzioni romane. Al termine di questo tratto di strada si imbocca via Palio dell’Oca. In una casetta rimasta pressoché intatta, viveva e lavorava forse l’unico vero peracottaio di Cremona. A proposito di forni e di cotture, a poche decine di metri da questo artigianale ‘laboratorio’, c’è via Platina, dedicata al primo scrittore ‘gastronomo’ della storia, Bartolomeo Sacchi detto appunto il Platina (1421-1481). Tornando sui propri passi, all’incrocio tra le vie Erasmo e Palio dell’Oca, si staglia la sagoma di un altro istituto religioso; conosciuto da tutti come ‘San Giuseppe’, per gli anziani l’ ‘Infanzia Abbandonata’. Siamo in piena via Altobello Melone. La strada si apre in un’altra piazzetta semi sconosciuta, dedicata a San Pantaleone, proprio come la parrocchia che qui un tempo sorgeva. Da qui si arriva in piazza Sant’Angelo. Il grande convento che esisteva è finito anch’esso in frantumi con la riforma urbanista che dalla fine degli anni Venti del Novecento ha colpito pesantemente tutto il centro storico della città. Siamo al Palazzo dell’Arte, ora Museo del Violino, che si affaccia su piazza Marconi, dove è stato ricavato il parcheggio sotterraneo in cui sorgeva una domus romana. Tutto intorno è un dedalo di piccole strade. I toponimi sono rimasti gli originali: via Bella Chioppella, via Bell’Aspa, via Bel Fuso, Bella Rocca. Gli storici indicano che qui, in una zona lambita dalle acque del fiume Po prosperava un’importante colonia di fabbricanti e di mercanti di tessuti. Nei laboratori si lavorava agli affreschi presenti nella chiesa di San Vitale, centro di questa tappa.
Ed eccoci alla decima e ultima tappa, nel cuore pulsante di Cremona: la Cattedrale, il palazzo Comunale, il Torrazzo, il Battistero e la grande Piazza del Comune. Protagonista di questo percorso è la piazzetta che affianca la grande basilica ora dedicata ad Antonio Maria Zaccaria. La casa chiamata appunto ‘La colombina’. Era una delle locande che, per tutto il XVIII e il XIX secolo, hanno ospitato personaggi illustri. Se ne ricordano tre: Wolfgang Amadeus Mozart, con il padre Leopold e Johannes Brahms. Adesso il piano terreno della ‘Colombina’ è occupato da due botteghe di liutai. Accanto a queste botteghe c’è una libreria dedicata ad un’altra delle glorie musicali della città: Amilcare Ponchielli. Nei tempi antichi questa piazzetta non era poi così secondaria. Nell’evo di mezzo qui si vendevano il pesce e il sale, alimenti fondamentali per la vita dell’epoca e prodotti che costituivano anche il reddito della popolazione. Qui era ubicata una delle due chiese esistenti prima dell’attuale Duomo.
Vittoriano Zanolli
2 risposte
Opportuno il lavoro di Roberto Fiorentini: speriamo che serva anch’esso a rendere consapevoli i cremonesi di quante memorie sia ricco il loro bistrattato centro storico della loro illustre città!
Gradevole e curato sotto ogni profilo questo volumetto che invita a scoprire e ri-scoprire la nostra cittá in un viaggio sorprendente.
Mi è piaciuto constatare che i luoghi per cui ho provato e provo maggior attrattiva sono quelli dal passato più sfaccettato.