La bocciatura del progetto dell’impianto di biogas e la contestuale notizia del proseguimento dell’attività del termovalorizzatore di Cremona oltre il 2029 certificano il fallimento della cosiddetta “partnership industriale” tra LGH S.p.A. e A2A S.p.A. inventata nel 2016 dai vertici del Partito Democratico regionale per giustificare la svendita del patrimonio dei cremonesi, avvenuto senza alcuna procedura ad evidenza pubblica, in palese violazione delle norme sulla concorrenza. In pratica, il valore della più importante azienda pubblica di Cremona e le condizioni della cessione di tutto il suo patrimonio, costituito in oltre un secolo di storia con i soldi dei cremonesi, sono stati stabiliti dall’acquirente attraverso una trattativa privata al ribasso, senza alcuna possibilità di comparazione con offerte di altri operatori.
Un percorso costellato da reiterate forzature amministrative, assunzioni di delibere di dubbia legittimità, accordi sottoscritti senza alcuna trasparenza e senza condivisione con il Consiglio comunale, che hanno costretto l’ANAC a contestare apertamente le modalità dell’operazione di vendita del pacchetto azionario di LGH con una delibera articolata, e la Corte dei conti ad aprire un’indagine.
Le Giunte comunali di Cremona si sono sempre dimostrate prone ai voleri dei vertici di A2A, abdicando al loro principale dovere di tutelare l’interesse pubblico. È avvenuto nella fase di cessione della proprietà di LGH e si è ripetuto nel gennaio 2021 in occasione della sottoscrizione da parte di Galimberti e di Virgilio del Memorandum del Cremona 20-30, nel quale si prospettavano investimenti in ambito energetico da parte di A2A per circa 150 milioni di euro: investimenti di cui oggi non esiste traccia. Nessun progetto depositato, nessun iter autorizzativo avviato.
Se oggi Cremona non subirà l’affronto della costruzione di un impianto di biometano in via San Rocco, in un’area oggettivamente inadeguata, non lo si deve certo alle posizioni assunte dalla precedente e dall’attuale Giunta (sostanzialmente sovrapponibili), ma al rigore e alla professionalità dei tecnici che hanno tenuto la schiena diritta, esprimendo pareri circostanziati e scrivendo, nero su bianco, tutte quelle criticità di natura ambientale, paesaggistica, idrogeologica, infrastrutturale e urbanistica che erano già emerse durante la prima fase istruttoria. Sono stati i tecnici della Provincia di Cremona, dell’ATS Valpadana, dell’Ufficio Strade e Urbanistica di Cremona che hanno tutelato i cittadini, traditi invece da chi avrebbe dovuto rappresentarli e che al contrario ha liquidato le critiche della popolazione, del comitato e delle forze politiche contrarie alla realizzazione dell’impianto come “battaglie di retroguardia”.
Che A2A confidasse in un esito diverso, forte del sostegno della maggioranza, è provato dal fatto che, in assenza di autorizzazione, ha provveduto ad acquistare l’area ove avrebbe dovuto essere realizzato l’impianto di biometano, e ha opzionato l’acquisto di una vasta area limitrofa che avrebbe dovuto ospitare un impianto per la produzione delle alghe. Quale altro operatore privato l’avrebbe fatto senza adeguate garanzie?
A distanza di 8 anni da quello sciagurato accordo politico, Cremona torna alla casella di partenza, come nel gioco dell’oca: con le tasche vuote e senza nessuna certezza.
Gli impianti energetici di Cremona (termovalorizzatore, teleriscaldamento, centrale a biomasse, centrale turbogas) sono di proprietà di A2A S.p.A. che ne dispone a suo piacimento. Il termovalorizzatore, indicato dal Sindaco attuale e dal suo predecessore come la principale fonte di inquinamento della città al punto da reiterare per 10 anni la promessa di spegnimento, continuerà a funzionare ben oltre il 2029. Non esiste alcun impegno formale di A2A S.p.A. ad investire sul nostro territorio i 150 milioni di euro indicati nel programma Cremona 20-30 che giace impolverato in qualche cassetto; il Comune non ha alcuna leva per poter trattare autorevolmente con A2A avendo una partecipazione del capitale sociale irrilevante. In estrema sintesi: “cornuti e mazziati”. A completare un quadro non certo incoraggiante, è giusto ricordare il tentativo del Comune di Cremona e di altri soci minori, miseramente fallito alla prova dei fatti, di esprimere un proprio rappresenta in seno al CdA di A2A: una figuraccia memorabile rimediata di fronte a tutto il mondo finanziario italiano e delle multiutility.
Forza Italia ha sempre espresso con chiarezza le proprie posizioni sia nelle sedi istituzionali sia pubblicamente, con diversi interventi, sollecitando un confronto alla luce del sole, confronto che le Giunte di Cremona hanno sempre rifiutato. Lo facciamo anche oggi di fronte ad una classe politica che si è dimostrata inadeguata a gestire partite complesse e che cerca di riconquistare la propria verginità attraverso riposizionamenti che utilizzano narrazioni tanto risibili quanto irreali, nel goffo tentativo di attribuirsi meriti chiaramente ascrivibili ad altri.
Crediamo sia improrogabile predisporre un vero piano energetico per Cremona e per il suo territorio, redatto secondo criteri scientifici da un soggetto indipendente e qualificato. Il Politecnico di Milano può rappresentare il partner ideale per affrontare questo delicato lavoro. Abbiamo proposto alle forze politiche del centrodestra di inserire questa idea all’interno dell’ordine del giorno depositato in questi giorni e siamo felici che sia diventata una proposta condivisa dall’intera coalizione.
Sarà il Consiglio comunale il terreno sul quale si misureranno le vere intenzioni delle forze politiche, a partire da quelle di maggioranza che portano la responsabilità politica di questo fallimento. C’è bisogno di un nuovo progetto, di maggiore serietà e maggiore trasparenza. La città ne ha bisogno e noi siamo pronti a dare il nostro contributo, ma per favore basta bugie.
Carlo Malvezzi
Federico Fasani