Confesso di non riuscire a comprendere l’attuale mobilitazione cremonese a favore dell’Area Donna. Certamente per limiti miei, pur se i dati ATS sostengono che a Cremona (non a Crema e non all’Oglio Po) si muore di più per tumore della mammella e che la percentuale di chi è sopravvissuto alla malattia non ha subito alcuna variazione nel corso degli anni.
Basterebbe forse questo dato a seminare qualche dubbio tra i/le partecipanti alla protesta in corso. Ma c’è di più: secondo i dati del ministero della Salute, a Cremona (non a Crema e non all’Oglio Po) la probabilità di dover essere sottoposti ad un secondo e terzo intervento chirurgico alla mammella è superiore alla media nazionale.
Se poi aggiungiamo che il numero delle visite di controllo effettuate non pare correlabile con la casistica trattata e che il numero delle prestazioni chirurgiche si è progressivamente ridotto, il confronto con altre Breast Unit regionali fornisce risultati che dovrebbero venire meglio analizzati.
Della certificazione Eusoma è già stato spiegato che si tratta di una procedura importante, ma che non riguarda minimamente l’esito, più o meno favorevole, dell’assistenza prestata. E’ su queste considerazioni che fatico a comprendere il dibattito in corso su Area Donna, una struttura che, alla luce dei fatti, presenta tutte le condizioni per indurre a più di una riflessione. Ma certamente mi sfugge qualcosa.
Oggi invece l’unica questione sul tappeto è il fatto che il direttore Giuseppe Rossi non è stato presente nell’arena di Sala Quadri, quasi che si trattasse di uno scontro tra gladiatori, con il pubblico ad acclamare un vincitore e condannare a morte lo sconfitto. Un pubblico in cui si sono distinti i parenti e gli amici del successore del dottor Alberto Bottini. Ma davvero è questo il problema della sanità cremonese?
In una realtà in cui mancano i medici di base, è assente qualsiasi intervento per migliorare la qualità dell’aria, dove la prevenzione, oggi definita ‘promozione della salute’, è impegnata a farci mangiare poco e male senza accorgersi che parte della città galleggia sul petrolio e respira polveri sottili, dove un ospedale scarseggia di medici e infermieri e quelli superstiti sono sfiancati dalla lotta contro il covid, una città in cui la divisione tra i partiti ed i cittadini è sinonimo di scarso peso nelle decisioni regionali, davvero il problema deve essere una riorganizzazione di uno dei reparti dell’ospedale che, dati alla mano, sembra averne bisogno? Qualcuno dovrebbe accorgersi che le proteste attuali stanno facendo solamente il gioco della sanità e della comunità mantovane, compatte ed unite come non mai per relegare le strutture sanitarie cremonesi al ruolo di satelliti. In questa situazione sarebbe invece necessario un momento di riflessione da parte di tutti per capire dove vogliamo che vada la sanità cremonese, sia quella del territorio che quella ospedaliera. Oggi è necessario far conoscere le eccellenze reali dell’ospedale di Cremona (ce ne sono parecchie), quelle che competono ad armi pari con strutture dai nomi altisonanti. Oggi è indispensabile che l’Ospedale riallacci i legami con i sindaci ed i rappresentanti del territorio: tutti insieme dovrebbero (devono?) chiarirsi le idee sul fatto che la salute è il nostro bene più prezioso e che l’obiettivo deve essere quello di tutelarla. E’ essenziale che vengano individuate le necessità del territorio, che sia condiviso un programma da sostenere compatti.
Oggi è auspicabile che i politici locali non si limitino a contare i ‘like’ ricevuti e seguire il vento come bandierine, ma trovino l’unità necessaria per difendere la sanità cremonese nelle sedi regionali. L’alternativa è quella di continuare a mostrarsi divisi e quindi abituarsi a subire le scelte dall’alto, con conseguenze non sempre in sintonia con le necessità dei cittadini. Purtroppo sembra che nessuno si renda conto che prima o poi in ospedale ci finiremo tutti ed è quindi nell’interesse di tutti dare una mano a salvare il nostro ospedale e la sanità del nostro territorio.
Pietro Cavalli
3 risposte
A rovinare la sanità Lombarda e più segnatamente quella Cremonese sono stati e continuano ad essere vili affaristi. Comunque bravo Pietro, sempre puntuale e lucido.
Finalmente! Grazie dr Cavalli !
Certo i problemi della sanità, non solo cremonese, sono tanti, ma quando quella merda lì (il tumore) la hai mangiata, è garantito che trovarsi un percorso organizzato già pronto che tu devi solo seguire senza preoccuparti d’altro (controlli, prenotazioni, ecc.) è tutta un’altra storia. Poi mi viene da dire, c’è già non bisogna fare altro che lasciarlo stare.